Venerdì 7 torna a Busseto la processione del Venerdì Santo
Venerdì sera, 7 aprile, torna a Busseto (Parma), terra di Verdi, la tradizionale processione del Venerdì santo. Appuntamento che, tra storia, fede e mistero, ancora una volta, porta con sé una vicenda, del tutto singolare, e misteriosa, che lega la terra del Cigno a Cremona. Uno dei tanti legami, del resto (mai sviluppati a sufficienza, nonostante i chiari benefici che potrebbero esserci per le due città) tra Busseto e Cremona. La Via Crucis, guidata dal parroco don Luigi Guglielmoni, venerdì sera inizierà alle 21 con partenza dalla collegiata di san Bartolomeo Apostolo. In processione sarà portato l’antico, venerato e misterioso simulacro del Cristo Morto che, da molti anni, è custodito nella vicina chiesa di santa Maria Annunziata. Si tratta del Cristo venuto dal Po, arrivato proprio da Cremona. Una statua in tutto e per tutto simile ad una figura umana, anche al tatto, visto che il materiale con cui è realizzato, il cuoio, sulle prime, può appunto far pensare ad un essere umano autentico. Quello che lo riguarda può essere definito un giallo storico. Una vicenda in cui, più che mai, storia e leggenda si fondono. Si dice che a farlo arrivare sulla sponda emiliana fu, nel XV secolo, una piena del Po. Il fiume impetuoso, stando sempre alle narrazioni che da tempo vengono tenute vive dalla memoria popolare, distrusse una chiesa cremonese, portandosi via, quindi, anche questa statua del Cristo Morto. La “corsa” sulle acque finì a Vidalenzo di Polesine, sulle rive del fiume naturalmente. Immediatamente la gente locale lo scambiò per un cadavere autentico. Una volta avvicinato ecco che la verità si materializzò: quello che era davanti a tutti era un simulacro, integro, del Salvatore rappresentato dopo la crocifissione. Subito divampò una diatriba, tra le opposte rive del Po, circa il luogo in cui il misterioso Cristo doveva essere portato. A dirimerla, stando sempre ai racconti che si tramandano, sarebbe stato un frate che consigliò di adagiare la statua su un carro trainato dai buoi. Dove questi si sarebbero fermati avrebbe quindi dovuto sorgere un luogo di culto. Se ciò fosse vero significherebbe, quindi, che i buoi, dopo aver compiuto una manciata di chilometri, si fermarono a Busseto, dove ora sorge la chiesa di Santa Maria Annunziata. Impressionanti sono anche i capelli e la barba del Cristo. Si tratta infatti di autentica capigliatura umana: quella che una donna donò, per grazia ricevuta, al Cristo stesso. La statua, alla quale i fedeli di Busseto sono estremamente legati e devoti, viene portata in processione, ogni anno, la sera del Venerdì Santo ed è anche al centro di un’altra storia ricca di fascino e mistero. Si dice infatti che, ormai molti anni fa, proprio dopo una processione del Venerdì Santo, fu lasciata in chiesa collegiata, la principale chiesa cittadina, senza essere riportata nella sua collocazione originaria. Il mattino seguente, l’incredibile sorpresa: il Cristo, infatti, non si trovava più in collegiata. Subito si pensò ad un furto e invece, poco dopo, fu ritrovato, di nuovo in Santa Maria Annunziata. Come ci arrivò se entrambe le chiese (collegiata e S.Maria) erano chiuse e non presentavano alcun segno di effrazione? In tanti, da allora, ritengono che, prodigiosamente si sia spostato, nel bel mezzo della notte, da una chiesa all’altra e che quindi voglia rimanere nell’edificio in cui da secoli è posto. Da evidenziare che, per la storica processione del Venerdì Santo, il maestro Giuseppe Verdi compose quattro “Notturni”: andati tutti persi. Dove si trovano? Sono andati persi per sempre o si trovano ancora celati in qualche “angolo” di Busseto e dintorni? Interrogativi che aumentano i misteri che accompagnano la storia di questo luogo. Venendo alla storia della chiesa di santa Maria Annunziata, questa fu edificata nel 1472 per disposizione dei fratelli Gian Lodovico e Pallavicino Pallavicino, unitamente ad un ospedale di cui per due secoli fece parte. Ospedale di cui, oggi, non resta di fatto alcuna traccia. Fra alterne vicende fu completata nel 1518 e, in quel medesimo anno vi fu istituita una confraternita detta di S.Maria o dei Battuti o Disciplinati – più tardi “del Confalone” – pio sodalizio eretto da papa Leone X con breve 11 aprile 1518 e dotato da Sisto V nel 1596 e da Paolo V nel 1607, di indulgenze. Oltre alla divulgazione del culto mariano, la confraternita aveva il compito di amministrare i beni dell’ospedale, prendendosi cura del miglior funzionamento dell’Ente, di distribuire elemosine e di sostenere economicamente nubende povere. La chiesa, nel XVII secolo smise di far parte dell’ospedale, che fu trasferito nella nuova sede, nel centro cittadino. Fu quindi ampliata nel 1595 per iniziativa e a spese del giureconsulto Pietro Pettorelli e ricostruita ex novo nel 1804 dalla confraternita che l’aveva in uso, su progetto del bussetano Giuseppe Cavalli che si occupò anche delle decorazioni a stucco. Al suo interno conserva diverse opere d’arte, su tutte la pala dell’altare maggiore, l’ “Annunciazione” del cremonese Vincenzo Campi (Cremona 1536-1591, fratello di Antonio e Giulio Campi). In questo dipinto tutta la scena si svolge all’aperto, presso una colonna in parte coperta da una tenda accanto alla quale si trova l’inginocchiatoio di Maria, su cui sono posati un libro e un vaso di fiori. La Vergine panneggiata in veste rosa e manto bianco, riceve l’annuncio da un angelo, che le sta di fronte genuflesso con un giglio in mano e l’indice teso verso l’alto. Inoltre, sul capo della Vergine stessa aleggia la Colomba, simbolo di pace, mentre più sopra appare l’Eterno benedicente tra una gloria di cherubini. Le figure compaiono immerse in una calma sovrumana in cui è tutta l’augusta solennità dell’avvenimento. L’opera reca sul fondo il nome dell’autore, Vincenzo Campi appunto, e la data 1581. Nella chiesa, luogo in cui, il 31 gennaio 1805, si unirono in matrimonio Carlo Verdi e Luigia Uttini, i genitori del sommo musicista e compositore Giuseppe Verdi, si trovano anche opere pittoriche del bussetano Pietro Balestra. Una rappresenta l’Apparizione di Cristo alla Maddalena, che giace genuflessa ai piedi di Gesù, il quale, presso il sepolcro scoperchiato e vuoto custodito da angeli, appare nelle vesti del giardiniere, con la vanga tra le mani e il capo aureolato e circondato di cherubi. Un’altra raffigura invece le Marie al sepolcro: sono in tutto quattro e incedono da sinistra verso il sepolcro, un sarcofago scoperchiato e vuoto posto all’ingresso di una grotta, cui fa da custode un angelo. Lo sfondo è di paesaggio; adagiata a terra, immersa in meditazione, giace la Maddalena.
Tornando al misterioso simulacro del Cristo morto, è normale chiedersi da quale chiesa cremonese possa essere arrivato. Domanda alla quale è chiaramente difficile dare una risposta dal momento che non esistono documentazioni storiche, ed inequivocabili, a riguardo. E’ noto che, nel corso dei secoli, con le sue piene, il Grande fiume si portò via interi centri abitati ed anche parecchie chiese tra cremonese, piacentino e parmense. Sulle prime verrebbe da ipotizzare la vecchia chiesa di Brancere, ma l’ipotesi è da scartare visto che questa venne definitivamente distrutta nel 1801, e il Cristo venuto dal Po arrivò invece quattro secoli prima. Inoltre la statua fu trovata a Vidalenzo, più a monte rispetto a Brancere ed è ovvio che nessun oggetto può risalire le acque contro corrente. Resta dunque il mistero sull’originaria collocazione di questo straordinario simulacro che, tra fede, storia e mistero, continua a legare in modo significativo Busseto e Cremona. Con la speranza, chissà, che i rapporti di collaborazione tra le due città, con i fatti e non con le parole, possano essere intensificati, a beneficio di entrambi i centri.
Eremita del Po
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