I mondi fantastici di Antonio Tacete nel libro "Il Bambolone Nano nella città del formaggio"
Qualcuno ha paragonato Antonio Tacete (nom de plume di Antonio Serventi) al poeta surrealista francese Robert Desnos e, per certi versi, sembra davvero così, almeno se ci si riferisce al primo Desnos, quello de “La liberté ou l’amour”. Ma Tacete, lo scrittore che ha inventato il personaggio di Villa il nano, appare scostarsi anche dal surrealismo erotico di Desnos: libero da (auto)censure e da schemi letterari, Tacete nella sua ultima raccolta di racconti “Il Bambolone Nano nella città del formaggio” (Luigi Battei, 25 pagine) esce anche dai propri recenti tratti, per scatenare ancora una volta la fantasia nel ricostruire mondi fantastici, popolati da esseri che sembrano venire dalle malfamate osterie galattiche di “Guerre stellari” o dal dipinto di Marc Chagall riportato in copertina, ma che scopriamo legati ai luoghi, alle frequentazioni, al passato dell’autore, benché proiettati nel futuro. Si muovono caratteri complementari alle vicende di Villa il nano (che apprendiamo chiamarsi Rosario) e della “città del formaggio” inserite in un turbinio di luoghi verosimili o del tutto onirici, di storie incalzanti, che non permettono di interrompere la pur breve lettura, fino alla fine.
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