15 novembre 2025

Celebriamo il valore dell’agricoltura, che produce cibo. La nostra mobilitazione permanente, per una UE dei cittadini e dei territori, contro il piano Von der Leyen che affama l’Europa

La Giornata del Ringraziamento nasce nel 1951 su iniziativa della Coldiretti, per sottolineare il valore dell’agricoltura e dei suoi frutti, riflettendo sui doni della terra e del raccolto. L'iniziativa, fatta propria dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) nel 1975, si è trasformata in una ricorrenza annuale per ringraziare Dio del raccolto e chiedere la benedizione per i nuovi lavori agricoli. Per il mondo agricolo e per le famiglie della Coldiretti è una sentita tradizione, che si celebra nel mese di novembre in tutta Italia con manifestazioni, momenti di preghiera, di incontro e di convivialità. 

La Giornata del Ringraziamento è anche occasione per sottolineare tutto il valore dell’agricoltura italiana, che anche nei momenti di più grande difficoltà, anche nei giorni più complessi segnati dal maltempo o dalla siccità, o dalla grande preoccupazione dovuta alle emergenze che minacciano la nostra zootecnia,  continua a operare con tenacia e competenza, con determinazione e passione, garantendo le forniture alimentari alle famiglie italiane, difendendo con orgoglio il territorio e la tipicità e salubrità del cibo, trasmettendo all’intera comunità un messaggio di coraggio e fiducia nel futuro.

E proprio guardando al futuro, al lavoro degli agricoltori che producono cibo per la comunità, non ci possiamo nascondere il fatto che questa Giornata del Ringraziamento cade in un momento in cui le preoccupazioni, le ombre, sono numerose e arrivano in primis dalla nostra Europa. Come abbiamo sottolineato tante volte, abbiamo bisogno dell’Europa come del pane, ma non dell’Europa dei burocrati, bensì di un’Europa che comprenda e valorizzi il lavoro di chi garantisce cibo, salute, sicurezza alimentare ai cittadini. 

Da mesi la Coldiretti è in mobilitazione permanente, per denunciare i grandi rischi legati alle scelte miopi dei burocrati di Bruxelles. Lo denunciamo con chiarezza: la proposta di bilancio avanzata dalla Commissione europea guidata da Ursula Von der Leyen avrà l’effetto di affamare l’Europa, rendendola sempre più dipendente dalle importazioni. Una mossa pericolosa e irresponsabile in un momento in cui tutte le grandi potenze mondiali stanno investendo sull’agricoltura per garantire ai propri cittadini la sovranità alimentare e, con essa, la sicurezza degli approvvigionamenti di cibo.

Coldiretti ha affidato la propria denuncia anche a un documento inviato a tutti gli europarlamentari, alla vigilia della discussione al Parlamento europeo sul Quadro finanziario pluriennale 2028–2034, nel quale la presidente della Commissione Ue ha avanzato una nuova proposta che assume, purtroppo, i contorni della classica “toppa peggiore del buco. La revisione del regolamento sul Fondo Unico, con cui la Commissione tenta di attenuare la mole di critiche ricevute da Parlamento, governi e rappresentanze economiche e sociali, appare completamente inadeguata. Oltre al fatto che le risorse rese disponibili restano insufficienti, l’assegnazione di un budget aggiuntivo alla Pac sarà solo nominale: i fondi saranno infatti destinati alla realizzazione di “piani integrati territoriali”, accendendo la competizione tra settori e sottraendo risorse dirette agli agricoltori.

Coldiretti è in mobilitazione permanente da tempo, perché stiamo assistendo, da parte della Von der Leyen, all’ennesimo tentativo di affossare la nostra agricoltura. Con la rinazionalizzazione dei fondi della Pac si sancisce la fine della prima, più grande e più identitaria politica comune dell’Unione Europea. Si tratta di un colpo mortale all’idea stessa di Europa.

Ora chiediamo al Parlamento europeo di respingere questa proposta per il futuro delle aziende di tutto il continente. La Von der Leyen sembra non comprendere che il taglio del 20% delle risorse destinate agli agricoltori andrà a colpire tutti gli europei. Si passerà infatti dal 30–35% al 14% di un bilancio che, al contrario, crescerà fino a 2.000 miliardi di euro. Una scelta dietro la quale si nasconde la volontà di deresponsabilizzare la Commissione, ribaltando sugli Stati membri la gestione di risorse sempre più rigide e frammentate, in un bilancio intoccabile che vincolerà l’Europa per i prossimi sette anni.

Secondo Coldiretti serve ora un’immediata inversione di rotta, colmando il taglio delle risorse per gli agricoltori e restituendo fondi destinati al sostegno delle imprese agricole, non a piani e misure generiche e non identificabili. La speranza è che le parole combattive di queste settimane – con cui il Parlamento europeo, finora estromesso dal processo decisionale, ha scelto di unirsi nella battaglia contro il folle disegno della presidente Von der Leyen – non si spengano di fronte a questa ulteriore mossa della Commissione, che va in direzione opposta alle richieste finora avanzate.

Coldiretti confida anche che i capi di governo e il Consiglio Ue respingano questo tentativo di ridurre l’Unione a una baracca di tecnocrati, incapace di guardare al presente e al futuro. Un’Europa che sposta i problemi in casa dei Paesi membri, con il nefasto e subdolo strumento della “flessibilità”, non è un’Europa sana: è un’Europa che rinuncia al proprio ruolo, che abdica alla responsabilità collettiva e che rischia di trasformarsi in un’autocrazia burocratica, preoccupata solo di preservare se stessa anziché il destino dei cittadini europei.

Direttore Coldiretti Cremona 

 

Giovanni Roncalli


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti