Parlar di calcio... e altro. Quando le partite si ascoltavano alla radio
Aveva circa vent’anni e veniva chiamato come arbitro per molte partite che la squadra del paese doveva disputare in una specie di campionato di calcio che non ho mai saputo come fosse organizzato: ricordo solo che, dai racconti sentiti in famiglia, provava un certo timore quando doveva dirigere lo scontro calcistico tra la squadra di Torre con quella di Gussola, occasione nella quale sembra che le botte fossero assicurate.
La maggior parte delle notizie su questo argomento le ho ottenute da mia madre che sembra si recasse ai margini del campo di calcio non per passione sportiva, ma unicamente per vedere quel giovanotto alto e robusto che riusciva, col suono di un fischietto, a far “rigare diritti” una ventina di scalmanati giocatori; e come succede nelle migliori storie, dopo un po’ di tempo è stato lui a recarsi dove poteva vedere lei.
La passione calcistica non ha più abbandonato mio padre e credo di avergli procurato un dispiacere, non appassionandomi mai come lui; eppure qualche volta riusciva a portarmi allo Zini per le partite della Cremonese, per il cui campionato lui ha sempre acquistato l’abbonamento, ma non vedeva in me lo stesso entusiasmo che altri mostravano o pronte reazioni alle varie fasi di gioco.
Arrivò poi l’epica trasmissione radiofonica “Tutto il calcio minuto per minuto” per la quale la domenica pomeriggio, quando la Cremonese non giocava in città, l’unica radio esistente in casa veniva da lui requisita per poter seguire il campionato attraverso i vari collegamenti dai principali campi sportivi e confrontare i risultati con quelli della sua schedina.
Così, a forza di sentirle, divennero familiari le voci dei vari Bortoluzzi, Provenzali, Martellini o Moretti, come quelle del duo Enrico Ameri e Sandro Ciotti, oppure quella del “figlio d’arte” Claudio Ferretti che ricordava a tutti i tifosi il padre Mario, voce che nella storia delle radiocronache calcistiche era stata alternativa a quella del mitico Nicolò Carosio.
Di quella trasmissione ricordo che mi fermavo sempre ad ascoltare la bella sigla musicale e le prime fasi dei collegamenti, prima di uscire per ritrovarmi con gli amici: ma anche con un ascolto così parziale, i nomi che ho citato si sono impressi indelebilmente nella mia memoria, anche se sono passati più di cinquant’anni da quei momenti.
Dopo qualche anno, un brutto giorno, mio padre si è ritrovato steso in un letto d’ospedale in una situazione di salute grave; ricordo che la domenica dopo il suo ricovero mi ha chiesto se me la sentivo di recarmi a vedere la Cremonese, così da potergli raccontare l’andamento della partita.
L’ho accontentato con molto calore e commozione interiore: credo che in quella occasione io sia stato partecipe di tutti i momenti del gioco, come in altri tempi lui avrebbe amato vedere.
Quella domenica la Cremonese ha vinto; tre giorni dopo mio padre ha perso la sua partita, ma l’ultimo sorriso che gli ho visto fare è stato per la vittoria della sua squadra del cuore.
Nella foto Ciotti e Ameri (da www.rai.it)
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