Un liutaio nel Presepe
Si è soliti dopo la festività del Santo Natale, credenti o no, andare “per chiese” ad ammirare l’allestimento dei presepi. Ogni anno chi si è attivato per rievocare l’ambiente della Grotta di Betlemme propone nuove statuine. Talvolta, come accade a S. Gregorio Armeno, le nuove figure realizzate dai maestri napoletani evocano le realtà socio-culturali contemporanee. La prassi non è certo nuova. A tale proposito basterebbe ricordare l’iconografia artistica che rende coevi eventi del passato rappresentando personaggi attuali alla realizzazione del dipinto. Ciò permette di rendere l’accadimento coevo alla sensibilità di chi osserva e si sente coprotagonista perché anch’egli è presente: è partecipe di quel tempo, di quel momento.
Accade anche che nei presepi ci siano statuine che evochino antichi lavori e situazioni della vita quotidiana. Si tratta di una vita che può apparirci anonima, ma che ci coinvolge perché evoca lavori essenziali alla quotidianità. Ci si riconosce eredi di un passato e, al contempo, si scoprono antiche radici.
Così, oltre ai Re Magi e ai pastori, la scena si anima con personaggi attenti al proprio lavoro. Già il lavoro! Il lavoro, se di per sé testimonia il saper-fare dell’uomo, contribuisce alla socialità, alla comunità, alla vita collettiva. Ognuno s’impegna con le proprie capacità a caratterizzare l’ambiente in cui vive per condividerlo con gli altri. Il lavoro diviene segno di cultura e di civiltà. Al contempo, attesta la dignità del lavoratore.
Quale attività è simbolo per Cremona di un’arte che la caratterizza? Presto detto: la liuteria.
Nel Presepe della chiesa di S. Abbondio si può ammirare la statuina che rappresenta un liutaio dedito alla realizzazione di uno strumento. La scenografia ripropone la “bottega”. Vengono rappresentati oltre agli strumenti esposti alla finestra, posti forse sul davanzale per fare essiccare la vernice, il tavolo di lavoro su cui due tavole di violino attestano l’attività del liutaio. Nello spazio collettivo, in cui prende vita la scena della Natività, assieme ad altri personaggi, impegnati nelle proprie attività, nel momento della nascita del Bambinello il liutaio interrompe il proprio lavoro per partecipare all’Evento.
Ma chi ha realizzato la magia di un liutaio nel Presepe?
Si deve ad artisti della Scuola Napoletana. Si tratta di Borriello Alberto e della moglie Maria Rosaria assistiti da qualche volontario della parrocchia. Soprattutto si deve rilevare l’apporto di Santangelo Giovanni, maestro presepista, che ha saputo declinare tradizione con innovazione. Senza venir meno all’arte partenopea ha vivificato l’atmosfera natalizia con un riferimento alla nostra Città. Gli artefici del presepe si sono avvalsi delle sue competenze. Giovanni Santangelo, suocero/papà, ha identificato Cremona nel simbolo che la qualifica. Il Maestro presepista ha saputo apportare magistralmente valori simbolici attraverso la propria sensibilità estetica contestualizzando la bottega del liutaio nella scena della Natività. Cremona, come è ben noto, nella liuteria ha il proprio “segno” che la identifica. Contestualizzare la bottega liutaria nel Presepe nella chiesa di S. Abbondio significa saper esportare la grande tradizione napoletana conferendole il ruolo che le compete: mantenere memoria di sé e, mentre si è coevi alla realtà contemporanea, essere contestuale ai luoghi dove viene riproposta. La progettazione e la realizzazione del Presepe nella cappella di S. Giuseppe in S. Abbondio attesta le competenze, l’arte e la capacità di declinare la cultura dei presepi di Scuola napoletana con la realtà cremonese. Si tratta di sensibilità culturale certamente sorretta dalla Fede, ma non meno della consapevolezza del valore dell’attività liutaria in Cremona.
Se è possibile individuare in Cremona una periodo storico che corrisponde all’inizio della tradizione liutaria, si è altrettanto ben consapevoli come l’arte del saper costruire strumenti a corda sia fortemente radicata sul territorio. La tradizione si avvale di numerosi studi umanistici e scientifici, ma soprattutto della presenza delle numerose botteghe e sa rispondere alle esigenze della musica che nel timbro dello strumento ha le potenzialità per farsi dimensione estetica (αἴσθησις, aísthesis).
L’arte per sua natura è espressione dell’immaginario dell’artista, e, una volta realizzata l’opera supportata da tecnica adeguata, questa assume le fattezze di una concreta immagine, che si offre all’immaginazione del fruitore. Ma, perché questo avvenga, è necessario attivare la “sensazione” che nel caso della musica fa appello al senso dell’udito che accoglie la sonorità. Ancora una volta essa testimonia un’identità che qualifica ogni strumento e che apporta alla musica qualità artistiche proprie. La percezione è sempre un fenomeno unico ed irripetibile che, mentre compete al singolo artista e/o fruitore, possiede solo due aspetti oggettivi. Il primo è costituito dall’unicità dell’opera; nel caso specifico dello strumento l’unicità è individuabile nel timbro e nella fattezza dello strumento. L’opera è un’entità e, come tale, è realtà individua ed individuabile. Il secondo aspetto si rileva nell’attestazione del riconoscimento soggettivo d’essere alla presenza di un’opera d’arte. Il giudizio estetico è sempre soggettivo e si manifesta nel “singolare riconoscimento che avviene nella coscienza” (C. Brandi, Teoria del Restauro). Si afferma la valenza estetica che ciascun fruitore riconosce in quel manufatto. Il giudizio estetico è strutturalmente un giudizio che riflette e riferisce quanto percepito da ciascuno di noi. Il giudizio estetico non possiede altra forza logica; la forza culturale è demandata alla storia e alla critica.
Il Presepe così realizzato richiama i cremonesi a due valori esistenziali. Da una parte è testimone dell’Evento: fondamento della nostra Fede; dall’altra restituisce la dimensione culturale di una città che deve alla liuteria la sua fama a livello internazionale.
La foto è di Carlo Bertozzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti