15 dicembre 2025

Italiani per un anno

Una quindicina di anni fa, nel 2011, si è celebrato il 150° anniversario dell’indipendenza e dell’unità d’Italia. Parecchi di noi, per un anno, si sono sentiti italiani. Per molti della mia generazione, è stata una novità.

La generazione di noi nati negli anni Cinquanta era stata a lungo preparata e addestrata a non sentirsi italiana. A scuola ci insegnavano che, gobettianamente, il Risorgimento era “senza eroi”. La toponomastica cremasca mutava significativamente. Via Carlo Alberto diventava via XI Febbraio. Piazza San Martino (che era intitolata alla battaglia) diventava piazza Giovanni XXIII. In Duomo abbiamo una statua del pontefice Giovanni Maria Mastai Ferretti, papa dal 1846 col nome di Pio IX, con una lapide in latino in cui sono ricordate le lacrime che i cattivi gli hanno fatto versare. I cattivi siamo noi italiani di Porta Pia. Lo scultore Corbellini, realizzando quest’opera nel 1878, non era più quello dei nudi di fanciulle adolescenti al “primo bagno al lido”. Anche se il catalogo della mostra alla Galleria d’Arte Moderna di Milano del 2017, sui cento anni di scultura a Milano (1815-1915), ha in prima copertina la fanciulla del nostro Quintilio, non la statua del Pastor Aeternus di risalenti avi cremaschi.

E poi c’erano stati il teatro e i film. Il senso di identità e appartenenza italiana vi era non solo bandito ma irriso o esecrato. Il patriottismo era una sovrastruttura culturale della struttura economica di classe della borghesia. Faceva parte del “sistema”. E la lotta al “sistema” era la parola d’ordine. Ci portavano ad assistere ai saltapicchianti monologhi giullaristici e grammelot di Dario Fo e ai sonnambulici film di Liliana Cavani. Lì almeno, se dormivi, non era un problema. Invece il problema nasceva con Brecht. Già ci avevano insegnato che “sventurata la terra che ha bisogno di eroi”. Chi di noi, deportato al Piccolo di Milano, durante l’Opera da tre soldi, dopo aver lottato invano contro la palpebra cadente su Milva e Mackie Messer, crollava e dormiva (lì era proprio impossibile non dormire), era definito “un fascista”. Se poi la botta di cultura antisistema ce la dovevamo beccare a Crema, la parola “cineforum” provocava un fuggi fuggi generale. Per fortuna, molti erano i chiamati ma pochi i ghermiti.

In ogni caso, alla fine il nostro percorso di formazione e di condivisione aveva dato l’esito atteso. Eravamo diventati narcolessici, però sapevamo tutto dell’arte teatrale e cinematografica d’avanguardia. Una gran bella soddisfazione. E, soprattutto, la nostra italianità era stata quasi del tutto estirpata. I libri di certi autori erano rigorosamente all’indice. Edmondo De Amicis era stato per diversi anni un militare convinto. Quindi un “fascista”. Alla gogna. In Cuore, Enrico era un borghesetto, futuro sfruttatore del popolo. Franti era elogiato editorialmente e indicato come Gaetano Bresci da piccolo. Ovviamente, Bresci era diventato in quelle didattiche un modello comportamentale da seguire. Carlo Lorenzini (Carlo Collodi) era stato volontario nei Lancieri di Novara durante la seconda guerra di indipendenza, cioè in uno dei sei reggimenti storici carloalbertini alla base dei futuri sviluppi della Cavalleria italiana. Dunque, un altro “fascista”. Alla berlina. Il suo Pinocchio era un pessimo esempio. Tutto quel daffare per diventare un bambinetto borghese. E poi, diciamocelo pure, quell’andirivieni di naso era maschilista.

Ormai adulti, la sterminata produzione editoriale in esaltazione del brigantaggio meridionale e i martellanti anatemi antirisorgimentali di Angela Pellicciari ci avevano fatto quasi guarire da ogni residua tentazione patriottica. Cominciavamo a pensare che avessero ragione Carmine Crocco e il cardinale Giacomo Antonelli. Insomma, il Sessantotto prima, le sacrestie cielline dopo, il leghismo bossiano e l’edonismo berlusconiano dopo ancora, nell’arco di un quarantennio, da Mario Capanna a Ruby Rubacuori, ci avevano convinto che aveva ragione Metternich nel 1847: l’Italia era solo un’espressione geografica. I nostri più grandi statisti non erano stati Cavour e Giolitti. Meglio il Trota e Cicciolina.

Per questo sono rimasto molto stupito quando Carlo Azeglio Ciampi, prima come capo del governo, poi come presidente della Repubblica, ha cominciato a ipotizzare pubblicamente, con diversi anni di anticipo, le celebrazioni per festeggiare il 150° anniversario dell’indipendenza e dell’unità d’Italia. Visto il clima politico e culturale dei decenni precedenti, mi aspettavo insorgenze borboniche e scomuniche papali nei confronti dei nostri governanti, con sollevazioni popolari nei quartieri spagnoli e il rifiuto dei sacramenti in articulo mortis. Non sarebbe stata la prima volta. Invece no. Forse i tempi stavano cambiando. Mi sono chiesto se tutta l’italianità che ci avevano fatto buttar via fino a quel momento poteva, almeno in parte, essere recuperata. E penso che allora ce lo siamo chiesti in tanti.

Lo scenario nazionale

Anche se era stato il suo predecessore al Quirinale a dare il primo impulso a quel progetto celebrativo, era stato poi Giorgio Napolitano, in carica dal 2006, il presidente della Repubblica chiamato a presiedere alle celebrazioni. Con l’avvicinarsi dell’anniversario, le strutture organizzative e i meccanismi operativi riguardanti la ricorrenza si erano sviluppati nell’arco di un paio di governi, il Prodi II e il Berlusconi IV, a partire dal DPCM 27 aprile 2007. In estrema sintesi, c’era stato un comitato interministeriale, monitorato da un comitato di garanti, presieduto da Giuliano Amato, in ciò succeduto proprio a Ciampi. E una struttura di missione, diventata poi unità tecnica di missione. Una volta tanto, in Italia, i “comitati” non erano stati i luoghi di affossamento dei progetti.

Con qualche mese di anticipo sull’anno solare 2011, il 5 maggio 2010 Napolitano inaugurava a Quarto dei Mille il programma dell’anno celebrativo, insieme alle più alte autorità dello Stato, recandosi poi a Marsala, Salemi e Calatafimi (il 5 maggio 1860 i Mille erano partiti da Quarto). Si veniva da lustri di improperi politici padani contro l’impresa garibaldina, in chiave antimeridionalista. Le celebrazioni entravano poi nel vivo quando, il 17 marzo 2011, Napolitano a Torino dichiarava ufficialmente aperti i festeggiamenti, con l’accensione dell’anello tricolore posto intorno al collo della cupola della Mole Antonelliana (il 17 marzo 1861 era stato proclamato a Torino, dal parlamento divenuto nazionale, il nuovo Regno d’Italia). Si veniva da decenni di geremiadi meridionaliste contro la piemontesizzazione e il “saccheggio nordista”. Mentre l’anello tricolore là in alto si accendeva, i torinesi esponevano 100.000 bandiere tricolori. Quell’anno giungevano a Torino due milioni di visitatori. In tutta Italia l’anniversario veniva celebrato in modo molto sentito. Il successo di quella ricorrenza è stato notevole e, a dir la verità, abbastanza inaspettato. Gli italiani avevano ricominciato a ricordarsi del fatto di essere italiani. Nella Storia, era già successo.

Milano era subito diventata, rinnovando antiche competizioni quarantottesche con Torino, però questa volta in senso positivo e non oppositivo, un motore culturale e un esempio organizzativo anche in queste celebrazioni. Il Museo del Risorgimento, la Pinacoteca di Brera e altre istituzioni milanesi si attrezzavano sin dall’autunno del 2010 per realizzare un calendario di eventi, mostre, incontri, pubblicazioni e scambi culturali di grande interesse. Questo articolo si riferisce soprattutto alla realtà cremasca, per cui si faranno solo alcuni cenni alle iniziative milanesi e di altre città.

A Roma, il 19 settembre 2010 si inaugurava la mostra “Il Risorgimento a colori. Pittori patrioti e patrioti pittori nella Roma del XIX secolo”, al Museo di Roma in Palazzo Braschi, con chiusura a gennaio. Venivano esposte opere di Carlo Ademollo, Antonietta Bisi, Giuseppe De Nigris, Giuseppe Gabani, Carel Max Quaedvlieg, Daniele Ranzoni, Archimede Tranzi e altri ancora. Sempre a Roma, il 6 ottobre successivo si inaugurava anche la mostra “1861 - I pittori del Risorgimento”, alle Scuderie del Quirinale, pure con chiusura a gennaio. Si esponevano opere di Andrea Appiani il giovane, Michele Cammarano, Federico Faruffini, Giovanni Fattori, Francesco Hayez (con il suo celebre dipinto “La Meditazione” o “L’Italia nel 1848”, nella sua versione con la croce, del 1851), Gerolamo Induno, Napoleone Nani e altri ancora.

La situazione a Crema

Questo anniversario nazionale giungeva in un momento piuttosto strano per la vita politica cremasca. Il trentennio di assoluto dominio delle forze partitiche e culturali del centrosinistra a Crema (1997-2027) era stato interrotto per pochi anni da una fugace e inspiegabile parentesi amministrativa di centrodestra (2007-2012). L’inspiegabilità di questa breve parentesi politica non riguardava la sua fugacità ma il fatto che in quel caso, diversamente da quanto sempre avvenuto negli ultimi trent’anni, il centrodestra a Crema non si fosse suicidato da solo prima di essere sconfitto dal centrosinistra.

Difficile dire quanto questa breve parentesi politica possa aver favorito o meno la realizzazione degli eventi celebrativi di quel 150° anniversario. Va rammentato infatti come in giunta ci fossero anche forze che, fino al giorno prima, bruciavano le bandiere italiane, volevano sostituire l’inno nazionale e chiedevano l’indipendenza padana dallo Stano italiano. D’altro canto, va pure ricordata la contrarietà di una parte, molto ridotta ma rumorosa, delle forze allora all’opposizione in città verso queste celebrazioni. Questa contrarietà si sarebbe manifestata con ancora maggior forza dopo il ritorno del centrosinistra alla guida di Crema, con le elezioni amministrative del maggio 2012.

I bisticci e pasticci in seno alla maggioranza guidata in municipio dal farmacista galantuomo Bruno Bruttomesso, lodigiano classe 1941, erano iniziati subito e non si erano più placati per tutta la durata del mandato. La coabitazione tra i berlusconiani, i finiani, i padani e una parte dei sopravvissuti al naufragio democristiano era molto problematica. Contrasti, polemiche e defezioni erano all’ordine del giorno. Alcuni “rimpasti”, come la sostituzione dell’assessore alla Cultura, e altre misure riorganizzative non avevano placato gli animi. Tutto ciò provocava esternazioni e spesso anche amplificazioni sulla stampa locale. Leggere gli articoli su quelle vicende politiche nei giornali locali di allora è come leggere certi brani sulle guerre d’Italia cinquecentesche negli Annali del Muratori. Fatte ovviamente le debite proporzioni in merito alla realtà delle cose e dei fatti, oltre che dei personaggi. Comunque, col successivo ritorno in sella del centrosinistra, non ci sarebbero più stati dubbi, fino ad oggi, su chi comanda in città. Dopo il decennale connubio cavouriano c’è stato infatti il trentennale connubio cremasco. Frattocchie & parrocchie.

Nell’ottobre 2010 arriva anche nelle scuole cremasche il bando provinciale “150° Anniversario dell’Unità d’Italia”. Le opere concorrenti inviate dalle scuole possono essere letterarie, figurative o multimediali. La presidenza del Consiglio provinciale (Carlalberto Ghidotti) e l’assessorato provinciale all’Istruzione, Formazione e Lavoro (Paola Orini) fanno da capofila nell’iniziativa e nella commissione giudicatrice, che è composta da dieci componenti. Rispondono al bando undici scuole di Cremona, cinque di Crema, due di Casalmaggiore, una di Soncino, una di Soresina e una di Pandino, quindi ventuno scuole in tutto. Le opere in concorso sono una quarantina, perché certe scuole ne presentano più di una. 

A Crema una parte della maggioranza è intenzionata a dare il massimo supporto alle celebrazioni. Viene stilato un programma di eventi da realizzare nel corso dell’anno, in una dozzina di punti. Il presidente del Consiglio comunale, Antonio Agazzi, l’assessore alla Cultura, Paolo Mariani e l’assessore all’Istruzione, Laura Zanibelli, si pongono da subito come i principali responsabili e promotori del programma, con un ruolo generale di coordinamento da parte di Agazzi. Mariani ha sostituito Renato Ancorotti nel ruolo di assessore alla Cultura nel 2009. Le sinergie con l’assessorato provinciale all’Istruzione, Formazione e Lavoro si rivelano fondamentali nello svolgimento del programma.

Le prime iniziative a Crema

I primi a partire con le iniziative celebrative del 150° anniversario dell’indipendenza e dell’unità d’Italia sono a Crema i racchettiani. È infatti la Associazione degli ex Alunni del Liceo Ginnasio “Alessandro Racchetti” di Crema (www.exalunniracchetti.it) a organizzare, al Palazzo Vimercati (l’ex Palazzo della Provincia, ancora di proprietà pubblica), due incontri in tema risorgimentale, in linea con i programmi nazionali delle celebrazioni. Il primo, l’8 ottobre 2010, sul tema “Il Risorgimento: un’occasione o un problema? Presentazione del processo risorgimentale”. Il secondo, il 5 novembre successivo, sul tema “I Cremaschi alle Cinque Giornate. Il contributo dato dai Cremaschi alle Cinque Giornate e alla prima guerra d’indipendenza”. In entrambe le serate il relatore è Vittorio Dornetti. Sono presenti il presidente del Consiglio comunale, Antonio Agazzi, e l’assessore alla Cultura, Paolo Mariani.

Nella prima metà del 2010 si è intanto formato un gruppo di persone con un progetto legato all’importante ricorrenza. Si intende cogliere l’opportunità dell’anniversario in arrivo per restaurare e riposizionare in città il monumento di Vittorio Emanuele II, gravemente danneggiato da un attentato e rimosso nel 1946. Sono in otto, come in otto erano i componenti del precedente comitato, guidato da Pietro Donati. Allora quel comitato aveva raccolto i fondi necessari e fatto realizzare a Francesco Barzaghi la statua del Re, inaugurata nel 1881. Il progetto vero e proprio di restauro operativo deve iniziare pubblicamente nel 2011. La data di conseguimento dell’obiettivo è prevista, dopo un paio d’anni di attività, all’incirca per la metà del 2013. Il tema della monumentalità storica cittadina è molto delicato a Crema, perché ha già sollevato qualche discussione.

Infatti, mentre in tutta Italia si restaurano i monumenti risorgimentali in vista del 150° anniversario, a Crema si fanno polemiche sul monumento ai Caduti in centro città. Si propone di spostarlo ai giardini pubblici. Si afferma che non è economicamente redditivo. Si dice che un esercizio commerciale lo sarebbe di più. Si scontrano due visioni della città: quella della tutela architettonica, storica e monumentale, che in effetti non consente immediati ricavi economici nei bilancini trimestrali e nei favori elettorali, e quella della massima fruibilità commerciale e ludica, basata su plateatici, bancarelle e movida. Si suggerisce anche di rimuovere il monumento per poter aumentare i parcheggi a pagamento. In effetti da tempo, nella politica cittadina, sia per il centrodestra che per il centrosinistra, il principio unificatore del molteplice è il parchimetro.

Nel gennaio 2011 esce il bando per la terza edizione del “Premio Enrico Martini”, a favore di studenti del Liceo Classico di Crema, di qualsiasi classe e sezione. Il premio è assegnato al miglior elaborato scritto riguardante un personaggio di Crema o del territorio cremasco distintosi come patriota nel periodo risorgimentale, in ambito politico, militare, diplomatico o culturale. Nella prima edizione del 2009 il personaggio era Vincenzo Toffetti. Nella seconda del 2010 era Ottaviano Vimercati. In questa terza del 2011 è direttamente Enrico Martini, a cui il premio è intitolato. L’importo del premio, inizialmente stanziato in € 1.000, viene aumentato a € 2.000 in occasione del 150° anniversario. Le premiazioni avvengono in occasione della “serata delle eccellenze” del Liceo, alla fine di ogni anno.

L’8 febbraio 2011 si inaugura a Milano, al Museo del Risorgimento, la mostra fotografica “Napoleone III e l’Italia. La nascita di una nazione. 1848-1870”, con chiusura in aprile. Un gruppo di cremaschi ci va in visita. Presidenti del comitato scientifico sono Maria Luisa Betri e Gilles Pécout. Dal 18 ottobre 2011, con chiusura a gennaio 2012, la mostra si svolge anche a Parigi, presso il Musée de l’Armée, all’Hôtel des Invalides.

Il 18 febbraio il Lions Club Soncino organizza un’iniziativa sul tema “Il primo passo verso l’unità d’Italia: le Cinque Giornate e di Milano e la prima guerra di indipendenza. Fatti e personaggi del 1848 a Crema”. Il presidente, Paolo Venturelli, è un imprenditore di Crema e il club è riunito in conviviale, in un ristorante di Soncino. Sono presenti le autorità circoscrizionali e di zona lionistiche, il presidente della Pro Loco di Soncino e il curatore di quel Museo. L’evento comprende innanzitutto una relazione sugli avvenimenti e sui personaggi cremaschi nel 1848, quindi una esposizione di cimeli storici di quel periodo, tra i quali una rara bandiera sabauda della fine di marzo del 1848 (una delle prime a passare allora il Ticino con Carlo Alberto) e diverse armi bianche e da fuoco coeve, il tutto presentato ai partecipanti con schede esplicative e dopo la regolare autorizzazione delle autorità di pubblica sicurezza per il traporto e l’esposizione delle armi. Il Lions Club Soncino è il primo club di servizio del territorio a partecipare a queste celebrazioni.

Il 26 febbraio il settimanale cremasco “Il Nuovo Torrazzo” inizia a pubblicare una serie di contributi storici su temi risorgimentali di rilievo, in una serie intitolata “Risorgimento Cremasco”. Il primo, dopo una breve presentazione di Mara Zanotti, che coordina questa importante iniziativa editoriale, è “La storia locale unisce”, di cui è autore Vittorio Dornetti, che in queste celebrazioni emerge subito come la persona meglio preparata. Seguono poi, tra marzo e giugno, diversi altri articoli pubblicati settimanalmente, quasi tutti a firma di Dornetti. Di diverso autore sono invece gli articoli “Addì, 10 aprile 1862: Garibaldi è a Crema”, a firma di don Giuseppe Degli Agosti, un pezzo molto pregevole; “1861-2011: i 150 anni dell’Italia, il convegno”, a firma di Ramon Orini, con l’inappuntabile resoconto del convegno svoltosi il 14 maggio 2011 in Sala Consiliare, del quale si dirà successivamente; “I cremaschi del primo Parlamento unitario”, del 2 luglio, con evidenti errori sugli eletti nella VII invece che nella VIII legislatura; “Stato unitario … prove di welfare”, a firma di Mara Zanotti, uno scritto ottimo da parte di una delle colonne portanti del Nuovo Torrazzo. Zanotti scrive con notevole cognizione di causa. È infatti autrice di “Il mutuo soccorso tra i lavoratori di Crema (1860-1920)”, pubblicato nel 1995, e di altri testi storici e sociali. Dopo la maturità classica al “Racchetti”, si era laureata in Storia nel 1993 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Statale di Milano. Resta indimenticata da tutti coloro che hanno avuto l’opportunità di conoscerla e apprezzarla.

Gli articoli a firma di Dornetti, tutti molto validi, sono: “Vincenzo Toffetti, decano dei nostri patrioti”; “Enrico Martini, patriota e cremasco”; “Manara, eroe nazionale, cremasco di adozione”; “Il Risorgimento dei giovani cremaschi” (si tratta di Giacomo Marchini, Angelo Spini e Antonio Marazzi); “Gli ostaggi cremaschi dell’anno 1848”; “Il Risorgimento del professore” (si tratta di Ferdinando Meneghezzi); “Il controverso ruolo dei volontari”; “Il difficile equilibrio tra Stato e Chiesa”; “Il Risorgimento delle sorelle d’Italia” (si tratta una carrellata su alcune protagoniste femminili del Risorgimento, sia a livello nazionale che locale); “Maria Salasco: patriota e ribelle”. In rete c’è la possibilità di un loro reperimento. Nel complesso, avuto riguardo ai numerosi contributi di Dornetti e agli altri tre di Degli Agosti, Orini e Zanotti, va detto che si tratta di una serie di testi molto meritevoli, in cui il settimanale dimostra competenza e obiettività. Questi articoli rappresentano nel 2011, per molti cittadini cremaschi, un’importante possibilità di conoscenza di aspetti storici del Risorgimento, nazionale e locale, sino ad allora poco noti alla cittadinanza. Si è quindi trattato di un’opera di divulgazione storica che ha saputo unire la qualità dei contenuti a un’agevole accessibilità di lettura.

Nel frattempo, escono in febbraio diverse nuove pubblicazioni collegate all’imminente ricorrenza del 17 marzo 1861. Due dei volumi usciti a febbraio riscuotono un particolare apprezzamento. Sono il libro fotografico “Lo stivale di Garibaldi”, a cura di Marco Pizzo, e “Testimone del Risorgimento. Il Museo Storico Nazionale d’Artiglieria di Torino”, a cura di Giancarlo Melano. Proprio il 17 marzo, si apre a Venezia, al Museo Correr, la mostra “Venezia che spera. L’unione all’Italia (1859-1866)”, con chiusura a maggio. Vi sono esposti dipinti, disegni, manifesti, fotografie, documenti e cimeli su quei cinque anni, dal 1861 al 1866, di attese momentaneamente deluse ma anche di intense speranze sulla prossima unione alla nuova nazione italiana. Tra le opere pittoriche in esposizione, ci sono dipinti di Luigi Querena, Ippolito Caffi, Auguste-Adolphe-Léon Belly, Andrea Appiani il giovane, Joseph Anton Bauer, Franz Schrotzberg, Josef Weidner, Felice Schiavoni, Giacomo Casa e altri ancora.

Il 16 marzo si inaugura nella sala Agello del Museo Civico di Crema e del Cremasco la mostra “Da Napoleone a Vittorio Emanuele II”, con chiusura in aprile. Vengono esposti dipinti, cimeli, documenti, armi e altri materiali risorgimentali provenienti dalla collezione del Museo e dalle collezioni private Borgato, Damioli, Cassi, Foglia, Martini e altre. La mostra è organizzata dal Gruppo Culturale Cremasco Ricerche Storico Ambientali “L’Araldo”, un’associazione composta anche da molti appassionati collezionisti locali.

Sempre il 16 marzo, nella chiesa di San Bernardino in città, si svolge in serata un concerto d’organo di musiche risorgimentali con il maestro Paolo Bottini, cremonese, allo strumento Inzoli. L’evento è a cura del Centro Culturale Diocesano “Gabriele Lucchi”, del quale è referente, per questa iniziativa, Marcello Palmieri. Il repertorio è fondamentalmente verdiano.

Le prime iniziative municipali

Il 16 marzo, in mattinata, si svolge nella Sala Consiliare comunale l’evento che dà inizio ufficialmente alla partecipazione diretta delle autorità municipali di Crema alle celebrazioni del 150° anniversario. Con il coinvolgimento di centocinquanta alunni delle scuole cremasche, con i loro insegnanti, e alla presenza di un folto pubblico, Vittorio Dornetti svolge una relazione su “Il contributo dei cremaschi all’Unità d’Italia”. La presidenza del Consiglio comunale (Antonio Agazzi) e l’assessorato provinciale all’Istruzione, Formazione e Lavoro (Paola Orini) riescono a far iniziare queste celebrazioni, da parte delle autorità comunali cremasche, nel modo migliore. L’evento ha un notevole successo. Dopo gli interventi di Agazzi e Orini e l’applaudita relazione di Dornetti, tre studenti (del Liceo Classico, del Liceo Scientifico e dell’Istituto Tecnico “Luca Pacioli”) leggono alcuni brani di carattere storico.

Il giorno successivo, 17 marzo, sempre nella Sala Consiliare, si svolge al pomeriggio un secondo evento ufficiale di inaugurazione delle celebrazioni. Si tratta della parte riservata alle pubbliche autorità e quindi il suo contenuto assume un rilievo molto significativo. Sono presenti il sindaco Bruno Bruttomesso, il vescovo Oscar Cantoni, il presidente del Consiglio comunale Antonio Agazzi, l’assessore all’Istruzione del Comune di Crema Laura Zanibelli, l’assessore regionale Gianni Rossoni, il consigliere regionale Agostino Alloni, il presidente dell’amministrazione provinciale Massimo Salini, tre assessori provinciali (Paola Orini, Giuseppe Fontanella e Matteo Soccini), i massimi rappresentanti delle forze dell’ordine e delle associazioni combattentistiche con i rispettivi vessilli, oltre a numerosi responsabili di vari enti partecipati e collaterali. E ci sono, quasi tutti con la loro fascia tricolore, parecchi sindaci del nostro territorio, circa una ventina, che hanno voluto testimoniare con la loro partecipazione il sentimento comune di identità e appartenenza italiana.

Viene cantato coralmente l’inno nazionale. Segue il discorso del sindaco Bruttomesso, molto apprezzato dai presenti. Segue l’intervento di Agazzi, di notevole spessore storico, con pertinenti richiami anche letterari, che termina con riferimenti puntuali alla costituzione italiana e ai doveri civici in essa contenuti. C’è forte condivisione in sala su quanto così ben rappresentato dai due esponenti municipali con i loro interventi. Gli applausi sono molto sentiti. Un successivo deplorevole intervento non intacca il valore complessivo dell’evento. Seguono, dopo l’incontro, un partecipato corteo verso piazzale Rimembranze, l’alzabandiera, il ritorno in piazza Duomo, il concerto della banda di Ombriano, infine la chiusura ufficiale della giornata con l’ennesima festosa riproposizione dell’inno nazionale.

Ulteriori iniziative

Intanto, quasi in concomitanza con la data della ricorrenza del 150°, riapre il 18 marzo a Torino il Museo Nazionale del Risorgimento, a Palazzo Carignano. Dopo cinque anni di chiusura, a tagliare in nastro c’è il presidente Napolitano. Ci sono già 53.000 visitatori da tutta Italia che si sono prenotati per la visita. In pratica, le prenotazioni arrivano a coprire le visite fino a metà giugno. Non sono solo i torinesi a iniziare a sentirsi di nuovo italiani. L’istituzione, nata nel 1878, è stata una pietra miliare nella nostra storia museale risorgimentale ma per un lustro era rimasta chiusa per i riallestimenti. Si era trattato del quarto rifacimento completo dei percorsi museali. Le nuove modalità espositive sono curate da Umberto Levra, ordinario di Storia del Risorgimento all’Università di Torino e presidente del Museo. La “messa in scena” del nuovo Museo è stata affidata a Richard Peduzzi, già direttore dell’Accademia di Francia a Roma, e al suo staff. Sono esposti 2.579 pezzi, tra i 53.011 posseduti. L’affluenza e il successo di pubblico sono notevoli. Nelle prime visite non mancano alcuni cremaschi.

Milano risponde, oltre che con la già citata mostra fotografica “Napoleone III e l’Italia. La nascita di una nazione. 1848-1870”, apertasi a febbraio, con un’altra mostra al Palazzo Reale, “La Galleria delle Battaglie. La collezione Savoia al Palazzo Reale di Milano”, con inaugurazione il 21 marzo e chiusura in giugno. L’esposizione si basa sulla storica raccolta di dipinti costituita da Vittorio Emanuele II e comprendente quadri con rappresentazioni delle battaglie di Magenta, Palestro, San Martino, Solferino, Novara, Villafranca e Custoza. Ci sono opere di Vincenzo Giacomelli, Domenico Induno, Gerolamo Induno, Luigi Norfini, Antonio Olivieri, Eleuterio Pagliano, Raffaele Pontremoli, Lemmo Rossi Scotti. La mostra è allestita nella Sala delle Cariatidi. Sempre a Palazzo Reale, nelle sale del cosiddetto Appartamento, si svolge in contemporanea la mostra “Gioventù ribelle del ‘48”, con dipinti, testimonianze, manoscritti e apparati multimediali, in buona parte basata sulle memorie di Giovanni Visconti Venosta. Anche qui fanno capolino alcuni cremaschi. La vicinanza di Crema a Milano facilita la frequentazione di eventi milanesi nell’ambito delle celebrazioni del 150°.

Il 26 marzo, presso la sala Agello del Museo di Crema, viene presentato il volume “Il Governo Provvisorio di Lombardia - Marzo/Agosto 1848”, nel quale non mancano parti riguardanti i patrioti cremaschi attivi in quelle circostanze storiche. L’autore è ospite, in questa presentazione, della associazione “L’Araldo”. Il libro non è in vendita ma è stato pubblicato solo a fini di diffusione gratuita, a partire dai presenti alla presentazione e poi con l’invio a coloro che sono interessati ai suoi contenuti.

Il 9 aprile, sempre presso la sala Agello del Museo di Crema, viene presentato il fascicolo a stampa “La giornata di Giuseppe Garibaldi a Crema”, a cura dell’associazione “L’Araldo” e della Associazione Nazionale Combattenti e Reduci di Crema. In realtà, Garibaldi si ferma a Crema nell’arco di due giorni, il pomeriggio del 10 aprile e la giornata quasi intera dell’11 aprile 1862. Si tratta della ristampa del fascicolo pubblicato nel 1862, presso la tipografia Campanini, in occasione della visita di Garibaldi. I compilatori del resoconto erano stati allora don Paolo Braguti e Giuseppe Zambellini.

Continuano nel frattempo a Milano gli eventi collegati alle celebrazioni. Il 13 aprile viene inaugurata, presso la Pinacoteca di Brera, la mostra “Hayez nella Milano di Manzoni e Verdi”, con chiusura a settembre. Importanti ritratti, grandi quadri storici, dipinti molto noti, altri poco visti, uno addirittura inedito: le opere selezionate sono di ottimo livello e riportano l’attenzione del pubblico su Francesco Hayez, una figura di grande spicco nella pittura romantica italiana. Articolato in sei aree tematiche, il percorso di visita testimonia la lunga amicizia di Hayez con Manzoni e Verdi, anche con opere ispirate agli scritti manzoniani e alle composizioni verdiane.

Padova è più lontana di Milano rispetto a Crema, però c’è una mostra che interessa molto al gruppo di cremaschi che sta per uscire allo scoperto con il progetto del restauro e del riposizionamento del monumento a Vittorio Emanuele II nella sua piazza originaria. Il 20 aprile 2011 è inaugurata infatti a Padova, nel Salone del Palazzo della Ragione, la mostra “Scolpire gli Eroi. La scultura al servizio della memoria”, con chiusura in giugno. Il tema è quello della costruzione e della visualizzazione della memoria collettiva italiana attraverso i monumenti e i gruppi scultorei realizzati per commemorare il processo risorgimentale e i suoi eroi nazionali. Molto ricco il catalogo, che ricostruisce il farsi degli italiani attraverso il racconto di una cinquantina di monumenti e in genere dei relativi bozzetti preparatori. Sono spesso opere di straordinario impatto collettivo, poste a esaltazione di uno spazio pubblico che diviene così teatro stabile delle passioni civili. Nel giugno 2012 usciranno poi due pubblicazioni molto interessanti su questo tema della monumentalistica risorgimentale. Sono “La Memoria in piazza. Monumenti risorgimentali nelle città lombarde tra identità locale e nazionale”, a cura di Marina Tesoro, e “Garibaldi nel bronzo e nel marmo”, a cura di Cristina Beltrami, Giovanni Villa e Anna Villari. Il progetto cremasco si inserisce quindi in un quadro generale di iniziative di restauro e ripristino monumentale a livello nazionale. Il 23 giugno 2011 viene costituito con atto notarile il “Comitato Promotore per la restituzione alla Città di Crema del Monumento a Vittorio Emanuele II”.

Il 14 maggio, nella Sala Consiliare comunale, si svolge il convegno sul tema “1861-2011: i 150 anni dell’Italia tra storia e attualità”, con il patrocinio del Consiglio dei ministri. L’iniziativa è promossa e coordinata dal presidente del Consiglio comunale Antonio Agazzi. Presenti il sindaco Bruno Bruttomesso, il vescovo Oscar Cantoni, l’assessore alla Cultura Paolo Mariani, l’assessore all’Istruzione Laura Zanibelli, l’assessore provinciale all’Istruzione, Formazione e Lavoro Paola Orini, varie altre autorità pubbliche civili e militari, con anche una rappresentanza studentesca del Liceo Scientifico, dell’Istituto Tecnico “Galileo Galilei” e del Linguistico “William Shakespeare”. Questa volta, si è fatta molta attenzione ai relatori invitati all’evento. Si tratta infatti di tre relatori d’eccellenza. Partecipano al convegno Lorenzo Ornaghi, magnifico rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e componente del comitato nazionale dei garanti per le celebrazioni del 150° anniversario (l’iniziale proposito di avere al convegno Giuliano Amato non ha infatti avuto esito positivo); Giorgio Vecchio, docente di Storia contemporanea presso la facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Parma; Maria Luisa Betri, docente di Storia contemporanea presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano.

Dopo l’inno nazionale, prendono la parola il sindaco Bruttomesso, l’assessore provinciale Orini, poi Agazzi (che legge una lettera di Carlo Azeglio Ciampi di apprezzamento per l’iniziativa e di scuse per non poter essere presente per ragioni di salute) e quindi il vescovo Cantoni. Seguono gli interventi dei tre relatori. Giorgio Vecchio espone l’argomento: “I protagonisti dell’Unità d’Italia: uomini, donne, giovani”. Maria Luisa Betri illustra il tema: “Identità sociali nel processo di costruzione dello Stato unitario”. Si conclude con il contributo di Lorenzo Ornaghi, che ha come oggetto: “1861-2011: i 150 anni dell’Unità nel presente e nel futuro dell’Italia”. La mattinata termina con la chiusura ufficiale dei lavori, preceduta da alcuni momenti di confronto tra l’uditorio e i relatori.

Il 15 maggio, al teatro San Domenico, Aldo Cazzullo presenta il suo libro “Viva l’Italia! Risorgimento e Resistenza. Perché dobbiamo essere orgogliosi della nostra nazione”. La serata nasce dalla collaborazione tra il Comune di Crema, rappresentato da Antonio Agazzi, la Fondazione San Domenico e il Caffè Letterario di Crema. Si tratta di una presentazione multimediale. I commenti al libro e le parti esplicative sono a cura dell’autore. Al pianoforte c’è Sabrina Reale. Le letture sono di Paola Dal Collio, Michele Ghionna e Paolo Valerio. Sono proiettate immagini di repertorio tramite un montaggio video di Roberto Guglielmi. Il libro era stato insignito poche settimane prima, il 17 aprile al Teatro di Osimo, del premio nazionale ANPI “Renato Benedetto Fabrizi” per il 2011.

Il 20 maggio, al Palazzo Cittanova di Cremona, si svolgono le premiazioni riguardanti il concorso “150° Anniversario dell’Unità d’Italia” per le scuole della provincia di Cremona (vedi sopra). Sono presenti il presidente del Consiglio provinciale Carlalberto Ghidotti e l’assessore provinciale all’Istruzione, Formazione e Lavoro Paola Orini (che erano anche membri della giuria), il Prefetto di Cremona Tancredi Bruno di Clarafond e la direttrice dell’Ufficio Scolastico Territoriale Francesca Bianchessi. Vince il primo premio una scuola di Crema, l’Istituto di Istruzione Superiore “Sraffa”, con una originale “opera di cucina risorgimentale”. Si tratta della ricostruzione del pranzo di nozze avvenuto tra Enrico Martini e la sua prima moglie Deidamia Manara, figlia dell’avv. Filippo Manara e sorella di Luciano Manara, morta diciannovenne a soli otto mesi dal matrimonio, per tisi polmonare, il 1° novembre 1847. Agli inizi di maggio, presso l’istituto cremasco, era stato infatti allestito quel pranzo di matrimonio in perfetti costumi d’epoca e con arredi, suppellettili e consuetudini cerimoniali (compresi anche il corteo nuziale e i cibi serviti con le portate del menu) di notevole accuratezza storica.

La delegazione provinciale e la giuria erano venute a Crema per valutare l’opera svolta, ai fini dei risultati finali a livello provinciale. La ricerca storica era stata notevole e i giurati erano rimasti colpiti dall’impegno e dai risultati ottenuti, sia dagli studenti coinvolti che dai docenti che li avevano aiutati nelle ricerche. Più che meritato quindi il primo premio di € 3.000. Perdonabili alcune inesattezze. Ad esempio, si chiamava Maria non la prima ma la seconda moglie di Enrico Martini (Maria Canera di Salasco, figlia del generale Carlo Canera di Salasco, il firmatario dell’armistizio del 1848). E poi Enrico Martini non usava il bastone perché aveva sempre nascosto, fino alla morte, la leggera difficoltà di appoggio di un piede, dovuta a una frattura giovanile malcurata al tarso (meglio non credere mai troppo a Carlo Pagani). Più altri dettagli minori. Tutto ciò nulla toglie al meritato riconoscimento. Il secondo premio, di € 2.500, è assegnato a un’altra scuola del nostro territorio, l’Istituto di Istruzione Superiore “Stanga” di Pandino, cioè la Scuola Casearia. L’opera è “La torta italica: il tricolore nel formaggio”. Al sesto posto, con un premio di € 833, l’Istituto Professionale di Stato per l’Industria e l’Artigianato “Fortunato Marazzi” di Crema, per i costumi risorgimentali realizzati dal “corso moda”.

Il 19 luglio, presso il Museo di Crema, il Comitato promotore del progetto riguardante il monumento di Vittorio Emanuele II presenta alla stampa locale, con una precisa e dettagliata relazione, il progetto di restauro e ricollocazione del monumento del Re nella sua piazza originaria. I tempi previsti sono confermati in due anni circa da quel momento. Si inizia infatti a ipotizzare una inaugurazione nel settembre del 2013. Il costo complessivo del progetto si aggira all’incirca sui 160.000 euro, che il Comitato comincia a raccogliere da subito. Sempre presso il Museo di Crema, il 1° ottobre il progetto viene presentato alla cittadinanza e alle numerose autorità pubbliche presenti in quella occasione.

Altre iniziative private

Il 9 settembre, la Associazione degli ex Alunni del Liceo Ginnasio “Alessandro Racchetti” di Crema invita a Crema un relatore di notevole levatura, Massimo Introvigne. L’incontro si svolge a Palazzo Vimercati. La conferenza è sul tema “I rapporti tra la Chiesa cattolica e la Massoneria italiana nel Risorgimento”. La rilevanza del relatore e l’interesse per l’argomento, di fondamentale importanza per la nostra storia risorgimentale e non solo, richiama un pubblico molto numeroso e qualificato, con esaurimento di tutti i posti disponibili in sala. Numerose le domande poste a fine conferenza dai presenti, alle quali il relatore risponde con ammirevole cognizione di causa, profondità di argomentazioni e grande soddisfazione dei partecipanti.

Il 24 settembre, presso la villa Marazzi di Palazzo Pignano, si svolge un interclub tra i due club rotariani cittadini, il Rotary Club Crema e il Rotary Club Cremasco San Marco. Presenti il governatore distrettuale Ivo De Lotto, il governatore emerito Tommaso Caizzi, i presidenti dei due club, Ferdinando Bettinelli (Crema) e Luca Bandirali (San Marco), il presidente del Consiglio Comunale Antonio Agazzi e il capitano dei carabinieri Antonio Savino. Il tema trattato dopo la conviviale è duplice. Una prima parte è dedicata a “I cremaschi che hanno fatto l’Italia, nel 150° dell’Unità”. I patrioti di cui sono state esposte le vite e le imprese risorgimentali sono Vincenzo Toffetti, Enrico Martini, Paolo Marazzi, Lodovico Oldi, Ottaviano Vimercati, Giovanni Gervasoni e Antonio Marazzi. La seconda parte riguarda Fortunato Marazzi, tenente generale, uomo politico, deputato e senatore, e viene svolta con una relazione di Andrea Saccoman.

Il 12 novembre, dopo la fine delle operazioni di restauro del monumento a Giuseppe Garibaldi, collocato nell’omonima piazza, si svolge la cerimonia con la quale la statua viene scoperta e restituita alla cittadinanza. L’iniziativa è stata promossa dall’associazione “L’Araldo” ed è stata finanziata dal Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici di Brescia, Cremona e Mantova, dal Comune di Crema, dalla Fondazione Comunitaria della provincia di Cremona, dalla Banca Cremasca di Credito Cooperativo e dalla farmacia Bertolini. L’autore della statua è Francesco Barzaghi. Il monumento era stato inaugurato nel 1885. Il restauro, durato parecchi mesi, si è reso necessario per fermare e sanare il forte degrado del manufatto, dovuto alla prolungata esposizione agli agenti atmosferici e, soprattutto, alla scarsa manutenzione nel tempo. Sono presenti alla cerimonia il sindaco e numerose autorità comunali, alcune autorità provinciali e le associazioni combattentistiche, d’arma e di servizi, con i rispettivi gonfaloni, drappi e bandiere.

Il 24 novembre, nell’ambito della rassegna “Biografie per immagini”, che si tiene a cura di Severina Donati presso il Palazzo Donati di Crema, si svolge l’incontro sul tema “150 anni fa. Il conte Enrico Martini di Crema e il Re Carlo Alberto. Le Cinque Giornate di Milano”. Sono presenti il presidente del Consiglio comunale Antonio Agazzi, l’assessore provinciale all’Istruzione, Formazione e Lavoro Paola Orini, il capitano dei carabinieri Antonio Savino, il responsabile della Vice Questura di Crema Daniel Segre e altre autorità civili e militari. L’esposizione della vita e delle vicende storiche di Enrico Martini viene realizzata da Severina Donati soprattutto con la proiezione di un numero significativo di immagini, in parte poco note al pubblico, e con la lettura di documenti storici d’epoca da parte di Enrico Baroni. Viene sottolineato anche il collegamento con il Palazzo Donati (in realtà Palazzo Benzoni-Scotti-Martini-Donati). La famiglia Martini lo aveva avuto in proprietà dal 1765 al 1932, per 167 anni. Sono utilizzate nella relazione anche diverse opere già pubblicate su Enrico Martini e sulle sue attività politiche e diplomatiche.

Il 10 dicembre, presso la villa Benvenuti di Ombriano, è presentato il libro “Risorgimento Cremasco. Dalla Repubblica Cremasca all’Unità d’Italia. 1796-1861”. Il libro raccoglie contributi di autori vari, con il coordinamento di Mario Cassi, presidente dell’associazione “L’Araldo”. La pubblicazione è avvenuta a cura di questa associazione, della quale era allora presidente onorario Ferrante Benvenuti. Il testo ripercorre le vicende che vanno dall’epoca napoleonica fino all’unità italiana, in chiave originale e con un apparato iconografico di sicuro interesse, soprattutto per i ricercatori storici locali.

Il 14 dicembre, nella sede della Pro Loco di Crema, è presentato un libro che si può ben inserire nel contesto della ricorrenza del 150° anniversario. Si tratta di un libro bifronte. Ha due autori e due titoli. La parte scritta da Piero Carelli ha per titolo “Una Bandiera che gronda sangue. Una lettura delle nostre origini nazionali”. La parte scritta da Vittorio Dornetti ha per titolo “Anche a Crema si è fatta l’Italia …”. Sono evidenti le due diverse, anzi opposte, impostazioni concettuali e culturali dei due autori. Le differenze sono anche di metodo e di sviluppo dei contenuti. Carelli ha un approccio, per lo meno in parte, filosofico-morale. Dornetti ha un approccio solidamente storico. Sono presenti, oltre ai due autori, Rinaldo Zucchi e Tiziano Guerini, presidenti rispettivamente di Uni-Crema e del Caffè Filosofico di Crema, e il presidente del Consiglio comunale Antonio Agazzi. Il volume è infatti edito a cura di Uni-Crema e del Caffè Filosofico (di cui è il “Quaderno” numero 10). Significativa la dichiarazione di Dornetti: “Ho svolto questo lavoro preoccupandomi di difendere l’onore dell’Italia dagli attacchi che spesso le vengono mossi. Il Risorgimento è stato una stagione gloriosa della nostra storia”. Sulla stessa lunghezza d’onda Agazzi: “I limiti dell’Italia unita hanno riverberi anche ai nostri giorni. Ma l’Italia unita è un dato di fatto non più in discussione”.

Le celebrazioni del 150° svolte nell’anno 2011 si concludono a Crema con queste due presentazioni di libri alla Villa Benvenuti e in Pro Loco. A livello nazionale, si svolgono ancora, in questo scorcio di fine anno, eventi di forte rilevanza e richiamo. Basti qui citarne solo un paio, a titolo meramente esemplificativo.

Il 1° dicembre, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, viene presentato il libro di Giorgio Napolitano “Una e indivisibile. Riflessioni sui 150 anni della nostra Italia”. Intervengono, alla presenza dell’autore, il rettore Luigi Frati, Giuliano Amato, Paolo Mieli, Giuseppe Galasso, Andrea Riccardi e Giovanni Sabatucci. Numerosissime le autorità nazionali, regionali e locali, civili, militari e religiose. Il contenuto del libro suscita molti consensi e segna un passaggio importante verso un periodo della nostra storia nazionale nel quale il senso di appartenenza italiana non è più visto come un elemento negativo ma come un legittimo sentimento identitario.

Il 3 dicembre si inaugura, presso gli Istituti degli Innocenti a Firenze, la mostra “Figli d’Italia. Gli Innocenti e la nascita di un progetto nazionale per l’infanzia (1861-1911)”, con chiusura nel marzo 2012. Tra le battaglie combattute per l’indipendenza e l’unità italiana, ce ne sono state alcune che non si sono svolte sui terreni di guerra ma nelle nuove istituzioni nazionali. Una è stata combattuta negli orfanotrofi, nei brefotrofi e negli enti assistenziali creati dal nuovo Stato italiano, che dal 1861 in poi hanno raccolto, allevato e formato un’infanzia derelitta ma non per questo meno degna di essere soccorsa e moralmente restituita alla propria dignità. Questa mostra, costituita, tra i vari materiali esposti, da una ricchissima documentazione fotografica, racconta l’accoglienza data ai bambini abbandonati a Firenze, Milano, Venezia, Napoli e Bologna nel primo cinquantennio italiano. L’iniziativa nasce dalla collaborazione dello storico istituto fiorentino degli Innocenti con i Martinitt e le Stelline di Milano, oltre che con altre istituzioni assistenziali veneziane, napoletane e bolognesi. Sia la mostra che il catalogo sono a cura di Stefano Filipponi, Eleonora Mazzocchi e Lucia Sandri.

Mentre a Crema nel 2012 non si svolgono più iniziative collegate alle celebrazioni del 150° anniversario, a livello nazionale ci sono invece, lungo tutto l’anno 2012, molte manifestazioni commemorative, in logica prosecuzione dei programmi realizzati nel 2011. L’ondata di iniziative ed eventi che nel 2012 dà ulteriore forza ai progetti celebrativi dell’anniversario è notevole e fornisce conferma del successo nazionale di questa ricorrenza.

Il 6 e il 7 maggio 2012, le elezioni amministrative comunali danno a Crema la vittoria al centrosinistra. Stefania Bonaldi è il primo sindaco donna della nostra città. La vittoria è netta, senza necessità di ballottaggio. Stefania Bonaldi sarà rieletta per un secondo mandato nelle elezioni amministrative comunali dell’11 giugno 2017, questa volta dopo il ballottaggio, svoltosi il 25 giugno.

Tra il 2010 e il 2013 vengono restaurati in Italia molti monumenti dedicati agli eroi risorgimentali. Il restauro cremasco del monumento a Vittorio Emanuele II prosegue intanto in aderenza al piano di lavoro e ai preventivi di spesa. Proprio in riferimento alla generale opera di ripristino monumentale a livello nazionale, sia le competenti strutture ministeriali, sia le varie autorità regionali sono munite di appositi fondi da destinare ai progetti migliori in questo campo. Nel settembre del 2013 vengono inaugurate a Brescia le statue restaurate e ripulite di Giuseppe Zanardelli e di Arnaldo da Brescia.

Dopo un restauro estremamente impegnativo, che ha comportato addirittura la ricostruzione di alcune parti della statua distrutte dall’attentato esplosivo del 1946, il 7 settembre 2013 viene restituito alla cittadinanza cremasca, nella sua piazza originaria, il monumento a Vittorio Emanuele II. Anche questo progetto si è originariamente inscritto nel programma delle celebrazioni del 150° anniversario dell’indipendenza e dell’unità d’Italia. Però, in un certo senso, il progetto è andato oltre quelle celebrazioni, ponendosi come più duraturo elemento storico, artistico e architettonico urbano cittadino. D’altra parte, è anche questa, da sempre, una delle funzioni dei monumenti. Scolpire la memoria in modo permanente e visibile a tutti. Oggi questo monumento, insieme agli altri due principali in città, quello a Garibaldi e quello ai Caduti, costituisce un patrimonio civile e simbolico molto importante per noi cremaschi. La storia del suo restauro meriterebbe probabilmente un articolo a parte.

Gli anniversari

Quello del 2011 è stato il terzo anniversario dell’indipendenza e dell’unità d’Italia, celebrato e solennemente festeggiato in modo ufficiale e istituzionale. Si tratta infatti di eventi che avvengono ogni cinquant’anni, perlomeno sino a oggi. Il primo si è svolto nel 1911, nei mesi di marzo e aprile. Il Re era Vittorio Emanuele III. Il capo del governo era in marzo Luigi Luzzatti. In aprile era invece Giovanni Giolitti, giunto al quarto dei suoi cinque mandati. Il pontefice era Giuseppe Melchiorre Sarto, papa dal 1903 col nome di Pio X. A corredo delle celebrazioni era pubblicato il volume “Le tre capitali: Torino, Firenze, Roma”, scritto nel 1898 da Edmondo de Amicis. Con le sue opere, questo autore ha contribuito in modo decisivo a “fare gli italiani”. Certa critica più recente ne ha fatto bersaglio di censure, a volte pure di matrice ideologica, come quelle di “paternalismo” e di “precettismo dall’alto”.

Il secondo anniversario è stato celebrato nel 1961. Il presidente della Repubblica era Giovanni Gronchi. Il capo del governo era Amintore Fanfani, al terzo dei suoi sei mandati. Il pontefice era Angelo Giuseppe Roncalli, papa dal 1958 col nome di Giovanni XXIII. In varie parti d’Italia la ricorrenza veniva festeggiata con manifestazioni, incontri e pubblicazioni. A Torino venivano organizzate varie rassegne. Ad esempio, la Mostra Storica dell’Unità d’Italia. Poi la Mostra delle Regioni Italiane. Molto importante è stata anche la Esposizione Internazionale del Lavoro, che è stata conosciuta soprattutto come “Expo 1961”. La monorotaia di Torino, allora abbastanza avveniristica, viene costruita e inaugurata in occasione di questo anniversario. Non molto tempo dopo viene chiusa e non più utilizzata, fatti salvi alcuni suoi impieghi specifici e temporanei. Ricordo bene quell’anniversario. Avevo otto anni. In casa mia era appena arrivata la televisione e alla sera certe volte guardavo, nel telegiornale prima di Carosello, gli avvenimenti delle celebrazioni di Torino e del resto d’Italia. Poi, dopo i dieci minuti di Carosello, allora da ragazzetti si doveva andare a dormire.

Ovviamente, mi perderò il quarto anniversario, quello del 2061. Chissà se ci sarà ancora l’Italia. Staremo a vedere. Cioè, staranno a vedere i nostri figli e nipoti.

Le immagini a corredo di questo articolo riproducono i seguenti dipinti di storia risorgimentale:

1) Michele Cammarano, I bersaglieri alla presa di Porta Pia, 1871

2) Giovanni Fattori, Il Quadrato di Villafranca, 1876-1880

3) Michele Cammarano, Il 24 giugno a San Martino, 1883

4) Francesco Hayez, La Meditazione o L’Italia nel 1848, 1851

5) Giovanni Fattori, Carica di Cavalleria, 1873

6) Giovanni Fattori, Assalto alla Madonna della Scoperta, 1864-1868

7) Andrea Appiani il giovane, Venezia che spera, 1861

8) Carlo Ademollo, La Breccia di Porta Pia, 1880

L’ultima immagine raffigura anche la morte del maggiore dei bersaglieri Giacomo Pagliari, nato a Persico (Cremona) il 15 gennaio 1822 e caduto all’assalto di Porta Pia il 20 settembre 1870.

 

Pietro Martini


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