16 febbraio 2023

Cremona negli astri. Dall'asteroide dedicato alla Gioconda di Ponchielli, a quelli dei grandi liutai e al cratere Monteverdi

Esiste un filo sottile, ma poi non così tanto, che collega Cremona agli astri. Per descrivere di come la città del Torrazzo si pone negli infiniti – e ancora molto sconosciuti – meandri dell'universo dobbiamo fare un salto indietro nel tempo, esattamente alla sera del 9 gennaio 1901 quando all'osservatorio astronomico di Heidelberg nel sud della Germania, l'astronomo e pioniere della scienza che studia l'universo, Max Wolf, riuscì a vedere e a classificare un asteroide mai scoperto prima. Siamo all'alba del XX secolo e con le limitate tecnologie di allora, per cui la scoperta di un nuova realtà nello spazio veniva salutata come un grande passo nella astronomia.

Come da tradizione lo scopritore aveva diritto di “battezzare” l'asteroide e Wolf, follemente appassionato di opera lirica, decise di chiamarlo “Laura” quale omaggio alla protagonista de la Gioconda di Amilcare Ponchielli. Fu il primo riconoscimento per la città di Cremona o per uno dei suoi grandi cittadini ma, in una sorta di non dichiarata competizione tra colleghi, l'11 maggio 1902 il triestino Luigi Carnera, assistente di Max Wolf ad Heidelberg e grande amico dell'astronomo cremonese Porro De Somenzi, riuscì a mettere gli occhi su un altro asteroide e, senza esitazioni, gli diede il nome di “Cremona” inserendolo tra “Genova” e “Venezia”.

E' interessante vedere lo sviluppo numerico della scoperta dell'universo, se Laura era il numero 467 tra i “nuovi nati” in tutto il mondo, dopo circa un anno e mezzo Cremona veniva collocato al numero 486, per cui erano stati soltanto 19 gli asteroidi scoperti in quasi 18 mesi di osservazioni in tutto il globo.

Con il passare degli anni lo sviluppo delle tecnologie per la scoperta dell'universo divenne giustamente inarrestabile e la scoperta del singolo asteroide non rappresentava più una notizia da prima pagina, ma quel filo che collega Cremona allo spazio ci porta al 2 febbraio 1989, sempre in Germania ma all'osservatorio astronomico di Tautenburg, città allora situata nella DDR, la Repubblica Democratica Tedesca. Qui il direttore era ai tempi un altro “mostro sacro” della astronomia, Freimut Börngen, tra i più astronomi più prolifici del XX secolo ma, a causa del suo lavoro, osservato speciale da parte dei funzionari politici. In quel 2 febbraio 1989  Börngen scoprì un nuovo asteroide il numero 5063 e, vista la sua enorme passione per musica e i grandi compositori lo intitolò a Claudio Monteverdi. Nel 2023, ben oltre lo scoccare dei 450 anni dalla nascita di colui che ha rivoluzionato la storia della musica, può sembrare una scelta scontata e abbastanza banale ma, nella DDR del 1989, il nome Monteverdi poteva rappresentare un enorme problema per il suo scopritore. Gli organi politici della Repubblica Democratica Tedesca avevano imposto nomi neutri o comunque legati a luoghi, alla storia o alle persone della DDR, o comunque a personaggi legati alla storia germanica, e Börngen, dal canto suo, aveva già rischiato di finire negli scomodi uffici della polizia segreta chiamando tre nuovi pianeti “Verdi”, “Vivaldi” e “Puccini”. Per cui l'ultima scoperta, che avrebbe fatto parte della sua enorme carriera accademica, aveva il simbolico significato di una sfida al regime e divenne un perfetto tributo tra coloro che sono considerati tra i grandissimi compositori di sempre, quindi Freimut scelse come battesimo il nome “Monteverdi”.

Nei racconti dei suoi assistenti è presente l'animo inquieto di quei ricercatori che, a causa dei nomi scelti per gli asteroidi, temevano di vedere arrivare davanti alle loro case, o al centro astronomico, le tipiche automobili usate dalla Stasi, la micidiale e ramificatissima polizia segreta onnipresente nella DDR, polizia che rappresentava sempre un ospite poco desiderato per i cittadini della DDR. Forse per il periodo ormai prossimo al crollo del muro di Berlino o forse per la passione di qualche alto dirigente politico verso le opere del compositore cremonese a Börngen non accade nulla. Con la riunificazione della Germania nel 1990 il grande astronomo fu in grado di lavorare in totale libertà e, nel 1991, divenne il “papà” di un enorme tributo “spaziale” alla città di Cremona. Il 5 ottobre di quell'anno Börngen intitolò due asteroidi, i numeri 19183 e 19185 rispettivamente alle famiglie dei liutai Amati e Guarneri e, quasi come a chiudere in bellezza un percorso che omaggia la storia della liuteria cremonese, il 28 dicembre anche Antonio Stradivari, numero 19189, fa capolino negli astri gratificando la cultura e la storia della città del Torrazzo.

Dopo 450 anni dalla dalla nascita di Claudio Monteverdi in qualche parte dello spazio alcuni piccoli asteroidi si muovono legati alla tradizione e alla cultura della città di Cremona ma non solo, su Mercurio, pianeta intorno al quale orbita l'asteroide dedicato al genio musicale, uno dei crateri si chiama Monteverdi.

Tributi unici e praticamente eterni quelli dedicati alla città di Cremona tra gli astri.

Nelle foto: l'asteroide Monteverdi, il cratere Monteverdi, Freimut Borngen, Luigi Carnera, Max Wolf 

Marco Bragazzi


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