17 aprile 2021

Brunello, l'asino cremonese: da Canterbury 900 anni fa alla scoperta delle truffe in medicina

Satira inglese in salsa cremonese, con contorno di medicinali. Circa 900 anni fa, quando Piazza del Duomo non era ancora come la conosciamo oggi, l'abate inglese Nigel Witeker prese carta, penna e calamaio e, nel “buio” della tormentata Inghilterra di allora, decise di scrivere quello che diventerà un best seller per vari secoli. Chiuso nella sua cella monacale presso la cattedrale di Canterbury Nigel Witeker, pseudonimo di Nigel de Longchamps, decise di raccontare la storia di Brunello, l'asino cremonese, esplorando con la satira tipica inglese i rapidi movimenti culturali della Europa di allora. Nigel si mise d'impegno e, mentre a pochi metri di distanza dalla sua cella Enrico II faceva eliminare l'arcivescovo Tommaso Becket reo di essere diventato troppo “moderno”, il giovane abate con il suo latino fluente e una penna ancora più tagliente decise di prendere di mira la nascente scienza medica. Per fare questo si mise a raccontare la storia del vanesio Brunello, l'asino di Cremona, partito da piazza del Duomo alla ricerca di soluzioni per un suo piccolo problema. Brunello è un piccolo asinello con le orecchie grandi e la coda molto piccola, a Cremona si trova bene agli ordini di Fra Bernardo, la città è tranquilla, quantomeno gli arcivescovi non vengono accoltellati dai sicari del Re, ma osservandosi allo specchio si trova, diciamo così, “migliorabile” dato che gradirebbe invertire le dimensioni delle orecchie a favore di quella della coda. Armato di volontà e speranza attraverserà l'Italia raccontando di come la scienza medica di allora fosse – teoricamente – in grado di cambiare la vita delle persone.

Perché il buon Nigel scelse Cremona come città di partenza del fantomatico viaggio di Brunello? Perché nell'Europa di inizio del vecchio millennio la rivoluzione scientifica della medicina fu portata avanti da un cremonese che sembra ormai dimenticato in città, quel Gherardo da Cremona che prese in mano gli scritti medici di Avicenna, considerato il primo vero e proprio medico della storia, traducendo e rendendo l'opera “Il canone della medicina”, fruibile a tutto il vecchio continente. Lasciata Cremona Brunello prende come direzione Salerno, che nel XII secolo disponeva di una avanzata scuola di medicina, dilungandosi lungo la strada in un colloquio o meglio, quasi un monologo monotematico su quei difetti inesistenti, con Galeno, lo storico medico della Antica Grecia che morirà a Roma. A Galeno Brunello racconta di come riuscirà a risolvere quel problema che lo attanaglia peggio delle epidemie che infestavano l'Europa di allora, per fare questo sa che dovrà svuotare il borsello da quasi tutte le sue monete ma in cuor suo sa che, una volta “guarito”, anche lo specchio premierà questa sua nuova vita. Le cose non andranno esattamente così dato che, come storicamente accade, le vanità tendono a consumarsi davanti a ciò che realmente ci circonda.

A Salerno Brunello viene letteralmente truffato con intrugli e pozioni buone soltanto per innaffiare i fiori anzi, forse dannosi anche per i vegetali, tanto che la coda non cresce e le orecchie non si accorciano. Ma l'asino è motivato a tornare a Cremona per schiaffare i miracolosi unguenti contenuti in preziose boccette di vetro sotto il naso di Fra Bernardo e dei cittadini cremonesi che non hanno mai condiviso i suoi problemi né la sua avventura. Le autostrade mica c'erano allora e così, dato che il viaggio non era di certo comodo, le boccette si aprono lasciando il “prezioso” contenuto alla terra e ai sassi che magari avranno apprezzato molto poco quella taumaturgica irrigazione. Dopo aver perso i rimedi per i suoi problemi Brunello viene pure rapinato poco prima di Bologna da malfattori poco interessati alla medicina ma molto di più ai pochi averi rimasti nel borsello. A Bologna l'asino cremonese si ferma nella neonata Università nella speranza di trovare soluzioni sia per le orecchie che per la coda ma, in realtà, avrà soltanto modo di sentirsi dire dai “dotti” felsinei che, oltre a tutte le reali disgrazie che i suoi fantomatici problemi gli avevano creato, Fra Bernardo lo aveva richiamato all'ordine per l'immediato rientro nella natia Cremona, anche se le orecchie erano rimaste smisurate rispetto alla coda. Il libro di Nigel, pubblicato con il titolo di Speculum Stoltorum (lo specchio degli stolti), diventerà uno tra i più letti in assoluto in Inghilterra nella prima parte del millennio, riscritto e aggiornato con immagini un secolo dopo entrerà, intorno al 1400, nella raccolta The Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer, ovvero l'opera prima sulla satira e sulla vita della Inghilterra, il primo tomo scritto in lingua volgare inglese. Il graffiante racconto di Nigel era rivolto a sminuire il nascente approccio scientifico offerto dalla medicina che si affacciava durante il medioevo, con particolare riguardo a quei ragazzi inglesi che, boicottando la nascente Università di Oxford, preferivano trasferirsi oltremanica in improbabili scuole di medicina e in condizioni di vita misere per poi tornare nella natia Inghilterra e scoprire che i loro studi potevano essere portati avanti tranquillamente anche sull'isola, magari senza seguire le orme di Brunello, l'asino cremonese. 

Marco Bragazzi


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