29 maggio 2022

Angela Cauzzi, il rispetto della persona e il teatrino della politica dove è vietata la parola "scusa"

Un tempo la contrizione, la recita di tre Pater, Ave, Gloria, mettevano una pietra tombale sui peccati commessi. Oggi, una benemerenza e quattro parole di circostanza per riparare un’infamia, non la cancellano. Al contrario, la inseriscono d’ufficio tra le pagine più ignominiose della storia locale.

Un tempo c’erano i gentiluomini e il rovello interiore per avere macchiato l’onore di una persona. C’era l’imperativo di sanare l’errore commesso. C’erano i tormenti per i sensi di colpa. C’erano i romanzi, entrati nella storia della letteratura, che raccontavano questo trambusto interiore. 

Oggi ci sono i quaquaraquà, le mozioni, i teatrini in consiglio comunale. C’è l’informazione che fa da grancassa acritica al circo. Un Barnum da operetta con trapezisti che troppo spesso si schiantano al suolo e domatori che tremano al cospetto di leoni bolsi e acciaccati. 

Oggi c’è il decadimento della politica. 

A Cremona, Angela Cauzzi, sovrintendente della Fondazione teatro Ponchielli - presidente il sindaco - è portata in tribunale per la denuncia di un membro (ora ex) del Consiglio di amministrazione dell’ente.

È accusata di abuso d’ufficio in relazione alla violazione della disciplina sui contratti pubblici di fornitura soprasoglia. Il giudice dell’udienza preliminare (Gup) sentenzia il non luogo a procedere, il fatto non sussiste. 

Parte la santificazione dell’ex sovrintendente. In consiglio comunale viene approvata all’unanimità una mozione per concederle una benemerenza per l’attività pluridecennale svolta al Ponchielli. 

I giacobini, moralizzatori della cosa pubblica, dimenticano il loro silenzio opportunistico ante decisione del Gup.  Chi ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, scurdámmoce 'o passato.

Entrano a piedi giunti nel coro che celebra le qualità dell’ex indagata. 

Esaltano l’eccellente lavoro dell’ex manager. 

Conquistano, con merito e con lode, un posto nella categoria che la fisiognomica popolare classifica facce di un certo tipo, con riferimento ad una parte posteriore del corpo umano o a un prodotto della stessa.

La definizione, icastica e priva di basi scientifiche come le tipologie lombrosiane, è però dotata di una potenza comunicativa incisiva e appropriata. In alcune circostanze, pronunciarla libera di un peso.

È il collasso della politica.

Cestinati principi e responsabilità, l’etica viene parcheggiata in solaio. 

È il declino, l’inizio della fine. 

La politica, ceduto il suo ruolo a tecnica ed economia, i cui parametri di riferimento sono diversi dal bene comune, da protagonista della storia del proprio territorio è declassata a subalterna. A comprimaria. Qualche volta a spettatrice, condizione che favorisce interessi e faide personali. 

Nel caso Cauzzi, è mancato il rispetto della persona.

Buon senso e buon gusto sono stati sostituiti dal cinismo esasperato di una realpolitik di infima qualità. 

La superficialità di amministratori pubblici insensibili, inadeguati e supponenti ha prevalso sulla logica e la prudenza. 

L’arroganza ha messo il carico da undici. 

La convinzione dei politici di scrivere e dire tutto, cazzate comprese, e non pagare dazio ha favorito la disfatta. 

L’ingenuità nel credere che il disamore dei cittadini verso la politica oscuri la contraddizione tra le parole e l’agire ha certificato il distacco degli unti dal signore dal mondo reale.   

Nel testo che prevede la benemerenza non compare un accenno di scuse per l’accaduto. Non una riga di critica al modo sbrigativo, quasi brutale, con il quale Angela Cauzzi  è stata pensionata. 

Al tempo dell’addio nessuno ha tessuto le lodi alla sovrintendente. Nessuno ha proposto una mozione di encomio. Nessuno le ha detto grazie. 

Tutti in silenzio, allineati e coperti. Tutti ad aspettare gli eventi. Tutti cacasotto. Tutti senza attributi. 

«Il Consiglio Comunale impegna il Sindaco e la Giunta ad attribuire alla dr.ssa Angela Cauzzi un riconoscimento pubblico, un'onorificenza benemerenza, da consegnarle in una cerimonia pubblica-evento al Teatro Ponchielli al fine di dimostrarle la gratitudine dell'Amministrazione, a nome anche di tutta la cittadinanza, per il servizio reso come Sovrintendente con grande professionalità, onestà e passione».  

Un peana che è un concentrato di ipocrisia, perbenismo e inutilità, rappresentazione di un conformismo imperante e pervasivo. Non un conformismo in flanella grigia, elegante e griffato, ma sgangherato e  fuori moda, con abiti raffazzonati e sgualciti.

Formalmente ineccepibile, intellettualmente inaccettabile, il documento è una simulazione. Esempio di sepolcri imbiancati male, con la vernice che non ha coperto l’inguardabile colore originale, la mozione elogia la Cauzzi, ma mira a salvaguardare l’immagine dei firmatari. Un gioco di prestigio, con la glorificazione della sovrintendente che diventa strumento per la riabilitazione di se stessi.

Una gratitudine pelosa che, da qualsiasi angolazione la si esamini, non presenta nulla di genuino.  Dichiarata dopo l’archiviazione della denuncia e non ai tempi del pensionamento, la riconoscenza verso Angela Cauzzi è poco credibile. 

Il documento sarebbe stato più accettabile se, allo squillo delle trombe per gli elogi, gli estensori del proclama avessero affiancato il rullo dei tamburi per le scuse. Sia per l’accaduto, sia per il tardivo riconoscimento del valore della sovrintendente.  

È un’altra storia sbagliata. Nulla da spartire con quella di De Andrè. Ma non c’è un modo migliore per definirla e inquadrarla. 

Tra le troppe palle perse e i rari strike, la politica cremonese muore. La vicenda Cauzzi lo testimonia. E nessuno muove un dito. 

È l’eutanasia di una città. Di una provincia. 

 

Antonio Grassi


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commenti


Giuseppe Zagheni

29 maggio 2022 06:28

Non conosco la vicenda Cauzzi per poter esprimere un un giudizio, in generale sono d'accordo con chi ha scritto l'articolo.L'ipocrisia è il male della politica politicante ma non solo .Mentre leggevo l'articolo mi è apparso la pubblicità di un partito che dichiara :Difendiamo la nostra terra. Perché dobbiamo difendere la nostra terra ? Siamo attaccati dagli alieni? Sono 30 anni che questo partito governa la regione combinando disastri inenarrabili sulla nostra terra ed ai suoi cittadini, ma sono bravi a dare la colpa agli altri,di solito immigrati e stranieri purché poveri . Sulla sanità hanno quasi distrutto il sistema pubblico,per non parlare del Covid non volendo ammettere le proprie responsabilità per il non intervento, adesso non riescono neanche a garantire che ci sarà il nuovo ospedale a Cremona . Per il bene della nostra terra evitate di difenderla che è meglio.

Nicolini Gualtiero

29 maggio 2022 06:53

Hanno perso tutti ! Cremona ancora una volta per prima ! Il distacco dal.popolo degli unti dal Signore dagli io so io e voi.... anche in questo caso ha dimostrato la loro assoluta inadeguatezza la loro supponenza e la loro indiscussa incapacità Che vergogna !

Massimo Cabrini

29 maggio 2022 21:23

Questa triste vicenda si può definire in un solo modo. L'arroganza del potere..! Purtroppo chi viene eletto perde il senso della realtà,si sente unto dal Signore. Questi mediocri individui si sentono infallibili, non conoscono la forza e la virtù dell'umiltà. Per questo non sanno chiedere scusa. La loro pochezza li porta a ritenere che le scuse debbano essere ritenute un atto di debolezza, ma in realtà è l'esatto contrario

Ezio Corradi

31 maggio 2022 14:39

Un'analisi impietosamente perfetta del mondo politico e amministrativo locale dove riconoscenza e/o scuse in tempo reale sono termini e argomenti da tempo fuori dal lessico e da questo mondo non solo cremonese. Il gesto del rifiuto di una riconoscenza, tra l'altro postuma ed a tempo abbondantemente scaduto preceduta da una penosa ed infausta scorticazione, altro non è che la dimostrazione che, nel mezzi delle nebbie padane, fortunaramente c'è ancora qualche persona sorda alle sirene della omologazione a tutti i costi e del "volemose bene" oggi tanto di moda.

Lauri

4 giugno 2022 08:59

Conclusioni molto tristi,ma, purtroppo ,terribilmente vere.