19 febbraio 2021

Il quadro per Einstein spedito da Crema e perso al College

Quel piccolo mistero del quadro sparito, mistero che neanche la miglior facoltà di fisica al mondo, letteralmente culla del sapere, riuscirà a risolvere. Siamo sul finire di una frizzante primavera del 1955 esattamente a metà strada tra Filadefia e New York come in tutto il nord est degli Stati Uniti i colori dei campi cominciano a prendere vita. Il luogo esatto della nostra passeggiata è il campus della secolare università di Princeton, Alma mater di molti grandi scienziati e istituzione forte di tanti premi Nobel come accademici. Il 18 aprile 1955 uno forse tra i più grandi scienziati di sempre, il premio Nobel Albert Einstein, si spegne all'interno del campus di quella che è tra le università più famose del mondo. Il mondo scientifico ma non solo si fermeranno quel 18 aprile per ricordare la persona che contribuì a cambiare la storia dell'uomo e la conoscenza di nuove regole della fisica.

Nel campus le “Tigri” della squadra di football universitario sospesero gli allenamenti anche se avrebbe potuto significare ritardare la preparazione della partita contro gli odiatissimi pari età di Harvard, la comunità scientifica apprese con sgomento la perdita di una delle più brillanti menti del XX secolo. Einstein, nato in Germania nel 1879, viveva negli Stati Uniti da decenni dopo aver lasciato il paese natio a causa della ascesa al potere di Adolf Hitler del 1933 che aveva abbattuto la Repubblica di Weimar. Questa è una sintetica e di certo riduttiva biografia dello scopritore della teoria della relatività, meno conosciuta è la sua parte di vita che lo colloca per 4 anni a Milano all'inizio del 1900 e, addirittura, per qualche mese a Pavia durante la sua adolescenza.

Simbolicamente Einstein potremmo collocarlo anche a Cremona, dato che era rinomata e risaputa la sua passione per lo studio del violino oltre che della fisica, uno studio, quello dello strumento musicale “cremonese” per eccellenza, che di certo lo aveva portato a conoscere la città del Torrazzo quanto meno per la scuola di liuteria che era allora già rinomata in tutto il mondo. Per poter allargare questo ipotetico triangolo lombardo possiamo mettere Crema e un quadro sparito o meglio, un quadro destinato al prof Albert Einstein – Università di Princeton ma mai arrivato a destino, almeno così parrebbe. Quale è la storia praticamente sconosciuta di un ricordo o di un omaggio che, invece di arrivare in quel campus dove vennero scoperte alcune leggi della fisica, sembra perdersi tra le nebbie del porto di New York? E' la storia che parte da piazza Fulcheria n° 20 nella città a metà strada tra Cremona e Milano e che vede come protagonista Francesco del Monaco, cittadino cremasco all'epoca quasi quarantenne, e del suo dipinto spedito negli Stati Uniti come ricordo del premio Nobel.

La nostra storia parte circa due mesi dopo la scomparsa di Einstein, esattamente il 28 giugno 1955 quando la segretaria del direttore della Università di Princeton informa il signor Alfred Spano della agenzia di spedizioni Intra–Mar di New York che un quadro, dipinto da Francesco del Monaco di Crema del valore stimato di 320 dollari, è e rimane un mistero perso tra le mura secolari di Princeton. O meglio, verosimilmente dopo la morte del fisico il signor Francesco del Monaco aveva deciso di dedicare un tributo alla figura dello scienziato, per fare questo aveva creato un ritratto del premio Nobel grazie alla fotografia apparsa su un quotidiano. La encomiabile volontà artistica del signor Del Monaco aveva trovato come ulteriore sviluppo quello di spedire il ritratto direttamente alla Princeton University ma quel pacco, a Princeton, sembra non essere mai arrivato. Le sue notizie si perdono fino al 13 settembre quando il signor Del Monaco spedirà una lettera, scritta ovviamente in italiano, alla Università spiegando le motivazioni del suo lavoro e chiedendo lumi sul dipinto. A Princeton queste cose le prendono sul serio e così il Rettore chiama in causa il docente della cattedra di lingua italiana prof A.T. MacAllister il quale tradurrà la lettera – usandola anche prova di verifica per i suoi studenti - ma non sarà in grado di aggiungere altri indizi alla misteriosa sparizione del dipinto. Il 10 ottobre la segretaria del Rettore dovrà mestamente scrivere al signor Del Monaco che i documenti della Intra-Mar erano arrivati a destinazione, ma il quadro non era stato trovato in nessun angolo del campus lasciando trapelare che, volente o nolente, quel piccolo ricordo del grande scienziato non avrebbe mai trovato spazio dentro il Museo della prestigiosa università. Se una tra le frasi più famose del scapigliato fisico è quella “Non ho particolari talenti, sono solo appassionatamente curioso” la storia del quadro cremasco potrebbe diventare, anche solo per pura curiosità, una nuova sfida per lo scienziato rivoluzionario nel mondo della fisica.

Marco Bragazzi


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