23 aprile 2021

Un ingegnere John Meade Falkner, le sue grandi opere e la passione della scrittura con "The lost Stradivarius"

Quando la perfezione e l'ingegneria diventano una ossessione tutta cremonese. Nell'Arsenale del porto di Venezia, anche se attaccata da ruggine quasi secolare, esiste una gru per lo scarico delle navi che ha superato ampiamente i 100 anni. E' una tra le ultime esistenti di quel modello in Italia e in Europa, la sua funzionalità odierna è ormai solo quella di uno strumento che vive per ricordare come l'ingegno degli uomini fosse al servizio delle necessità legate al mondo del lavoro. Quella gru, che domina ancora il panorama dell'Arsenale, venne progettata e costruita dalla azienda inglese Armstrong Whitworth e, dalla fine del XIX, secolo ricorda come il porto di Venezia serviva e fosse parte di una storia economica che si affacciava fiduciosa al XX secolo.

Allora come oggi coloro che attraversano il famoso London Tower Bridge sfruttano i sistemi di movimentazione del ponte costruiti dalla stessa azienda, nata a metà 1800 per rendere più facile il lavoro dell'uomo e da sempre dedita al miglioramento della qualità della vita. Nei cieli della Prima guerra Mondiale, come sui mari o sulle rotaie, i piloti di caccia, i comandanti di molte navi o i conduttori di treni, combattevano o lavoravano spesso con mezzi e materiali progettati e costruiti da quella azienda con sede a Elswick, nel nord dell'Inghilterra.

In quel drammatico periodo storico, quando le necessità belliche erano comuni a tutti i paesi una persona, John Meade Falkner, era a capo di quella enorme azienda alla quale veniva chiesto di fare ogni sforzo possibile per sostenere i militari impegnati nei massacranti assalti alle trincee o nei combattimenti in aria o sull'acqua. J. Falkner era nato nel 1858 in quella profonda Inghilterra vittoriana legata alla tradizioni e ai valori della Corona Inglese, di famiglia nobile ed agiata aveva un cervello molto brillante che lo aveva portato a cominciare e concludere i suoi studi nelle migliori scuole inglesi per poi approdare alla università di Oxford e laurearsi in storia materia che rappresenterà, insieme alla musica, il fulcro delle sue scelte di vita giovanili.

Nel suo “piccolo mondo quotidiano” che lo accompagnerà fino a farlo diventare una persona chiave per la vittoria inglese e dei suoi alleati nel primo conflitto mondiale, Falkner aveva una grande passione, la scrittura, arte nella quale, dopo gli esordi giovanili, non riuscirà più a dedicare il tempo necessario a causa dei numerosi impegni imprenditoriali. Attraverso la narrazione di sogni o desideri legati al suo mondo e ai suoi studi, pur dando alla stampa poche opere, Falkner riuscirà a raccontare vicende uniche ed appassionanti, infatti risulterà uno dei più importanti scrittori dell'epoca vittoriana e di quello stile “gotico” che dominava le librerie di tutto il mondo alla fine del 1800. Il suo primo scritto legherà le sue passioni in maniera incredibile, tra Antonio Stradivari, fantasmi, la città di Cremona e spartiti maledetti.

Con “The lost Stradivarius” (Lo Stradivari perduto) Falkner pubblicherà uno dei romanzi cardine della letteratura inglese di fine '800, romanzo che lo farà entrare di diritto nel gotha degli scrittori inglesi di allora. La vicenda sembra quasi autobiografica in una ambientazione di circa 150 anni prima, il testo racconta di un giovane, John Maltraves, studente di Oxford e valente violinista, che decide di suonare uno spartito italiano quasi sconosciuto con uno Stradivari acquistato da una nobildonna inglese nel 1738 a Cremona. Lo Stradivari, come raccontato nel testo, arriva dall'asta pubblica di vendita degli strumenti che si tenne nella bottega in città pochi mesi dopo la morte del maestro liutaio avvenuta nel dicembre 1737. Una volta suonato lo spartito all'interno della stanza cominciano a comparire persone che sconvolgeranno la vita di John rendendola completamente differente da quella precedente e porteranno alla luce i “demoni” di Maltraves. Agghiacciante come in uso ai romanzi inglesi dell'epoca, Lo Stradivari perduto lascia spazio a quei drammi personali silenziosi che accompagnavano l'Inghilterra vittoriana, in una sorta di tributo anche ai segreti della liuteria cremonese. Nel 1955 il famoso regista Fritz Lang prese la seconda opera di Falkner, Moonfleet, ambientata tra i pirati caraibici di metà 1700 per mettere su celluloide il famoso film “Il covo dei contrabbandieri”, film dal quale partiranno altre serie televisive e varie opere cinematografiche che avranno sempre come filo conduttore gli scritti di quell'imprenditore inglese il quale, dopo aver aiutato l'Inghilterra a vincere una Guerra Mondiale, avrebbe forse soltanto voluto tornare alla scrittura e alla storia, realtà alle quali aveva dedicato la prima parte della propria vita prima di vederla radicalmente cambiata.

Marco Bragazzi


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