28 giugno 2021

Una storia straordinaria da documenti desecretati: il violoncello di Stradivari bloccato dagli Usa nel '45 perchè saccheggiato agli ebrei

Il signor Alex K. di Berna era convinto di poterla fare franca. Nei primi giorni del settembre del 1945, quando l'inchiostro delle firme sui trattati che ponevano fine alla Seconda Guerra Mondiale non si era ancora del tutto asciugato, aveva contattato l'O.W.I, ovvero l'Ufficio Strategico statunitense per la guerra e, in qualità di venditore di strumenti musicali, aveva chiesto di mettere sul libero mercato americano alcuni dei suoi pezzi. Era un cittadino della neutrale Svizzera il buon vecchio Alex quindi, come si usa dire, a “bocce ferme” aveva pensato di rientrare nel mercato del commercio sfruttando la fine della immane tragedia che aveva insanguinato il XX secolo. Fino a qui nulla da eccepire, quando il mondo aveva sofferto le peggiori privazioni per anni, il commercio poteva rappresentare uno dei punti necessari per tornare a vivere ma per farlo bisognava passare dagli statunitensi che, nel 1945, avevano il controllo di ogni attività su buona parte dell'Europa.

Avrei un Rembrandt da vendere, è un autoritratto di quando aveva 30 anni dipinto su legno, la tavola quadrata misura di circa 18 pollici (45 centimetri) per lato, valore 60000 franchi svizzeri (circa 350 mila Euro attuali).”

Interessante, rispondono dagli Stati Uniti, molto interessante, certo con quelle cifre i compratori non sono molti ma, magari, qualche nababbo di oltre Oceano poteva allungare il grano e far arrivare l'opera in qualche collezione di New York o da altre parti degli Stati Uniti.

Oltre a quello mi permetto di porre alla vostra attenzione un altro pezzo della mia collezione, un violoncello cremonese di Antonio Stradivari chiamato Lord Aylesford, strumento arrivante da una collezione di proprietà di un cittadino svizzero che vorrei vendere per 65000 franchi svizzeri (circa 380 mila Euro attuali)”.

Alex si presenterà alla Ambasciata statunitense di Berna con il dipinto ma senza il violoncello, rilasciando ad un anonimo impiegato la sua prima e dettagliata versione sulla proprietà dei suoi capolavori, versione che verrà subito inviata all'O.W.I. a Londra.

Nel 1945 uno Stradivari valeva di più di un Rembrandt, di certo erano oggetti molto ricercati ma Alex fa i conti senza l'oste o meglio, sicuro di ciò che aveva tra le mani come mezzo per uno scambio commerciale, si fa rapire dalla ossessione del guadagno facile targato “liuteria cremonese”. Qui casca l'asino caro Alex, e con quello caschi anche tu, perché dall'anonimo ufficio dell'O.W.I. della piovosa Londra la corrispondenza di Alex passa agli analisti della Commissione Roberts creata da Eisenhower nel 1941 e in quegli uffici la musica cambiava e parecchio. La Commissione Roberts sita nella meno piovosa Washington aveva il compito di tutelare i beni culturali sia durante che dopo la guerra. Grazie ai famosi soldati chiamati Monuments Men, fin dal 1944 girava per tutta Europa per proteggere e tutelare le opere d'arte, per cui la Roberts era composta da persone molto preparate e poco inclini nel vedersi fregate dal primo che passa.

Da Washington chiedono tutta la documentazione sulla proprietà e sulla provenienza dello strumento, Alex fornisce alla Ambasciata statunitense svizzera una sorta di ambiguo collage di certificati e il suo nome finisce nella tremenda lista nera di venditori d'opere d'arte provenienti da “saccheggio”. Da quel momento ogni attività commerciale legata al suo nome avrebbe avuto il poco invidiabile privilegio di venire controllata in ogni singolo passaggio ma per lo svizzero, soprattutto, il lucroso e fiorente mercato nord americano era ormai chiuso ai suoi traffici.

E' un marchio indelebile quello che la Commissione applicherà su Alex, marchio che racchiudeva chiunque avesse sfruttato Stradivari o altri artisti come personale tornaconto derivante da opere di provenienza sospetta. Già, perché negli anni bui del XX secolo uno Stradivari rappresentava molto di uno strumento musicale, era una sorta di salvacondotto o salvavita per coloro che lo possedevano.

Gerarchi come Goering o Heydrich saccheggiavano le collezioni private o pubbliche, soprattutto con i capolavori di artisti italiani, alla ricerca di opere che potessero arricchire la loro collezione. Con la Gestapo e le SS c'era poco da discutere e i proprietari, se molto fortunati, potevano al massimo evitare le camere a gas o una fucilazione di massa, per cui molti cercavano di sfuggire ai drammatici carri bestiame offrendo violini Stradivari o dipinti del Rinascimento, vera e propria ossessione di Goering.

La Commissione Roberts era a conoscenza di questo, oltre alle opere saccheggiate per le quali era difficile ricomporre la proprietà a causa della sparizione di intere generazioni di famiglie, il mercato post bellico offriva anche falsi immessi per sfruttare le speculazioni. La Roberts cercava di ricomporre, con gli archivi e la corrispondenza privata, la storia delle opere che venivano offerte sul mercato per cercare di rendere giustizia a coloro i quali si erano visti strappati i loro beni ma, soprattutto, anche per costituire le prove che avrebbero portato al processo contro i vertici del nazismo. Gli americani sono feroci con chi ha sfruttato l'Olocausto per arricchirsi, è il caso di un direttore di alto profilo della fabbrica cecoslovacca Skoda che, agli inizi del 1944, vista la sua posizione, viene messo sotto pressione dai nazisti per aumentare la produzione industriale rivolta allo sforzo bellico. Alle strette e dovendo decidere tra Auschwitz o la sopravvivenza il direttore offrirà il suo Stradivari ai nazisti come salvavita, il violino passerà da un commerciante svizzero e, con la mediazione di un cittadino di New York, finirà nelle mani di un tedesco, commerciante d'arte, che viveva in Paraguay. Le cose andranno bene per loro fino alla fine del 1945 quando il cittadino statunitense, il Dottor H., non si troverà sulla porta di casa gli uomini dell'Fbi con intenzioni tutt'altro che amichevoli. E' una guerra nella guerra quella delle opere d'arte sequestrate dai nazisti, guerra che troverà, nella liuteria cremonese, una delle tante “armi da battaglia” spesso nate da violenza e soprusi.

Marco Bragazzi


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