Un’estate da gustare alla mélunèera
Quand’ ero ragazzo le angurie si comperavano direttamente nei campi presso il produttore che le batteva per sentirne il suono e, se in amicizia, ti faceva il tassello per assaggiare se era buona, prima di portarla a casa.
E quell’anguria intera, era una festa per molti, dato che si preferiva dividerla con parenti ed amici, piuttosto che faticare a conservarla; non avevamo ancora i frigoriferi nelle case e le ghiacciae con il ghiaccio, erano rare e necessitavano comunque del rifornimento delle mezze “stecche” che si portavano a casa avvolte in un sacco di iuta grezza, comperandole alla ghiacciaia comunale o dal venditore che passava per le strade urlando : “ghiaccioo…”
Questa forzata ma naturale generosità, era reciproca e moltiplicava le occasioni di festa, con merende a base di una grossa fetta d’anguria e un paio di panini della forma di moda allora: le cosidette pistole o banane.
Ma la festa più grande arrivava quando, contati gli spiccioli che avevamo in tasca, inforcavamo la bicicletta ed in compagnia, di sera, andavamo direttamente alla poponaia, meglio detta in dialetto mélunèera, dove seduti
su delle rozze panche attorno a tavoli improvvisati e protetti dalle frasche che facevano da tetto, ordinavamo una fetta d’anguria “bella fresca”.
Il segreto della fetta fresca stava nella capacità del padròon dè la mélunèera di sfruttare le acque di irrigazione che solitamente correvano nei canali, sériòole, attorno al campo tenendo un certo numero di angurie per ore dentro l’acqua corrente, affinché fossero pronte da affettare per i clienti della sera. Quelle serate d’estate passate attorno ad un tavolaccio sotto il capanno del campo di angurie, anche se tornavamo a casa con un tal numero di punture di zanzara da sembrare ammalati di morbillo o scarlattina, restano nella mia memoria come momenti di estrema felicità.
Oggi esistono ancora i ripari dove fermarsi a mangiare la fetta rossa ; ma raramente sono presso il produttore e le angurie vengono rinfrescate con moderni sistemi di refrigerazione e, sul piano economico, non sono più una conquista particolare.
C’era un altro particolare importante da ricordare quando si capitava su di un’anguria molto dolce e croccante : bisognava conservare i semi da far essicare per tentare la semina l’anno successivo nell’orto, con la vana speranza che il risultato potesse raggiungere la qualità del frutto d’origine.
Ma per uno strano fattore genetico, o per incapacità di coltivazione, ogni anno ci si ritrovava con delle piccole angurie che sapevano di cetriolo e si ricorreva ai frutti acquistati alla mélunèera.
“E püür ghìvum tegnìit i àarmi bùuni” (Eppure avevamo tenuto semi buoni) si commentava con delusione tra gli anziani: noi ragazzi eravamo felici i poter inforcare la bicicletta, per mangiarne, in compagnia, una fetta rossa, croccante e bella fresca, in mezzo alla campagna, circondati da reggimenti di zanzare.
Sicuramente il mio amico Giovanni dirà, a questo punto, che dalle sue parti, nei paesi di confine del mantovano, le poponaie esistono ancora come una volta.
Purtroppo la nostalgia di un tempo che fu, può far ricordare a volte cose che non erano, ma anche far vedere cose che non sono.
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commenti
Jim Graziano Maglia
26 agosto 2022 14:13
Un racconto che avrebbe lasciato piacevolnente rapito anche Fellini, che di vicende e storie realisticte se ne intendeva.Grazie Giorgio che ti "rinnovi" anche da lassù con questi indelebili spaccati di vita! Che poesia in questi aridi giorni culturali tra un metanodotto e una bomba, ahimè.È il cuore a giovarne sia in chi li ha vissuti quelle serate "a la melunèra" ma un li legge per la prima volta.
Emozioni allo stato puro! Grazie Giorgio,e un attesa del tuo prossimo dono poetico tra lo sconfinato cosmo,un grosso grazie ed un altrettan-
to abbraccio.
michele de crecchio
31 ottobre 2022 11:44
La panca era disposta alquanto distante dal tavolaccio. Nello spazio intermedio, il commensale maschio teneva aperte le gambe e vi sputava i semi. Non ricordo come se la cavassero le femmine indossanti la gonna: forse sputavano di lato!