16 giugno 2024

Chi esercita la pazienza domina il mondo!

Se c’è, oggi, una virtù disattesa, vituperata e osteggia è proprio la pazienza. Viviamo nel tempo del “tutto e subito”, del “qui ed ora”, dove non c’è più spazio per l’attesa, la sopportazione, l’adattamento, un equilibrato disincanto. 

Questo stile, purtroppo, lo si impara in tenerissima età: appena un bambino si abbandona ad un rumoroso capriccio o ad un pianto disperato, subito, i genitori cercano di accontentarlo: un po’ per non dover sentire rimbombare nelle orecchie grida disumane, un po’ per una crescente incapacità a sopportare i ricatti affettivi, un po’ perché non si afferra più il valore salvifico della rinuncia. Tutto ciò porta i nostri dolci pargoletti a pensare che ogni cosa possa e debba essere a loro disposizione, immediatamente fruibile. Allora il mondo – comprese le persone che lo abitano – viene sempre più inteso come una preda da conquistare, una risorsa da saccheggiare, un beneficio unicamente per sé stessi. Si diventa così adulti illudendosi che tutto sia un diritto acquisito, da godere senza la minima fatica, spirito di sacrificio, impegno! La nostra generazione e ancora di più quelle venute dopo non riescono più a fronteggiare la frustrazione che, se è eccessiva, porta alla disperazione, ma se è marginale conduce ad un infantilismo cronico, un narcisismo distruttivo, un egocentrismo disumano. Il crescente e preoccupante aumento delle violenze e degli omicidi in ambito familiare o più in generale affettivo più che da una recrudescenza del “patriarcato” – fenomeno per me discutibilissimo – nasce dall’incapacità di rispettare i tempi e i desideri dell’altro, maschio o femmina che siano! Con un semplice click posso avere qualsiasi merce, perché non posso beneficiare di un bacio, di un abbraccio, di un corpo? 

Accogliere sanamente la frustrazione significa accettare la realtà così com’è, con i suoi pregi e i suoi difetti, con i suoi fallimenti e le sue potenzialità, con le sue imprevedibilità e le sue incognite. Significa guadagnare una potente forza interiore che aiuta a comprendere che la felicità, la realizzazione di sé stessi, il compimento della propria esistenza non stanno tanto nelle cose o nelle persone “espugnate a qualsiasi prezzo”, ma nell’amare e nel sentirsi amati in maniera gratuita, fedele e feconda.

Davvero la pazienza è la virtù dei forti, perché ci vuole tanta fortezza per governare una libertà che è solo arbitrio, le proprie passioni spesso insane, il proprio istinto che vorrebbe sempre dominare e conquistare, quella parte oscura di se, dominata dal peccato, che pretende di raggiungere la felicità istantaneamente, ma soprattutto da soli, senza compartecipazione e condivisione.  

La pazienza cesella il cuore e gli mostra che l’attesa potenzia il desiderio - che è il grande motore di una esistenza gioiosa e appagata – e dona uno sguardo ammirato e stupito di fronte alle cose e alle persone. Nella pazienza c’è delicatezza, mitezza, rispetto dei tempi altrui, lungimiranza, apertura entusiasta al futuro, misericordia, ma anche consapevole accettazione della frustrazione e, perché no, della sofferenza. Non è un caso che alla radice di pazienza ci sia “patire”: il “paziente” mette in conto di dover provare un dolore interiore accettando di non essere il padrone assoluto del tempo, della realtà, delle cose, delle persone, dei risultati. Chi ha guadagnato la pazienza domina la propria esistenza e non la subisce, la accoglie con quel sano distacco che è indispensabile per sentirsi liberi e determinati e inoltre gode delle piccole gioie quotidiani, vede già nel seme una pianta carica di foglie e di frutti, mai si annoia perché trova sempre il modo di catapultarsi nella realtà e non da ultimo accoglie, senza disperarsi, il fallimento e la sconfitta. Chi ha pazienza è sempre aperto alla speranza e allontana con energia ogni cedimento alla rassegnazione.

Il primo grande “paziente” della storia è certamente Dio, che non guarda principalmente ai risultati dei suoi figli, ma all’intenzione e al percorso che compiono, che non pretende nulla “qui e ora”, ma offre sempre tempo per cesellare il proprio animo con le armi che, tra l’altro, lui stesso fornisce agli uomini: la sua Parola, i suoi Sacramenti, il suo esempio di uomo, di seme marcito nel terreno, poi diventato la pianta più bella, vigorosa e abitata della storia umana.

Claudio Rasoli


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commenti


Stefano

16 giugno 2024 12:39

Davvero la pazienza è una grande virtù, ma che domini il mondo avrei fortissime perplessità.