I moschettieri di Cremona: versatilità, diritti e doveri, istruzione. Le ragioni di un successo secondo Enrico Pirondini
Quattro cremonesi, quattro medaglie, tre oro e un argento. Sorpreso? No, neanche un po’. Certo mi aspettavo qualcosa di grande - sulla carta c’erano tutti i presupposti - ma un en plein del genere era francamente imprevedibile. Invece è accaduto. Con due formidabili c.t. (Oreste Perri e Marco Villa) e due atleti funamboli (Valentina Rodini e Fausto Desalu). Addirittura gli argenti sarebbero due se contiamo Vanessa Ferrari quale cremonese come papà e i fratellini. Tutte le “contee” sono rappresentate con sublime equanimità : nord, centro, sud. Crema, Cremona, Casalmaggiore. Come interpretare questo poker d’assi? Quanto incide la cremonesita’? “Tantissimo” direbbero gli altri magnifici quattro. Cioè Mina, Tognazzi, Vialli, Cabrini. Di più, tornando a Tokyo: quattro medaglie in quattro diverse discipline sportive: atletica, canoa, canottaggio e ciclismo. Cifre mondiali, tenuto conto della popolazione (esigua) e della diversità delle specialità.
Ciò mi suggerisce alcune riflessioni a voce alta maturate nel tempo, soprattutto nel mio indimenticabile decennio sotto il Torrazzo, il campanile simbolo di Cremona. Guarda caso tra i più alti d’Europa. Per dire. È una lettura svelta, leggera, ancora sotto l’effetto di una sbornia amorosa. Una ciucca esibita con orgoglio. Domanda: cosa c’è sotto questi successi? Tentiamo una spiegazione. Magari campanilistica, suggerita da un gretto attaccamento a questa terra padana. Ma tant’è. L’oro di Tokyo è figlio di queste caratteristiche:
VERSATILITÀ - Il cremonese ha una naturale attitudine a volgersi in direzioni diverse. Prendete Tognazzi: ha fatto il barbiere comunista in “Nené “ e il gay nel “Vizietto”; ma anche il fancazzista in “Amici miei” e il serioso nel “Commissario Pepe”. E molto altro ancora. Idem Mina , cremonese della più bell’acqua, oggi elvetica di facciata, è l’mmagine della versatilità. Con una voce sorprendentemente duttile ha fatto di tutto: l’urlatrice, il pop e il rock, lo swing e il calypso. Persino la canzone napoletana e musica sacra. Taccio i calciatori, campioni di football e amicizia. Doti che a Tokyo i moschettieri hanno esaltato.
DIRITTI & DOVERI - La comunità cremonese ha un forte senso dei diritti e dei doveri. Non è un caso che abbia espresso fior di sindacalisti. Ne cito un paio: Sergio Cofferati e Pierre Carniti. Entrambi della provincia. Entrambi lottatori. Battaglie vinte e perse. Sempre coerenti. Le radici contadine hanno recitato un ruolo fondamentale. A Villa e a Perri sono servite per fare squadra, a Faustino per saldarsi con Marcellone Jacobs e aprire il gas per il gran finale di Tortu. A Valentina queste radici sono servite per entrare nella storia del canottaggio.
ISTRUZIONE - Il cremonese ha nel suo DNA la voglia di sapere. Dunque ama l’istruzione e la corretta informazione. Dietro al trionfo dell’aviere Manfredi Rizza, dietro alla sua canoa d’argento, ci sono la ricerca e gli studi di Oreste Perri. Mi ha confidato il c.t. grigiorosso di aver incaricato nientemeno che l’Universita’ di Mosca per trovare velocità e quei 175 colpi al minuto che equivale ai 100 di Jacobs. A proposito: Rizza, pavese, è ingegnere meccanico. Farebbe un figurone anche su Luna Rossa. Villa ha giocato al meglio le carte azzurre con Ganna e Viviani salvando il ciclismo e forse - e dico forse - Cassani.
DETERMINAZIONE - Testardaggine in senso buono. La testardaggine è una virtù, specie quando si ha ragione. E queste quattro medaglie lo confermano. Alla loro base c’è una volontà risoluta. Un valore alto. Un patrimonio da difendere. Necessario per ripartire dopo la fase pandemica. Se lo sport è l’immagine del Paese, siamo a cavallo.
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