“Senza consenso è violenza sessuale” via libera unanime della Camera alla proposta di legge, un passo in avanti per la civiltà? Speriamo.
Con 227 voti a favore la Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità la legge che modifica il delitto di violenza sessuale, introducendo la nozione di “consenso libero e attuale” ad atti sessuali, in linea con le prescrizioni della Convenzione di Istanbul. In sintesi “il sesso senza consenso è stupro”, un concetto apparentemente semplice che non dovrebbe dare atto ad interpretazioni e, soprattutto, dovrebbe allineare tutti sul fatto che lo stupro ed altri reati sessuali costituiscono un grave attacco all’integrità fisica, mentale e all’autonomia sessuale della vittima.
Il testo che modifica l’articolo 609-bis del Codice Penale, prevede che “chiunque compie o fa compiere o subire atti sessuali ad un’altra persona senza il consenso libero e attuale di quest’ultima è punito con la reclusione da sei a dodici anni. Alla stessa pena soggiace chi costringe taluno a compiere o a subire atti sessuali con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità ovvero induce taluno a compiere o a subire atti sessuali abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica o di particolare vulnerabilità della persona offesa al momento del fatto o traendo in inganno la persona offesa per essersi il colpevole sostituito ad altra persona. Nei casi di minore gravità la pena è diminuita in misura non eccedente i due terzi”.
L’Italia, in questo modo, si allinea ad una visione più moderna e rispettosa dell’autonomia corporea già sostenuta da organismi internazionali come il Consiglio d’Europa e di Parlamento Europeo.
Cosa cambia in modo significativo? Sul piano processuale la prova dell’assenza di consenso diventa più chiara; nella cultura sociale si promuove una maggiore consapevolezza sul rispetto dei confini personali, mentre nella formazione degli operatori giudiziari si dovranno aggiornare le prassi ermeneutiche.
L’importante aspetto innovativo di questa nuova norma fa chiarezza su un fondamentale punto: il consenso, eliminando i dubbi interpretativi e riducendo l’eccesso di discrezionalità.
Una ricerca condotta recentemente da ActionAid sulla violenza di genere rivela dati che fanno rabbrividire. La violenza economica è considerata accettabile da un uomo su tre, e lo è per quasi la metà dei maschi Millennials e per quelli della Gen Z. Per uno su quattro la violenza verbale e quella psicologica sono ampiamente motivate. La maggioranza (55%) dei Millennials ritiene legittimo il controllo sulla partner, soprattutto in caso di tradimento o di mancata cura della casa e dei figli.
Anche la violenza fisica è giustificata per quasi due maschi adulti su 10. Un quadro che va dalla generazione over 60 dei Boomers che nega la violenza di genere e non sa vederne le diverse forme, agli uomini più giovani, che pur riconoscendola la legittimano.
Ogni anno, il 25 novembre, in tutto il mondo, si celebra la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle donne, data ufficializzata dalle nazioni Unite nel 1999. Una scelta non casuale, nata dall’intento di non dimenticare un brutale assassinio avvenuto nel 1960, nella Repubblica Dominicana, dove le tre sorelle Mirabal che, considerate rivoluzionarie, vennero torturate ed uccise.
La violenza, purtroppo, rappresenta un cancro del periodo storico che stiamo vivendo, ha molte forme e variegate sfaccettature. In qualche modo si assiste alla demolizione dei concetti base che regolano un’idea molto semplice: il rispetto.
Da anni, e chi mi conosce lo sa bene, mi occupo di contrastare la violenza di genere ma ciò non significa chiudere gli occhi su un altro aspetto che, spesso, viene dimenticato: la violenza domestica della donna sull’uomo.
Codice Rosso: quando l’uomo è vittima. Un fenomeno che ha la caratteristica di essere un tabù, una situazione complessa e poco conosciuta. Il mio intento non è assolutamente sminuire la gravità sulla violenza per mano maschile ma fare un passo in più, mettendo l’accento sul concetto di violenza. Tutte le forme di violenza dovrebbero essere contrastate e tutte le vittime dovrebbero essere tutelate, indipendentemente, dal sesso di appartenenza. Si stima che, ogni anno, 5 milioni di uomini siano vittime della violenza femminile ma, raramente, la violenza domestica sugli uomini diventa un fatto di cronaca poiché meno eclatante.
Ieri, un fatto definito di cronaca, apertura di tutti i tg, mi ha fatto rompere gli indugi nello scrivere questa riflessione. Nel Salento un bambino di otto anni è stato trovato morto con segni di violenza. Poco dopo il corpo della madre è stato recuperato in mare. Gli inquirenti ipotizzano omicidio-suicidio: la donna avrebbe ucciso il figlio e si sarebbe tolta la vita. Lo Zio: “Lei maltrattava il figlio”. Il caso è molto complicato, si parla addirittura che la madre avesse minacciato il padre del bambino. Mi fermo qui, le indagini sono in corso. Un caso come molti altri che restano nel silenzio. Una verità: una vittima innocente.
C’è poi il caso sconcertante del gruppo Facebook “Mia Moglie” dove uomini postavano foto intime di compagne ignare, la novità è che la procura di Roma indaga una donna per diffusione illecita di foto e video sessualmente espliciti, insieme a un co-gestore uomo che avrebbe collaborato alla pubblicazione e alla moderazione dei contenuti. Il caso aveva suscitato un’indignazione così potente da spingere molte vittime a pensare a una class action. Non è violenza fisica ma è violenza, è uno stupro dell’intimità della persona.
Si tratta, invece, di violenza incontrollata quella subita dal malcapitato studente ventiduenne aggredito in Corso Como a Milano: una violenza inaudita da parte dei giovani aggressori e la follia di sentirsi “grandi” nel riprendere tutto per postarlo sui social attraverso una disumana indifferenza.
Impossibile non ricordare un episodio accaduto i primi di novembre, sempre a Milano, quando in Piazza Gae Aulenti, una donna di 43 anni è stata accoltellata alla schiena da uno sconosciuto, episodi di questo tipo li sentiamo tutti i giorni. Purtroppo, troppo spesso, la violenza crescente viene confusa con il grado di percezione degli individui. Che grave errore!
Questi sono solo alcuni esempi di fatti che mi spaventano. Situazioni differenti, soggetti differenti, età differenti, un comune denominatore: la violenza, uno smisurato desiderio di dimostrare un senso di superiorità. Pensare che ci stiamo abituando a tutto questo orrore e, personalmente non voglio farlo, fa orrore.
Se da un lato oggi affrontiamo in modo aperto la necessità di educare alla sessualità e all’affettività per promuovere la conoscenza e la consapevolezza delle proprie emozioni per riconoscerle ed imparare a gestirle, oggi più che mai dovremmo ritornare anche all’educazione del senso civico del rispetto, del giusto e dello sbagliato. Il rispetto non può essere affrontato a compartimenti o per settori, fa parte di una convivenza civile. Mi sembra folle doverlo sottolineare. Mancano le basi. Forse, in un tempo segnato dal concetto di libera interpretazione, abbiamo maggiormente bisogno di linee guida certe per non smarrire l’umanità che dovrebbe caratterizzare l’equilibrio di esseri pensanti.
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commenti
Renata Stradiotti
20 novembre 2025 17:34
Sono pienamente d'accordo con Beatrice, brava ottime considerazioni da tutti i punti di vista