13 febbraio 2022

Stupirsi nel riscoprire il valore delle cose

Transitando in una via del centro, sono rimasto sorpreso nel vedere un giovanotto che, dopo aver fermato bruscamente la sua splendida coupé carrozzata Bertone, scendeva, cellulare rigorosamente all’orecchio, chiudendo violentemente lo sportello della lucidissima fuoriserie con un calcio ben assestato. 

Mi son chiesto come fosse possibile tale indifferenza verso un prodotto così bello, di certo ricevuto in dono dai genitori; io e quelli della mia generazione trattavamo con molto più rispetto la nostra scalcinata bicicletta o, i più fortunati, il “Guzzino”, il “Galletto” e, le ragazze, “l'Aquilotto” o il “Velosolex”. 

E con quale stupore provavamo la prima automobile degli amici: normalmente una “Cinquecento”, una “Seicento” o la mitica “Millecento” per i più fortunati.
D’altra parte siamo stati l’ultima generazione cresciuta senza il telefono, che dovette tenere i contatti con amici e parenti scrivendo molto, o incontrandosi in “piazza” per programmare i dopocena o i fine settimana: come potremmo non stupirci e non essere impacciati oggi con i cellulari.
Prima ancora, da bambini, gioivamo nel ricevere qualche caramella; addirittura ricordo che in casa, a volte, si beveva il caffelatte senza zucchero per risparmiarlo – era razionato –, e far sì che nostra madre potesse prepararci un po’ di caramelline. 

Ricordo quando nel mio ufficio hanno comperato la prima calcolatrice che, con movimenti puramente meccanici, riusciva ad eseguire anche le radici quadrate; assieme ai colleghi la guardavo operare aspettando, dopo un lento sferragliare, di vederne stupito il risultato: oggi, con l'elettronica, tutto ciò rappresenta la preistoria.
E ancora la radio, la televisione, i personal computer, i DVD, i CD e tutta la tecnologia per registrare e riprodurre immagini e suoni: era impensabile quando scattavamo le nostre fotografie in bianco e nero, o ascoltavamo la musica registrata con difficoltà, da una radio gracchiante, usando il mitico “Gelosino” e l’alta fedeltà era inimmaginabile e la trovavamo solo andando direttamente a teatro.
Non sarà che oggi, con tante possibilità di accumulare bella musica registrata o immagini perfette, ci manchi poi il tempo per ascoltare e vedere? Avevamo poco, ma quel poco forse lo sapevamo godere tutto, caricandoci di una grande capacità di stupirci, che forse continuiamo a mantenere ... e soprattutto non davamo calci alla nostra bicicletta. 

Giorgio Bonali


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


Dimitri Musafia

15 febbraio 2022 07:04

Oggi per fotografare uso una digitale full-frame ultimo grido, oppure un telefonino quasi altrettanto sofisticato.
Ma mi divertivo molto di più con la mia prima fotocamera, una Contax anteguerra a telemetro con esposimetro separato. Inquadravi il soggetto, poi rilevavi la luce, giravi una ghiera sull'esposimetro, regolavi apertura e tempo di scatto, facevi collimare le due immagini nel mirino, poi finalmente scattavi. Tanto più complicato, ma in retrospettiva tanta più soddisfazione.