30 aprile 2023

Quando Vladimir Nabokov, l'autore di "Lolita", scrisse un romanzo dove parlò dell'accoglienza che Cremona diede agli ebrei sfuggiti all'olocausto

"Buongiorno sig. Vladimir Nabokov - affermò ansimante il piccolo ospite entrando nello studio dello scrittore- perdoni il mio ritardo ma ho perso il treno Waindell – Cremona delle 13 e 52 e sono dovuto arrivare qui con quello delle 14 e 19"

"Buongiorno a lei professor Timofej Pnin, dal mio punto di vista non è un problema il suo ritardo, però mi spiace informarla che la signora Judith Clyde, la quale presiede il Cremona Women's Club, ha deciso di rinviare la sua conferenza al mese prossimo".

Pnin si asciuga la testa con un fazzoletto con il quale poi pulisce anche i piccoli occhiali rotondi.

"Spiace anche a me, del resto non ero a conoscenza che il treno da Waindell a Cremona del venerdì pomeriggio era stato soppresso"

"Il treno per Cremona delle 13 e 52 - affermò con sicurezza Nabokov segnando qualcosa sul block notes - è stato soppresso cinque anni fa. E' un avviso talmente vecchio che è stato tolto dai tabelloni della stazione".

Pnin sbuffò sonoramente, era atteso per una conferenza sulla lingua russa al Cremona Women's Club mentre, da quel momento, gli sarebbe toccato discutere con lo scrittore Vladimir Nabokov, il suo mentore e creatore.

"Perdoni lo scoramento signor Nabokov ma, visto che ci incontriamo per la prima volta, vorrei chiederle per quale motivo ha deciso di scrivere un romanzo su di me partendo da Cremona. Perchè proprio Cremona?"

Nabokov sposta l'alfiere bianco sulla scacchiera appuntandosi la mossa, era un grande appassionato di scacchi e di insetti, ciò che di più lontano poteva interessare uno scrittore.

"Perché no? Del resto cosa sa lei di Cremona?"

"Dunque, è una città italiana famosa per la liuteria e per parte della storia del Medioevo, c'è una famosa torre che si chiama Terrazzo o qualcosa del genere, i musicisti che conosco dicono sia molto interessante anche per i suoi compositori ma, sinceramente, non vado oltre. Però perché non Firenze, Parigi o Madrid o Atene? Insomma a livello artistico sono molto famose".

"Vero, ma Cremona è molto di più anche se non dispone di tutta quell'arte tipica di alcune città soprattutto italiane. Se si siede sulla poltrona le racconterò una piccola grande storia che ha centro la città di Cremona, forse capirà perché ho deciso di dedicare alla città del Torrazzo, non Terrazzo, l'inizio del mio romanzo Pnin che ha lei come protagonista".

Pnin sgranò gli occhi e si accomodò, era la prima volta, e forse sarebbe l'ultima, in cui l'autore si metteva a spiegare al protagonista i motivi che lo avevano messo al centro di un romanzo.

"Professor Pnin, lei vive negli Stati Uniti da poco dopo la fine della Seconda guerra Mondiale, è scappato dalla Unione Sovietica per rifugiarsi qui, dato che il regime staliniano stava diventando ancor più opprimente".

"Esatto signor Nabokov, è indubbiamente così"

"Quindi lei ha percorso la stessa strada che feci io nel 1917 fuggendo dalla Crimea per evitare di dover vivere sotto il regime bolscevico. Non è stata una scelta facile eppure mi ha fatto capire l'importanza di poter cominciare a scrivere romanzi in maniera un po' meno “osservata” se capisce l'eufemismo". Nabokov guarda la scacchiera e muove, appuntandosi la mossa, il cavallo nero "Nel 1948 circa, quando lei era appena fuggito dall'Unione Sovietica, ho incontrato qui, in questa stanza, una persona di razza ebraica di origini russe a ma che, in realtà, era arrivata da Cremona insieme a parte della sua famiglia"

"Mi perdoni non capisco, cosa c'entra la Russia con Cremona"

"Con la fine della Seconda guerra Mondiale diverse migliaia di persone scampate all'Olocausto vennero dirottate, fin dal 1945, in alcuni stupendi ex monasteri della città di Cremona. In quella città, che si dimostrò accogliente pur con alcuni ovvi limiti organizzativi vista la guerra appena terminata, quelle persone cominciarono a ritrovare la normalità delle piccole cose quotidiane. Era il ritorno alla vita, egregio professor Pnin, era un passaggio che, tempo un paio di anni, li avrebbe portati in altri stati del mondo ma per tutti, la città di Cremona, erano i mesi in cui potevano tornare a ritrovare loro stessi".

"Adesso capisco - affermò Pnin con voce flebile -Un passaggio per tornare a vivere. Come quello fatto da lei nel 1917 e da me, nel suo romanzo, nel 1945. Ma adesso quella persona che fine ha fatto?"

"Sta benissimo, vive a New York e mi scrive con regolarità per sfidarmi a scacchi, ma la sua vita, che aveva vissuto momenti spaventosi, è rimasta legata alla rinascita avvenuta nella città di Cremona, come ho deciso di far rinascere lei, professor Pnin, facendola fuggire dal regime staliniano. Spero che tutto le sia chiaro, mi perdoni ma torno a concentrarmi sulla scacchiera altrimenti rischio di subire uno scacco matto. Buona giornata, professore".

Nel 1955 lo scrittore russo Vladimir Nabokov pubblicò il romanzo Lolita, romanzo che gli diede fama mondiale anche a livello cinematografico. Dopo Lolita diede alle stampe su un periodico le “avventure” del professor Pnin le quali, racchiuse in un romanzo, confermarono e rafforzarono l'enorme fama di Nabokov. La parte iniziale del romanzo è dedicata a Cremona perchè Nabokov incontrò realmente, verso la fine degli anni '40, qualche persona scampata all'Olocausto che gli descrisse la sua permanenza a Cremona.

Nelle foto lo scrittore Nabokov, poi la pagina di Pnin scritta a mano da Nabokov e la copertina del libro

Marco Bragazzi


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