27 agosto 2025

San Secondo Parmense celebra i 555 anni della parrocchia: tra arte cremonese, storia e fede, una comunità che rinnova le sue radici

Taglia il traguardo dei 555 anni di vita la parrocchia di San Secondo Parmense che ha, nella chiesa collegiata della Beata Vergine Annunciata, il suo simbolo più importante e prezioso. Un luogo dell’Emilia che, ancora una volta, “parla” cremonese attraverso la storia e l’arte, con tanti aspetti, eventi e fatti ai più sconosciuti.

Fondatore della parrocchia emiliana fu il conte Pier Maria Rossi della nobile e storica famiglia che, per molti anni, è stata proprietaria della grande ed imponente villa Stanga Borromeo Lampugnani–Rossi di San Secondo, che svetta nel centro di Farfengo, frazione del comune di Grumello Cremonese. Nel XV secolo Farfengo era protetta da una fortificazione di Maffeo Moro e nel 1424 il feudo passò alla famiglia Lampugnani. Con il passaggio ai Rossi di San Secondo, proprietari dell'omonimo palazzo nel centro di Cremona, l'edificio diventò poi una villa. Realizzata in tre differenti fasi, l'aspetto odierno è quello settecentesco. I Rossi di San Secondo rimasero proprietari della grande villa fino al 1825, anno di estinzione del casato. Da allora si sono succeduti i Barbiano di Belgioioso, gli Stanga, gli Stanga-Trecco e i Borromeo.

Internamente si conserva lo scalone marmoreo, descritto come uno dei più belli e grandiosi della provincia di Cremona, e numerose sale cassettonate con affreschi alle pareti. L’immobile, che da tempo versa in condizioni di degrado, è stato candidato, in tempi recenti, anche tra i “Luoghi del cuore” del Fai. In questa villa, inoltre, nel 1653 morì Pier Maria IV dè Rossi, settimo marchese e dodicesimo conte di San Secondo Parmense.

Già dal XV secolo i Rossi intrattennero stretti rapporti con la città di Cremona. Bernardo di Pier Maria nel 1456 ne divenne vescovo, dopo essere stato castellano di Farfengo. Nel XVI secolo i possedimenti rossiani nel Cremonese si ampliarono e il matrimonio di Pier Maria IV con Isabella Lampugnani lo arricchì del feudo di Farfengo. Pier Maria IV soggiornò a lungo in questo palazzo, morendovi appunto nel 1653.

Scipione I Rossi, inoltre, dopo aver riscattato San Secondo dal Duca di Parma, lo consegnò nel 1680 al primogenito Federico II, che alla villa di Farfengo fece apportare importanti lavori portandola allo stile barocco. Negli ultimi anni di vita si ritirò prima a Venezia, poi a Farfengo, dove si spense nel 1715. Scipione I, anche se non dimorò a lungo a San Secondo, vi fece tuttavia costruire – sul margine del parco della Rocca dei Rossi – lo splendido oratorio della Beata Vergine del Serraglio che, insieme a quello di San Luigi, sarà eccezionalmente visitabile sabato 30 e domenica 31 agosto, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.30, a cura dell’associazione Vicus Petiatus.

Tornando alla chiesa sansecondina, essa custodisce molte opere d'arte cremonesi e lombarde. Di particolare interesse le due grandi acquasantiere in marmo rosso, identiche a quelle di San Sigismondo in Cremona, e la pala con l'Annunciazione nell'abside che è copia, o più probabilmente una variante, della pala che Bernardino Gatti detto il Sojaro eseguì tra il 1560 e il 1561 per la cappella della Madonna in San Sigismondo. Inoltre, il quadro della Madonna col Bambino e santi, posto a destra dell'altare sulla porta che conduce in sagrestia, è del cremonese Gervasio Gatti, come attesta il cartiglio in basso a sinistra che reca, oltre al nome dell'autore, la data 1616. Attribuito al cremonese Panfilo Nuvolone è anche il quadro con Quattro sante, posto in presbiterio sulla porta che conduce al campanile, mentre il quadro raffigurante “Santa Lucia e San Francesco” è di Andrea Mainardi, detto il Chiaveghino.

Quest’ultima opera (il Chiaveghino fu allievo di Bernardino Campi) è stata completamente e sapientemente restaurata nel 2023, con i costi coperti dalla sezione Avis locale, in occasione degli 800 anni del primo presepio, quello di Greccio. Si è proceduto con un iniziale consolidamento della parte posteriore: il telaio ligneo è stato rafforzato e riportato alla tensione originale. Successivamente l’intervento ha riguardato la tela e la parte pittorica, con la pulitura da sporco e ossidazioni. Grazie ai trattamenti, l’opera ha recuperato la luminosità originaria, riportando in risalto colori e dettagli prima offuscati dal tempo.

La collegiata di San Secondo Parmense è anche custode dell'immagine della Vergine col Bambino che era presente nella piccola edicola al bordo del recinto del Serraglio della Rocca dei Rossi. L'affresco originale, staccato dal muro e databile agli inizi del XVI secolo, è attribuito a Giovan Battista Trotti, detto il Malosso.

La storia della parrocchia affonda dunque le sue radici 555 anni fa, nel 1470, anno in cui il conte Pier Maria Rossi chiese al vescovo di Parma la soppressione delle due precedenti cure di San Secondo e di San Genesio (l’antica pieve), ormai sempre più disertate dalla popolazione, proponendone la fusione nella chiesa da lui fondata trent’anni prima (l’attuale collegiata) nel centro della borgata.

Come spiega il parroco di San Secondo, don Massimo Fava, insigne archeologo e autore di numerose pubblicazioni storiche, il feudatario pensò di costituire l’erigenda parrocchia come collegiata, formata cioè da un capitolo di canonici e di chierici con a capo un prevosto aventi comune responsabilità pastorale, retti e guidati da uno speciale statuto collegiale.

La nascita della nuova parrocchia – spiega don Massimo – è documentata ampiamente dai rogiti che il cancelliere vescovile Giovanni Antonio Pavarani stese il 14, 20 e 22 agosto 1470. Le trattative per l’erezione della collegiata erano state avviate all’inizio dell’anno: il conte Pier Maria Rossi aveva nominato a rappresentarlo un certo Barnaba dè Vecchi, che si incontrò con monsignor Giacomo Soncini, vicario generale della diocesi, e con una rappresentanza qualificata del capitolo della cattedrale.

Dall’incontro di queste persone – prosegue il parroco – nacque la particolare forma giuridica della nuova parrocchia che, secondo il trattato steso il 14 agosto nella canonica della cattedrale, doveva avere le seguenti caratteristiche: raccogliere sotto il titolo dell’Annunciazione di Maria Vergine le due parrocchie di San Genesio, l’antica pieve, e di San Secondo, che dovevano considerarsi soppresse; fondere insieme i due benefici esistenti nelle precedenti parrocchie; istituire una prepositura secondo le norme giuridiche, formata da una prevostura a sette prebende canonicali, quattro delle quali sacerdotali, che assieme al prevosto avessero la cura delle anime. Delle altre tre prebende, la prima doveva essere diaconale, la seconda suddiaconale e la terza per un chierico costituito negli ordini minori per il servizio della chiesa collegiata; costituire con le rendite dei vari benefici una cassa comune dalla quale assegnare ad ogni titolare un congruo compenso per il servizio alla chiesa collegiata in proporzione all’impegno di ognuno; conferire al conte feudatario e ai suoi eredi e successori in perpetuo il diritto di patronato per la elezione, nomina e presentazione dei titolari di tutti i benefici sia della prevostura che dei canonicati, ad eccezione del canonicato annesso al beneficio di San Giovanni Battista, per il quale il diritto di patronato doveva essere esercitato per una parte dai Rossi e per l’altra dalla famiglia sansecondina Mattei, alla quale in precedenza spettava questo privilegio.

Un secondo trattato venne stipulato il 20 agosto – prosegue don Fava – con cui venivano esposte le ragioni pastorali che suggerivano la fusione delle due parrocchie, mettendo in risalto l’arricchimento spirituale che l’apostolato comunitario avrebbe portato ai sacerdoti, e si confermava il diritto di patronato nella nomina dei titolari, riservando però al vescovo diocesano la conferma per la nomina del prevosto, dei quattro canonici e dei candidati alla prebenda diaconale e suddiaconale. Infine, il 22 agosto dello stesso anno 1470, venne emesso il decreto che rendeva operativi i precedenti trattati per mezzo di una solenne sentenza del vicario generale della diocesi, il quale dichiarava soppresse le due parrocchie di San Genesio e San Secondo coi loro benefici, unendole nella nuova prepositura.

Iniziò così la nuova vita della parrocchia prepositurale collegiata della Beata Vergine Annunziata, rendendo attuale più di cinque secoli fa un’esperienza di pastorale comunitaria che ancora oggi, a sessant’anni dal Concilio Vaticano II, fatica a decollare.

La nomina del primo prevosto – conclude don Fava – avvenne il 6 ottobre 1470 nella persona di don Giacomo Palmia, che rimase a capo della collegiata per vent’anni fino alla sua morte nel 1490. Da allora fino ad oggi si sono succeduti 28 prevosti, cinque dei quali appartenenti alla famiglia Rossi”.

L’importante anniversario del 555° di fondazione della parrocchia sarà celebrato domenica 31 agosto alle 10, in occasione della festa patronale di San Secondo, con la messa solenne presieduta dal vescovo monsignor Enrico Solmi. Contemporaneamente il borgo emiliano celebrerà anche i suoi prodotti d’eccellenza, la Spalla e la Fortanina, con la 68ª edizione della Fiera d’agosto che prevede numerose iniziative fra tradizione, gusto, musica, cultura e divertimento, che si susseguiranno da venerdì 29 agosto a martedì 2 settembre.

Eremita del Po

Paolo Panni


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