Quando stavamo in un prato a vedere le stelle
Da ragazzo rimanevo sempre stupito e incantato dalle “stellate” estive in quelle serate d’inizio agosto, in prossimità del giorno dedicato a san Lorenzo, nelle quali si trovava il cielo sgombro d’umidità e si poteva ammirare la grande distesa di migliaia di stelle visibili nel vasto arco d’orizzonte delle nostre pianure.
Mi capitava di frequente quando a Torre, con l’amico Piero, uscivo per quelle battute combinate di pesca e di caccia alle rane, attrezzati di stivaloni e di lampade a carburo, lungo i canali d’irrigazione ancora ricchi di fauna ittica sana e di qualità, con anguille, tinche robuste e persino lucci. Il bottino risultava quasi sempre particolarmente ricco e per alcuni giorni serviva a procurare pesci e rane per tutti, amici, parenti e vicini di casa. Se la serata era di quelle limpide, adatte all’osservazione del cielo, mi capitava di fermarmi incantato dalla grandiosità dell’orizzonte stellato che si estendeva a 180 gradi non inquinato da alcuna fonte luminosa artificiale che ne coprisse la brillantezza. Così succedeva quando ci sedevamo a fare “filòos” sui muretti della santella dedicata al Cristo e l’unica luce che contrastava la vista delle stelle era quella delle tante lucciole che danzavano lungo le ripe dei fossi.
Ricordo anche una notte speciale durante la quale, dopo un mezzo uragano serale che aveva procurato una assenza totale di energia elettrica in mezza provincia, ritornò il sereno con un cielo particolarmente limpido e trasparente e mi trovai, a causa del mio lavoro, a percorrere in lungo e in largo il territorio come un navigante che può affidarsi solo alle stelle; in quella notte erano tantissime e illuminavano la pianura con il loro tenue chiarore, permettendo di orientarmi in un territorio che conoscevo bene ma che appariva completamente diverso, venendo a mancare delle luci artificiali come riferimento.
Oggi il sempre maggiore e diffuso utilizzo di impianti di illuminazione stradale, a volte esagerato o inutile, crea quel sipario luminoso che ci nasconde la vista delle “stellate”; recentemente mi è capitato nella lontana Normandia, in una limpida nottata d’agosto, di rimanere abbagliato da questo spettacolo della natura osservato dalla parte alta di un avvallamento con un grande spazio degradante verso il mare, non inquinato da velature luminose, che mi allargava un orizzonte forse superiore ai 180 gradi. Si è trattato di uno spettacolo indimenticabile nel quale ho coinvolto chi mi era vicino in quel momento, affinché potessero godere di una visione sempre più rara: e tutti, come in coro, ci siamo trovati a ricordare e ripetere, con Dante, “...e quindi uscimmo a riveder le stelle”.
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