La Processione del Venerdì Santo nel Parco di Torre de’ Picenardi
Si chiamava... No, non voglio scrivere il nome di questa persona che rimane profondamente presente nei miei ricordi.
Lavorava duramente e da duro si atteggiava, ma lo era solo con le poche mucche che gli cacciavano la coda negli occhi mentre era intento a mungerle manualmente, come avveniva ancora in quegli anni per le piccole stalle, e lui doveva farlo regolarmente due volte al giorno: la prima di notte, il camion per la raccolta del latte passava molto presto il mattino, e l’altra nel pomeriggio.
E per una piccola azienda a coltivazione diretta, non esisteva riposo settimanale o periodo di ferie, ma solo lavoro costante: l’unico momento di pausa arrivava nel pomeriggio della domenica, dopo la mungitura, con qualche ora passata all’osteria.
Amava molto leggere ed ogni momento libero, anche mentre mangiava, era dedicato alla lettura di giornali e riviste che gli capitava di trovare; a quei tempi le donne di casa compravano, quando si recavano alla messa festiva, “Famiglia Cristiana” e lui non disdegnava di leggerlo, anche se le sue convinzioni lo portavano ad un anticlericalismo spinto.
In effetti, una volta che sono andato a trovarlo nella sua stanza disadorna, dove era costretto a letto ammalato, ho scoperto in terra, dal lato opposto al comodino, la raccolta del “Calendario del Popolo”, importante rivista della sinistra, che lui riceveva e leggeva regolarmente: credo fosse su quella che ha sempre formato le sue opinioni.
Da parte mia, adolescente con un po’ di presunzione, lo stuzzicavo facilmente sulla politica e sui preti, provocando la sua accesa reazione; per di più queste mie chiacchiere lo prendevano quasi sempre mentre stava mungendo, aggiungendo così al fastidio provocato dalle mucche, anche il mio.
Credo di essere responsabile di qualche bestemmia o imprecazione di troppo che gli sfuggiva in quei momenti, ma credo anche di essere stato l’unico incosciente che lo abbia affrontato senza temere le sue rea- zioni, permettendogli di utilizzare dialetticamente quanto appreso dalla sua rivista preferita.
Non frequentava la Chiesa e, quando doveva partecipare a un funerale, era tra quelli che rimanevano sul sagrato in attesa che uscisse il feretro, per accompagnarlo al cimitero: credo che l’unica volta che è entrato in chiesa da adulto, sia stata per il proprio funerale, ma in quel caso non poteva opporsi.
Ricordo però come ogni anno, in occasione della processione del Venerdì Santo, che allora si svolgeva lungo i viali del giardino del castello, mi colpissero i simboli del “Cammino della croce” che, attaccati a delle aste in legno, venivano portati dai bambini; ma ancora di più mi colpiva lui, che si accodava alla processione quando usciva dalla chiesa fino al suo rientro.
Oggi, a distanza di tanti anni, mi capita di trovarmi solo per una visita ai miei morti nel cimitero di Torre; mi soffermo anche davanti alla sua tomba e l’unica preghiera di cui son capace, è quella di ricordare al Padreterno le sue processioni del Venerdì Santo.
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