15 febbraio 2021

Due grandi scienziati Usa spiegano virus e batteri in cucina utilizzando un dipinto di Vincenzo Campi

Quella immensa struttura dove il vetro surclassa il cemento sembra, ad una prima e distratta occhiata, uno dei tanti edifici che dipingono l'orizzonte urbano di Atlanta, nello stato della Georgia. Quasi confuso tra i riflessi del sole e una architettura moderna ben diffusa in città il CDC di Atlanta, ovvero la sede dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie, è il punto nevralgico per lo studio della malattie di qualsiasi tipo che si affacciano nel panorama mondiale. Il CDC è una agenzia federale la quale, come la CIA o l'FBI, ha enormi poteri di controllo e anche di polizia nel suo campo di applicazione, la sanità. Entrare al CDC non è facile, lavorarci ancora meno, visitare tutta la struttura è cosa solo per i pochi o pochissimi che ne abbiano diritto.

Nel ventre di quella struttura che si immerge nei profili della metropoli di Atlanta sono racchiusi i campioni di tutti gli agenti patogeni conosciuti, nelle camere blindate e refrigerate sono presenti le ultime fiale esistenti di infezioni come il vaiolo, vari ceppi di ebola o di quella Yersinia pestis che ancora oggi riesce a ripresentarsi in giro per il mondo dopo aver creato pandemie fin dai tempi dell'imperatore Giustiniano. Matt Damon e Laurence Fishburne presero come struttura di riferimento il CDC per girare l'inquietante film "Contagion", dando a quella struttura un'aurea di sancta sanctorum per svariati complotti cinematografici ma, in realtà, trasformandola anche nel punto di riferimento per la ricerca di quelle malattie di tutti i tipi che affliggono ogni angolo del mondo. La scienza medica che si mischia con l'arte cinematografica non è una cosa riservata agli ultimi anni, da decenni il grande o il piccolo schermo raccontano il desiderio di portare agli occhi degli spettatori ipotesi più o meno realistiche su come affrontare il crescente bisogno di speranza a fronte della diffusione di malattie. E' una lotta continua fin dai tempi di Galeno quella che mette a contatto medici, operatori, ricercatori e scienziati con i bisogni delle popolazioni, così come le migliaia di persone che lavorano al CDC o in qualsiasi altra struttura sanitaria devono confrontarsi con le speranze di buona parte della popolazione mondiale. Dato che la storia dell'uomo si incrocia da sempre con quella delle pandemie ecco che dal CDC compare la città di Cremona e la sua arte insieme ai nomi di due ricercatori, Byron Breedlove e Martin I. Meltzer, che da decenni si occupano dei virus emergenti a livello mondiale. I due lavorano a contatto con la ricerca più avanzata in termini di nuovi virus, sono parte di una struttura di controllo e di intervento rapido, oggi chiamate comunemente task force, per il controllo e il contenimento di nuove infezioni virali come Ebola, Zika, rabbia, malaria e, più recentemente, il COVID 19. In quel mix tra arte e scienza Breedlove e Meltzer hanno deciso di raccontare, attraverso il dipinto “La cucina” di Vincenzo Campi, quel rapporto e intreccio tra la storia dell'uomo e le pandemie. L'articolo offre uno spaccato della grande arte pittorica della famiglia Campi, ne racconta le origini fin dagli studi di di papà Galeazzo Campi nella bottega di Boccaccio Boccaccino, passando per l'anonimato pittorico dei primi lavori che erano semplici ritratti di nobildonne o nobiluomini. La rivoluzione artistica della famiglia avvenne quando, invece di “guardare in alto” verso i nobili, i Campi cominciarono a dipingere allegorie o momenti della vita popolare cremonese ma non solo. La trasformazione dei colori sulla tela e l'ingresso di volti di comuni cittadini immersi nelle loro faccende offre ai due ricercatori una riflessione su cosa rappresentano, agli occhi di due ricercatori del CDC, i colori e i momenti di quelle pennellate che hanno ormai più di 500 anni. Con una riflessione scientifica i due legano i virus alla pittura cremonese, su quella tela dai tratti unici Breedlove e Meltzer raccontano di nomi sconosciuti a buona parte della popolazione come Escherichia coli, Shigella, Salmonella, Campylobacter e Cyclospora cayetanensis, nomi visti come fonti di malattie o infezioni di origine alimentare. In maniera quasi scientifica il tributo spiega di come Vincenzo dipinge magistralmente senza sapere, dato che i microscopi verranno inventati un secolo più tardi, quali indesiderati ospiti si celano nell'assenza di acqua corrente e sapone per lavare le mani o tra gli utensili da cucina di certo non sottoposti a trattamenti di igienizzazione. L'approccio alla bellezza della scuola pittorica cremonese è esemplare, tra la ricchezza di un quadro Breedlove e Meltzer trovano però il modo di raccontare di quali infezioni zoonotiche ancora oggi si nascondo nell'ambiente domestico, anche se brillante e pulito, più frequentato quotidianamente. Il lavoro di Breedlove e Meltzer è quello di studiare e dare speranza, il lavoro di Vincenzo Campi era quello di raccontare momenti della vita quotidiana cremonese, per buona parte della popolazione odierna è quello di poter apprezzare l'impegno dei ricercatori e i colori della famiglia Campi. 

Marco Bragazzi


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