Nel 2022 Cremona ricordi Marc'Antonio Ingegneri, maestro di Monteverdi
A volte i posteri cremonesi sono distratti e si perdono personaggi, date e anniversari importanti per la vita di questa città. Speriamo che nel 2022 non smarriscano di ricordare i 430 anni dalla morte di Marc’Antonio Ingegneri: musicista superbo della seconda metà del Cinquecento che si spense in città il 1 luglio del 1592. Ingegneri non è un Carneade qualunque. Fu maestro ‘sommo’ di Claudio Monteverdi. E fu talmente caro all’inventore di’’Orfeo’, che nei frontespizi delle sue prime cinque stampe volle far scrivere: "discepolo del signor Ingegneri". Un riconoscimento non solo per una banale procedura anagrafica, ma un vero attestato di riconoscenza artistica e didattica. Nato a Verona nel 1536, Ingegneri, dopo varie esperienze artistiche nel Nord Italia, approdò sotto il Torrazzo. Cantore e musico nella chiesa di Sant’Abbondio, la stessa dove fu battezzato Monteverdi, esercitò il prestigioso ruolo di maestro di Cappella della Cattedrale per oltre 20 anni. Fedelissimo attuatore della riforma tridentina voluta dal vescovo Niccolò Sfondrati , poi papa Gregorio XIV, gli fu amico e consigliere e gli dedicò tre dei suoi ultimi cinque libri di musica sacra. Ma con grande intelligenza sociale non si appiattì solo sulla musica sacra. Proseguì senza sosta la sua attività di compositore di musica profana con la pubblicazione di decine e decine di pezzi madrigalistici. Un vero vulcano della polifonia tardo rinascimentale di altissima qualità. Purtroppo di lui oltre la sua musica non è rimasto altro. A partire dalle immagini del suo volto per proseguire con il suo sepolcro inghiottito nella chiesa di San Bartolomeo sepolta, a sua volta, sotto quell’inguardabile palazzo che ospita l’Agenzia delle Entrate in corso Vittorio Emanuele. Vittima questa chiesa, come tante altre, del terribile furore architettonico/politico del regime fascista. I soliti posteri cremonesi riuscirono fino ad ora a dedicargli quel budello di strada che porta da via Cesare Battisti a Piazza Roma. Un po’ poco. Troppo poco. Per il resto in età contemporanea mi piace citare l’opera meritoria di Mons. Don Dante Caifa che riportò alla luce gli splendidi e drammatici ‘Responsori’ per la ‘Settimana Santa’: colmi di poesia e di dramma per la morte del Salvatore. Numerosi e ineccepibili scientificamente gli studi e la pubblicazione di opere da parte di docenti della Facoltà di Musicologia di Cremona. Saggi che dovrebbero essere divulgati con maggior forza e con una comunicazione accessibile per tutti. Molte volte, si è arrivati al colmo, di ascoltare le sue musiche da complessi stranieri ospiti di rassegne musicali estive. Loro felici di riportare quelle melodie nella cattedrale in cui nacquero, cremonesi straniti davanti a quel nome che a loro diceva ben poco o quasi. Ecco speriamo che questo 2022 porti anche un po’ di luce nuovo su questo incredibile personaggio della città di Cremona.
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