10 marzo 2021

Michela La Fauci: "L'arpa è il mio veicolo per esprimere emozioni e comunicare"

Michela La Fauci, Arpista… con la A maiuscola perché predominante nella sua vita, a tutti i livelli. Dice di essersi consacrata alla sua professione scegliendo di essere una freelance. La Vita, la Musica, la Famiglia. Michela ha una vita da mamma che cerca, di conciliare vita professionale che, in tempi di non-covid, l’aveva portata costantemente lontana da casa. Usa l’Arpa come veicolo di emozioni e di comunicazione. La musica linguaggio internazionale, veicolo di messaggi forti. Unici. Adorabili. Sensuali. E l’Arpa si presta a questa dimensione onirica di grande impatto emotivo. L’abbiamo incontrata. Un tu a tu via computer, ma altrettanto forte e unico. Un viaggio nel mondo di Michela, un viaggio nel mondo dell’Arte.

Chi è Michela La Fauci artista e donna?

"Diplomata al Conservatorio di Genova e perfezionata alla Fondazione Scuola di Musica di Fiesole ho da subito iniziato a fare concerti sia da solista sia in altre formazioni di cui la più storica è il Duo Kerylos con la flautista Elisa Parodi. Ogni concerto ha per me un’importanza meravigliosa perché, quando si suona in pubblico, si ha un feedback dal pubblico che ti aiuta a crescere e ti “alimenta” per poter continuare nella tua ricerca. Ho avuto la fortuna di poter performare in tutta Europa, in Medio Oriente e in paesi meravigliosi come Libano Israele ed Egitto. Forse il più importante è stato il concerto alla Konzerthaus di Berlino come solista con orchestra o al Konzertghebaw di Amsterdam. Dal punto di vista emotivo, quello che mi è rimasto più nel cuore, è stato un concerto fatto a Firenze in cui sono riuscita ad arrivare talmente nel profondo che, una volta terminato, sono scoppiata in un pianto di commozione incontenibile”

Quali sono state le più importanti tappe della sua carriera artistica…una in particolare…

"Da febbraio dell’anno scorso il mio mondo ha subito un arresto sconvolgente. La Musica come l’ho sempre concepita (concerti, performance, nuovi posti da scoprire, colleghi e pubblico con cui condividere) è svanita in un soffio. L’unica possibilità era ed è il provare a reinventarsi, usare metodi e mezzi non ancora sondati. Ho aperto un profilo su Fiverr, portale statunitense di vendita di servizi, e questo mi ha dato la possibilità di collaborare con artisti che mai avrei potuto conoscere altrimenti. L’elemento distintivo della pandemia è la sensazione di solitudine: ho pensato con la mia Arpa di provare a colmarla proponendo video musicali corredati da messaggio personale da inviare alle persone care lontane…un abbraccio musicale insomma. Quando le attività (non la nostra) hanno ripreso a funzionare, ho pensato di usarle (mi si passi il termine) per veicolare la mia musica. Da qui sono nati i QR code musicali: piccoli codici bidimensionali che, inquadrati con lo smartphone, rimandano a miei video musicali, brani di stampo commerciale conosciuti dai più, corredati o meno da dediche affettuose attinte dalla letteratura. Chi riceve un dono (fiori, cioccolatini, vino, profumo o una semplice lettera scritta di pugno) può così avere un’esperienza sensoriale più completa…una serenata smart, attualizzata nel mood dei nostri giorni. Sono persuasa sia una buona idea ma il mondo commerciale è enorme e io mi sento minuscola: riuscire a comunicare efficacemente con chi potrebbe diffonderli è tutt’altro che facile!”

Mondo della musica e Covid: come ci si riinventa per non morire?

"Credo che il mondo sia definitivamente cambiato in questo periodo e il mondo della musica con esso. Già prima le persone avevano cambiato nel tempo l’approccio con la musica (youtube, mp3, spotify) e tutto ciò le ha sicuramente consolate e fidelizzate in questo tempo sospeso di silenzio teatrale. I concerti in streaming, per quanto anch’io ne abbia fatti e ne faccia tutt’ora di cui il prossimo andrà in onda domenica 14 marzo, non credo possano essere la soluzione. Credo che la soluzione non si sia ancora trovata. Le persone hanno voglia di tornare ad ascoltare musica dal vivo e lo hanno dimostrato in estate affluendo numerose agli spettacoli che abbiamo avuto la fortuna di fare.“

Michela pensa che dopo la pandemia per la musica sarà ancora tutto come prima o…La musica come resilienza?

"La musica cura l’anima. Già di per se stessa è resilienza. Quotidianamente il musicista studia, come se l’indomani dovesse avere un concerto. Ti da speranza, ti crea un mondo parallelo in cui ti trovi a comunicare, attraverso le note, sentimenti ed emozioni, fai rivivere attraverso le tue mani i pensieri di grandi compositori vissuti in un tempo lontano. Ti “nutri” quotidianamente e servi agli altri per “respirare”. Dovremmo essere presenti in tutti i luoghi di stress: ospedali, uffici pubblici, aziende…le vibrazioni dirette della musica creerebbero un modo diverso di approcciarsi reciprocamente e renderebbero l’ambiente più salubre.”

Infine un pensiero ai nostri giovani. Che consiglio dare a chi intraprende la carriera musicale?

"Il rapporto con i giovani non è semplice. Io insegno arpa e adoro stabilire con i miei allievi un rapporto profondo di scambio reciproco. Sicuramente direi loro cose che a me non sono mai state dette: usare l’interconnessione con altri mondi, soprattutto quello della crescita personale, perché lo studio di uno strumento ti rende un perfezionista ipercritico e questo indebolisce; studiare marketing perché il loro primo manager saranno loro stessi; capire che la perfezione non esiste ma bisogna sempre ambirvi godendosi il viaggio; studiare studiare studiare e non stancarsi mai e sapere che questo mondo è meravigliosamente duro e difficile ma, se ci credi davvero, ti darà delle soddisfazioni meravigliose.”

Questa è Michela. Questa è la sua musica. Questa è la sua vita.


Roberta Tosetti


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti