16 marzo 2021

Gabriele Moroni, quelle voci dalla zona rossa

"Le strade di Codogno sono già semi-deserte. L'invito a restare il più possibile a casa è già stato diramato. Gli studenti sono già stati fatti tornare alle loro abitazioni velocemente ... Sono le 14.15 di venerdì 21 febbraio e le auto della polizia locale stanno passando per tutte le vie. In mano gli agenti hanno l'ordinanza con cui si dispone la chiusura di bar, locali, negozi, centri sportivi e ricreativi, oratori, banche e uffici postali ... I volti sono tirati, la paura e lo smarrimento si toccano con mano. Qui, dopo che la sera in ospedale è stato identificato un caso di Coronavirus in un uomo di 38 anni, inizia una pagina che nei libri di storia rimarrà per sempre. Noi che lo stiamo vivendo non sappiamo ancora tutto quello che succederà dopo e quanto sarà sconvolgente ...". E' l'inizio di un dramma epocale. Sono anche le prime pagine del libro "Zona rossa. Testimonianze e storie dal cuore della pandemia" (Edizioni Meravigli), reportages sul campo di due giornalisti de "Il Giorno", Gabriele Moroni, storico inviato del quotidiano milanese, e Tiziano Troianello, capo servizio per l'edizione di Lodi, Pavia, Crema. Troianello abita a Codogno. "E lì - scrive nella prefazione Sandro Neri, direttore del 'Giorno' - siamo costretti a confinarlo, immediatamente, in ottemperanza ai protocolli sulla sicurezza e alle direttive governative. Glielo comunichiamo, non senza imbarazzo, non appena arriva in redazione, come ogni mattina, a Milano: 'Non puoi stare qui, devi tornare indietro'. Si rivelerà una fortuna. Troianello, continuando a lavorare da casa grazie alla formula dello 'smart working' permetterà ai lettori del 'Giorno' di avere informazioni quotidiane e puntuali direttamente dall'interno della 'zona rossa' ". 

Di Moroni i servizi in giro per la Lombardia. Voci. Testimonianze. Raccolte da una città all'altra della regione. Raccolte ad una a una, ma che alla fine si compongono in un unico coro sullo spartito del dolore e della sofferenzaa generate da una immane tragedia collettiva. Bergamo flagellata dalla pandemia. Cremona, dove gli ululati delle sirene delle ambulanze sono la colonna sonora del vivere quotidiano. I pronti soccorso rigurgitano di malati. Gli ospedali trasformati in un unico reparto Covid. Medici e infermieri recano una parola, anche di conforto religioso, perché il congedo di chi se ne sta andando non sia in solitudine. Lo fa Sangeetha Bonaiti, infermiera dell'ospedale Papa Giovanni XXIII, che con l'autorizzazione del vescovo di Bergamo porta la benedizione a due malati. Nello stesso ospedale uno dei cappellani, il frate cappuccino Aquilino Apassiti, prega, usando lo smartphone, con una donna accanto alla bara del marito. La rabbia dolorosa, in Bergamasca, per la mancata "zona rossa" a Nembro e Alzano Lombardo. 

La morte di tanti. Ma sono anche voci di forza, di speranza. Angelo Vavassori, medico bergamasco, una volta colpito dal virus, lo combatte strenuamente, lo vince, lascia il respiratore e il posto letto a chi ne ha più bisogno e, terminata la quararantena, riprende il lavoro alla rianimazione. Elena Pagliarini, infermiera cremonese, crolla, sfinita, la testa su una scrivania, dopo una notte di lavoro massacrante; la foto che le scatta una dottoressa sua amica diventa una icona della resilienza. Mattia Guarneri, diciottenne di Cremona, uscito dal tunnel della malattia, sostiene l'esame di maturità come i suoi coetanei. Alessandra Pedroni, giovane mamma, in piena pandemia dà alla luce la sua terza bambina. Lo fa a Cremona, racconta a Moroni, perché "andare altrove mi sembrava un po' come tradire la mia città" . 

Tante altre ancora le voci da Cremona e dalla provincia. Maria Rosa Boni, insegnante alla scuola primaria "Don Mazzolari" di Cremona, è fra i primi ad applicare la didattica a distanza. Le Suore domenicane di clausura di Cremona l ggono le pagine dei promessi sposi sulla pestilenza. don Angelo Piccinelli, parroco di Soresina, nell'omelia domenicale si rivolge direttamente al Signore: "Signore, non so più come giustificarti". Il vescovo Antonio Napolioni ha contratto il virus: una volta guarito, torna al suo posto e pronuncia parole di grande speranza. Romano Paolucci è un medico "arruolato" per l'emergenza all'ospedale di Oglio Po. Marzia Corini, medico anestesista, è volontaria all'ospedale di Crema. Claudio Antoniotti, 91 anni, di Livrasco (Castelverde), ricoverato nell'ospedale americano da campo di Cremona, trova una lettera (in inglese) dei medici: "Grazie, Claudio, hai dato speranza". Alessio Pedrazzini, responsabile dell'unità operativa di Ortopedia dell'ospedale di Casalmaggiore. Katia Benedini, infermiera di Cremona, vola a Brema, in Germania, per riportare a casa una paziente guarita. Cesare Galli, il "papà" del toro Galileo: la burocrazia blocca la ricerca sul siero Covid costringendo a emigrare in Belgio. Ugo Rizzi, responsabile del 118 di Cremona. Pietro Signorini, responsabile medico dell'Opera Pia Ss. Redentore di Castelverde. Giovanni Zigliani viene ricoverato a Cremona con il fratello, perde il padre, si risveglia in ospedale a Trieste. 

Hanno vinto per sé e per tutti. 


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