30 gennaio 2022

Quando Sanremo si ascoltava alla radio

Giorgio Bonali aveva ripreso questo "Baule dei ricordi" in vista del Festival di Sanremo che torna con l'edizione 2022, ricordando gli esordi della manifestazione.

 

Ricordo le prime edizioni degli anni ’50 quando il Festival si ascoltava alla radio, seguendo le canzoni su dei minuscoli librettini
che portavano in copertina il disegno a colori del Casinò di Sanremo e all'interno, uno per pagina, i testi con rigorose rime del tipo di “cuore-amore”. 

In quelle serate io e mia sorella, seduti vicino ad una gracchiante radio, seguivamo le esecuzioni, cercando di memorizzare in fretta alcuni ritornelli che il giorno successivo avremmo canticchiato a scuola, per fare bella figura con i compagni di classe; esprimevamo anche i voti, per vedere chi di noi due si sarebbe avvicinato di più al risultato finale. 

Erano gli anni 1951 e 1952. Poi arrivò il mitico Gelosino, il primo registratore a nastro economicamente accessibile, e la modulazione di frequenza nelle trasmissioni radio, progressi tecnologici che permisero miglior qualità e il ripetuto ascolto delle canzoni che volevamo ricordare. Quei Festival furono dominati da canzoni come “Grazie dei fior” e “Vola colomba” di Nilla Pizzi, oppure “Casetta in Canadà” o la mitica “Papaveri e papere”, brani che ancora all’inizio degli anni 2000, presso i più anziani mantengono il fascino del ricordo di un bella stagione della loro vita. Verso la fine degli anni ’50 ebbe inizio una rivoluzione nella canzone italiana, er la gioaia degli adolescenti, con il Modugno di “Nel blù dipinto di blù” vincitore del Festival, e la serie dei cantaurori : Gino Paoli, Endrigo, Gaber, Lauzi, De André, Bindi per arrivare a Celentano, tutti chiamati a partecipare con brani di minor successo rispetto a quelli per i quali erano diventati famosi. Ma sopra tutti, nella nostra sensibilità di giovani di allora, prevalse il feeling con il “ribelle” Luigi Tenco, che ci aveva conquistato con “Mi sono innamorato di te”; anche lui fu invitato a Sanremo per cantare la sua “Ciao amore, ciao”. A questo punto qualche cosa si spezzò: la notte tra il 27 ed il 28 gennaio 1967, mentre era in corso il Festival, Tenco si uccise con un colpo di pistola. 

Fu la sua vita a spezzarsi in maniera violenta, ma era anche un legame di molti della mia generazione che si rompeva. Da quel giorno cessarono gli ascolti regolari, con testi e matita per le votazioni: sembra che quella morte abbia segnato lo spartiacque fra la nostra giovinezza e la maturità. Vincitori di quel Festival furono gli inossidabili Claudio Villa e Iva Zanicchi!

Giorgio Bonali


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