26 dicembre 2024

"L'odio non galleggia", l'ultimo romanzo dell'autore cremonese Nicola Lupi: le acque del Lago d'Iseo si tingono di mistero. Dove può arrivare la follia di una donna?

Un maresciallo in vacanza, un killer in agguato, una ‘Femme fatale’ e un mistero che affonda le sue radici tra le acque del lago d’Iseo. Il maresciallo Mancino riuscirà a smascherare il vero colpevole e scoprire la verità prima che sia troppo tardi? Ed a che prezzo?”.

È da poco uscito in libreria, ed è disponibile anche in formato ebook, il nuovo romanzo dell’autore cremonese Nicola Lupi, “L’odio non galleggia”, edito da BookRoad. La passione per la scrittura, a volte, si insinua nelle pieghe della vita, cogliendoti alla sprovvista. È proprio ciò che è accaduto a un ingegnere meccanico di Robecco d’Oglio, appassionato di montagna, istruttore di sci-alpinismo e di atletica leggera.

Da un lungo soggiorno in Inghilterra nasce un manoscritto che Nicola Lupi ha conservato per anni nel ‘cassetto dei sogni’, senza mai dimenticarlo. Nel 2020 quel manoscritto si è concretizzato nel suo esordio letterario: il thriller fantascientifico “Ricordi di un omicidio” (ed. BookRoad). Un titolo che, nel suo piccolo, ha riscosso un buon successo e suscitato molta curiosità.

Successivamente, a dimostrazione di uno dei suoi pregi – oltre alla creatività, l’originalità – Lupi ha pubblicato la favola illustrata Nebù non ha paura (ed. BookRoad). Il passo successivo è stato un giallo, la cui trama si intreccia con una leggenda legata alla terra d’origine dell’autore, “Il mistero della Contessa Manna” (ed. BookRoad). Successivamente, Lupi è tornato al thriller fantascientifico con un romanzo ambientato in un ipotetico 2034, in cui la Terra è al collasso climatico e un nuovo “ordine mondiale” si prepara a prendere il sopravvento.

Tornando all’ultimo lavoro di Lupi, “L’odio non galleggia” è il sequel de Il mistero della Contessa Manna e vede protagonista il maresciallo Antonio Mancino, un siciliano tutto d’un pezzo, trasferito per dirigere la caserma dei Carabinieri di Robecco d’Oglio. Qui si ritrova subito alle prese con un misterioso delitto.

Dopo il burrascoso finale del primo caso, Mancino decide di salire sulla sua Vespa gialla e prendersi una vacanza sulle rive del lago d’Iseo, dove lo attende il comandante della caserma, nonché commilitone di leva, Giordano Invernizzi. Il periodo è quello dell’opera di land art ‘The Floating Piers’, un’installazione degli artisti Christo e Jeanne-Claude, costituita da una rete di pontili galleggianti posati sul lago d’Iseo tra Sulzano, Montisola e l’isola di San Paolo, e aperta al pubblico dal 18 giugno al 3 luglio 2016. Un evento che ha attirato oltre 100.000 visitatori e ha rappresentato un grande successo, se non fosse per il corpo di un pescatore-poeta trovato annegato nei pressi della struttura del pontile galleggiante.

Per l’integerrimo maresciallo Mancino, il passo da una vacanza a un’indagine è tanto breve quanto inevitabile. Ma i guai sono dietro l’angolo.

D-Ciao Nicola, si dice che di questi tempi siano più gli aspiranti scrittori che i libri venduti, ma a giudicare da quanto prodotto in questi 4 anni dopo il tuo esordio, è possibile affermare, che la passione per la scrittura ha base solide e prolifiche.

N-“Un bilancio positivo, sicuramente sopra le aspettative. Non mi aspettavo un percorso così lungo e impegnativo, farsi conoscere in ambito letterario non è facile, sono al sesto volume in libreria, ma il fatto di tornare con questo ‘sequel’ significa che le storie che scrivo raggiungono l'obiettivo per me più importante: trasmettere emozioni, fare sì che i lettori si affezionino ai miei personaggi. Scrivere è ogni volta una sfida, quando il pubblico mi dice di apprezzare ciò che ho creato è una grande soddisfazione”.

D- Per un padre di famiglia con tre figli ed un lavoro di responsabilità in una grande acciaieria, cosa comporta doversi ritagliare tempo per scrivere?

R-“Me lo chiedono in tanti. Dove trovi il tempo? Semplice: non guardo la TV e ho una ‘santa moglie’ che si occupa dell'organizzazione familiare. La verità è che la scrittura è un processo lungo e laborioso. Oltre a una famiglia ho anche un lavoro impegnativo, ma quando riesco a non essere troppo stanco, di solito dopo che i bambini si addormentano, mi metto al lavoro. Non vivendo di scrittura, ho la fortuna di non avere scadenze e di avere molti aiuti nelle fasi di ricerca e di raccolta del materiale che altrimenti richiederebbero troppo tempo. Per scrivere un libro normalmente impiego più due anni, a piccoli passi, mettendo passione in ogni pagina. Cerco sempre di dare il massimo in quello che faccio. Diciamo che famiglia e lavoro hanno la priorità e quindi sono costretto a trascurare un po' ciò che per un autore è fondamentale, cioè la promozione dei suoi libri attraverso le fiere del settore ed in libreria”.

D- ‘Ricordi di un omicidio’ e ‘il codice Genesi’, rispetto alla saga del maresciallo Mancino, sono due romanzi originali ed avvincenti, che seguono il filone thriller fantascientifico. Eppure c’è una cosa che lega tutti i tuoi romanzi: la storia, la ricerca ed un accurato studio.

R-“Come dicevo ho un grande aiuto dalle ricerche fatte da mio padre negli anni. È un metalmeccanico in pensione, ma anche grande appassionato di storia, soprattutto locale e ha messo a mia disposizione il suo materiale. Adesso non sta bene, ma riesco ancora a strappargli un sorriso quando gli porto un nuovo manoscritto. La mia scrittura si nutre principalmente di curiosità. Come dico sempre ai lettori che mi riconoscono di non annoiarsi con i miei libri, rispetto ad altri, rispondo che io mi annoio molto facilmente e cerco di creare qualcosa che continui a stimolare il lettore. Per farlo cerco di indagare negli aspetti della vita che più mi incuriosiscono e di fare dei collegamenti nuovi. Questo succede sia nei thriller fantascientifici che nei gialli ambientati sul territorio dove ho le mie radici o fin dove si possono espandere per mezzo della ricerca e dei legami".

D- Veniamo al tuo ultimo romanzo. Perché proprio il lago d’Iseo con ‘The Floating Piers’ sullo sfondo?

R- “Con la serie di Mancino sto cercando di mettere in luce la bellezza della nostra regione, le sue ricchezze storiche, artistiche, paesaggistiche e soprattutto le tradizioni popolari. I ‘Floating Piers’ sono stati un evento che ha posto la nostra regione al centro della scena artistica del nostro paese per un periodo molto breve e intenso. Gli equilibri sono stati spostati violentemente per l'enorme quantità di pubblico e per l'eccezionalità dell'evento. Perciò mi è sembrato un buon momento per mettere in scena una vicenda poliziesca e per capire come una comunità di provincia possa reagire a un evento sconvolgente. È stata anche l'occasione per mettere l'accento sul contrasto tra le tradizioni e la modernità”.

D- il maresciallo Mancino, per i valori e l’integrità con cui svolge il suo lavoro è un degno rappresentante dell’Arma, ma è anche un rappresentante indiscusso ed apprezzato della bellezza mediterranea. Ne esce una figura che piace alle donne, anche a quelle pericolose. Quali sono quegli ingredienti che un personaggio femminile, riesce a darti rispetto ad uno maschile.

R-“Beh, sono le donne a muovere i fili di tutto no? Scherzi a parte i miei personaggi femminili sono complessi, ricchi di sfaccettature. Nelle mie storie, come nella vita, sono le donne ad avere le idee chiare, a indirizzare il percorso dei protagonisti maschili e spesso a risolvere la situazione. Basti pensare a Maggy Lovelace in ‘Ricordi di un omicidio’, Sonya Klum ne ‘Il codice Genesi’, sono donne che legano tra loro gli altri personaggi, donne molto intelligenti e capaci di azioni di grande coraggio”.

D-Allora parliamo di Gianna ed Elena, due donne che, per diversi motivi e legami, hanno un ruolo importante in questo tuo romanzo.

R-“Elena non fa eccezione a quanto appena detto, è grazie a lei che il nostro maresciallo decide di allontanarsi dalla sua amata caserma di Robecco. Gianna invece rappresenta la ‘femme fatale’, la donna capace di fare cadere ai suoi piedi qualunque uomo, maresciallo compreso. Lei vive del piacere della conquista mentre Elena è la donna che sceglie la famiglia e che Mancino vorrebbe riconquistare, sono due figure antitetiche, che si incrociano in un passaggio chiave, che non posso svelare”.

D- Seguo la traccia che mi hai appena dato e ti chiedo se ai mai pensato di scrivere un romanzo o un racconto, con protagonista un personaggio di genere femminile?

R-“Sì, ho steso la trama e iniziato due romanzi con protagonista donna. Uno di fantascienza e uno romantico, un po' fuori dal mio genere, l'ho pensato per accontentare mia moglie ma la trama è molto originale. Vedremo se arriveranno in libreria”.

D-Come nel precedente romanzo, oltre ai legami sociali e territoriali legati alle tue radici, è ancora una leggenda a sostenere la storia.

R-“Certo, le leggende sono interessanti perché hanno spesso origini oscure e per questo mi piace associarle al genere del giallo, inoltre mi incuriosisce molto scoprire quale legame hanno con il nostro territorio e perché non si dissolvono nel tempo. Nella nostra epoca globalizzata penso sia un nobile intento mantenerle vive e riportarle nero su bianco. Le ricerche sono fatte spesso sul posto, parlando con le persone e questo offre sempre molti nuovi spunti. Nel ‘Mistero della contessa Manna’ sono emersi elementi davvero entusiasmanti, libri e ritratti sepolti da cent'anni. Direi che è la parte più bella della scrittura”.

D- Al cospetto delle feste natalizie ed in turbinio di regali di ogni tipo, quale potrebbe essere un motivo, che ci possa spingere ad entrare in una libreria per scegliere un libro come regalo.

R-“Regalare un libro è regalare una forma di totale evasione, un magico mezzo per dimenticare i problemi e le preoccupazioni. È un regalo che non scade e che può essere passato a chi si vuole bene. Quando finisco un libro che mi è piaciuto non vedo l'ora di passarlo e consigliarlo. E so che questo viene fatto anche con i miei”.

D- Tra i tanti che trattano il genere giallo/thriller, c’è un autore che ti appassiona o ti ispira in modo particolare?

R-“Direi Glenn Cooper a cui ho mandato il mio libro di esordio e con cui ho avuto la fortuna di intrattenere una corrispondenza. Con lui condivido la tecnica di commistione tra realtà e finzione letteraria. Un amico critico, Claudio Ardigò, ha paragonato il mio lavoro a quello di Ken Follett, poi mi piace molto esplorare, cambiare. In questo momento sto riscoprendo Hemingway e leggendo molti autori italiani. Credo che ce ne siano di davvero bravi, non necessariamente quelli in testa alle classifiche, e credo che questi spesso non abbiano il risalto che meritano”.

D- Nel tuo piccolo, le tue opere dal racconto, alla favola, fino al romanzo, hanno ricevuto molte menzioni e premi in molti concorsi lungo lo ‘stivale italico’. C’è ne è uno di cui vai particolarmente fiero?

R-“L'ultimo, la vittoria del concorso letterario in memoria di Pietro Mennea con il mio romanzo inedito "Gerry Pine la voce della vittoria". Per riceverlo sono stato a Salerno con tutta la famiglia e poi sono rimasto in contatto con la moglie del mitico Pietro, Manuela Olivieri, che mi ha invitato a Roma e scriverà la prefazione del libro. Però ogni premio è stato di enorme soddisfazione, come il ‘Premio Nabokov’ a Lecce per la favola di Nebú oppure ‘Ceresio in Giallo ‘ per "Il mistero della contessa Manna", con i membri dell'Accademia della Crusca in giuria e molti protagonisti del panorama letterario italiano come concorrenti. Sono davvero felice di poter dire che ogni mia opera fino ad oggi è stata insignita di almeno un riconoscimento”.

D- Cosa rappresenta per te la scrittura ed a chi affidi la bozza per una ‘prima lettura’?

R-“La scrittura per me rappresenta un mezzo per realizzare i sogni. Ogni romanzo è come la costruzione di un ponte fatto di parole tra me e i miei lettori. Ogni idea, ogni trama, ogni personaggio, ogni frase si incastrano insieme come in un puzzle. La soddisfazione è immensa quando tutto si intreccia in modo armonico ed è bellissimo vedere l'espressione stupita dei miei cari che sono anche i miei primi lettori. La prima bozza va sempre a mia moglie che è una bravissima editor ed è molto critica. Perciò passato il suo vaglio, la strada è in discesa. Purtroppo lei accetta solo storie a lieto fine e questo può essere un piccolo ostacolo per chi scrive thriller e gialli. Il percorso per arrivare alla pubblicazione è davvero lungo e laborioso, per fortuna ad aiutarmi ho un piccolo team che chi legge i ringraziamenti alla fine del libro conosce già bene: Elsa Marocco, Claudio Ardigò, Simonetta Ferrara e la mia editor Anna Scopano”.

D- Nella stesura dei tuoi lavori, c’è più metodo e creatività?

R-“Sicuramente creatività. Ciò che rende un libro interessante è la sua originalità. La parte puramente creativa mi appassiona al punto che niente mi deve distrarre. Riesco a concentrarmi solo alla scrivania nel mio salotto, la libero dai giochi dei bambini e metto i tappi nelle orecchie per isolarmi da ciò che mi circonda. Poi il metodo arriva con l'esperienza e fa risparmiare tempo e fatica nelle fasi successive di editing e correzione”.

D- Chiudo con la domanda di rito: cosa ‘bolle in pentola’ nell’immediato?

R- “Come detto prima, ho un inedito a tema sportivo pronto per la pubblicazione, poi a inizio anno uscirà una raccolta di ‘racconti futurealistici’ dal titolo "Un mondo senza" contenente un mio racconto e con nobili finalità benefiche. Inoltre, a cinque anni dall'uscita di "Ricordi di un omicidio" voglio pubblicare il suo sequel che ho concluso da poco. In molti lo chiedevano. In queste vacanze lo rileggerò poi andrà nelle mani di mia moglie... Incrociamo le dita!”.

Per qualsiasi informazione sull’autore e sulle sue opere, è possibile consultare il sito https://nicolalupi.com, la pagina Facebook o il sito https://www.bookroad.it.

Daniele Gazzaniga


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