4 gennaio 2022

La barriera idraulica non basta, la Tamoil inquina ancora. Quasi 70 centimetri di idrocarburi sulla falda

"La barriera idraulica costruita in lato sud dell’area Tamoil non è idonea ad intercettare il surnatante. Pertanto è possibile e probabile che sia avvenuto nel corso dell’ultimo decennio il passaggio di prodotto surnatante dal sito Tamoil a quello Bissolati". Gli inquinanti della raffineria, in sostanza, sono ancora presenti in quantitativi significativi, tanto che lo spessore degli idrocarburi in galleggiamento sulla falda va dai 39 ai 70 centimetri. E' solo uno dei passaggi della relazione dei consulenti tecnici incaricati dal Tribunale per appurare lo stato dell'arte sull'inquinamento prodotto dalla Tamoil, in particolare nell'area della Canottieri Bissolati.

La relazione è stata depositata ieri (qui l'articolo) e a poche ore di distanza a fare il punto della situazione è il presidente della Bissolati, Maurilio Segalini.

"Come Società Canottieri Bissolati - annota il presidente in un comunicato inviato ai media -, finita la fase processuale penale, stiamo affrontando l’aspetto civilistico della questione individuabile sotto questi aspetti: la tutela della proprietà Bissolati dalle immissioni di prodotti inquinanti ed il risarcimento dei danni patiti nel tempo dalla Canottieri a causa della accertata contaminazione il risarcimento del danno; risarcimento dei danni avuti nel tempo dai soci delle Canottieri. Per fare questo ci siamo avvalsi dei nostri consulenti legali, Avv.ti Gennari e Tampelli e tecnici, Dott. G. Porto".

In quest’ottica, prosegue, "abbiamo chiesto al Tribunale l’ATP prodromica alla causa di inibizione delle immissioni intollerabili (844 c.c.) e per il risarcimento del danno (art. 2043) perché, da dati raccolti dalla Canottieri, si è rilevata la presenza di surnatante (idrocarburi non emulsionati con l’acqua della falda) con vari spessori dai 63 -70 cm. Nonché la presenza di Soil Gas (sprigionato dagli idrocarburi costituenti il surnatante) gas pericoloso da inalare e perché esplosivo. E’ inutile dire che il surnatante è considerata una “fonte primaria d’inquinamento” mentre quella “secondaria” è identificata con il comparto ambientale oggetto della contaminazione” nel nostro caso il terreno, la falda e aria della Bissolati".

Segalini riporta quindi gli esiti degli accertamenti: "I consulenti tecnici nominati dal Tribunale in sede di ATP hanno depositato il loro elaborato da cui si evince che:

- il meccanismo di contaminazione dell’area occupata dalla Bissolati è dato dal flusso d’inquinanti (idrocarburi) provenienti dal sito di proprietà Tamoil;

- lo spessore degli idrocarburi in galleggiamento sulla falda varia dai 39 ai 70 cm, è influenzato dall’andamento stagionale ed è condizionato dalla superfice ed andamento della falda, in quanto a sua estensione;

- la contaminazione dei terreni diviene significativa dai – 5,50 ai - 9,00 metri;

- gli inquinanti, idrocarburi, provengono solamente dal sito Tamoil;

- la barriera idraulica costruita in lato sud dell’area Tamoil, non è idonea ad intercettare il surnatante. Pertanto “ è possibile e probabile che sia avvenuto nel corso dell’ultimo decennio il passaggio di prodotto surnatante dal sito Tamoil a quello Bissolati”;

- gli impianti di bonifica messi in opera da Tamoil hanno rimosso significative quantità di inquinanti, tuttavia poiché il risultato primario era quello di eliminare il surnatante: si deduce che tale azione non sia adeguata alla necessità;

- il pericolo per la salute dei frequentatori della Bissolati in termini di contatto diretto con gli inquinati (ingestione e per contatto) è stato scongiurato con il divieto sindacale di utilizzare l’acqua dei pozzi a favore di quella dell’acquedotto".

Per quanto riguarda la cosiddetta Analisi del Rischio sviluppata nel 2010 da URS (consulente Tamoil), si legge ancora nella nota stampa, "i dati raccolti in sede di ATP non “individua situazioni di criticità”, tuttavia bisogna anche dire che per eseguire una corretta Analisi del Rischio ha come presupposto l’assenza del surnatante: condizione che nel nostro caso, dal 2007 ad oggi, è sempre mancata. L’area di proprietà della Bissolati, a causa della presenza del surnatante e della contaminazione dei terreni ha subito un deprezzamento nonché limitazioni edificatorie attesa la contaminazione del terreno.
L’approvvigionamento idrico delle necessità della Canottieri (riempimento piscine, docce, servizi etc.) attraverso l’acquedotto comunale in luogo dell’utilizzo dei pozzi ha creato, e continua a creare, un danno economico".

"La Canottieri ha avuto anche un danno societario dovuto alla progressiva perdita di iscritti a partire dal 2007 in poi - evidenzia Segalini -. Quanto emerso dall’ATP costituisce un punto fermo e non più opinabile sui danni che l’inquinamento proveniente dal sito di proprietà Tamoil ha causato e, tutt’ora, causa alla proprietà della Bissolati. Nell’intraprendere questa iniziativa processuale il Consiglio della Bissolati, che mi onoro di presiedere, pur agendo nell’ interesse della Canottieri ha perseguito l’obbiettivo di cercare di fare luce su una vicenda che ha interessato l’intera comunità della nostra città, vicenda in cui non sono mancate (persistono) zone d’ombra".

"Continueremo a far accertare anche in sede giudiziaria ogni danno che si dovesse nel frattempo manifestare alle strutture e che sia derivato dalla contaminazione e/o dalle attività intraprese per la sua eliminazione al fine di ottenerne il giusto ristoro e riparazione", conclude Segalini.

La prima foto in alto è di Antonio Leoni. Nella seconda immagine a scorrimento, la rilevazione degli idrocarburi. La foto è stata scattata il 2 luglio 2021 alla Bissolati per verificare la presenza di surnatante sulla falda (cm. 63).


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