3 luglio 2022

Comunicazione, diritto all'oblio e due di picche

L'altro giorno, via radio, ho sentito una pubblicità strana. Niente di particolarmente drammatico, semplicemente uno spot via etere dove una azienda proponeva i suoi servizi, servizi che erano rivolti, per farla breve, per far togliere valutazioni negative di aziende o privati presenti in rete, al fine di garantire anche il “diritto all'oblio” dei propri clienti. Nel 2022 sembra ormai necessario vivere secondo il concetto di comunicazione verso l'esterno, modus operandi non solo delle persone formate su questo concetto ma anche, così almeno parrebbe, di istituzioni e attività. Già, la comunicazione, ovvero quello strumento mai ben definito che crea un'immagine da far vedere e, di converso, dà origine ad aziende che devono fare in modo di renderla pulita, impeccabile, inattaccabile ma, soprattutto, poco umana. “Errore di comunicazione” è il concetto formante e giustificativo quando, a tutti i livelli, qualcosa va storto sia per motivi esterni o, semplicemente, perché qualcuno ha commesso uno sbaglio, in quel caso la comunicazione via rete o mediatica è tutto; deve essere rapida, sintetica, unilaterale e feroce verso coloro che la mettono in discussione. Siamo tutti grandi comunicatori quando entriamo in rete, peccato che la comunicazione sia l'opposto dell'informazione, vocabolo che raccoglie la storia di ogni persona e che offre la possibilità di capire per poter crescere, superando limiti essenziali come il mantenimento di uno status creato sui social. Stupisce il fatto di volersi creare a tutti i costi un'immagine, quindi accettare i disagi della rete, per poi dover intervenire con aziende che devono – o dovrebbero – salvare il salvabile quando la rete diventa un problema, non un vantaggio. Più cresce il bisogno di comunicare meno è la necessità di informare, ma per comunicare urlando in un microfono o dietro una tastiera sono capaci tutti, ma fare informazione è cosa per pochi e, andando avanti così, quei pochi saranno sempre meno. La comunicazione è la matrigna di tante pecche; burocrazia senza senso, il benaltrismo, la propaganda, la visione unilaterale ma, soprattutto, l'allontanamento dell'individuo dal mondo che lo circonda, secoli fa ci si rifugiava in un eremo oggi si chiamano aziende pronte a creare quel benessere, a volte artefatto, che è la base per la comunicazione per poter rivolvere tutto rigorosamente da dietro un monitor. Non si ascolta più per poter capire, ma solo per poter rispondere, quando non si sa cosa rispondere si usano frasi fatte o aforismi slegati da ogni concetto ma pronti all'uso grazie alla rete stessa, sviluppando una sorta di illuminazione celestiale e motivazionale nel “non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace” senza pensare che Voltaire, Shaw o Wilde li scrivevano in un determinato contesto che non era, di certo, un social. Informare significa prendersi responsabilità, agire in uno scenario per poter portare avanti un concetto o una idea, prepararsi valutando le varie opzioni, di contro comunicare è asettico, facile e sempre più rivolto a creare un muro tra le persone, muro basato sulle opinioni, sul annullamento del confronto e sui mezzi necessari per affrontare un problema. Nascono le aziende che ti offrono la possibilità di avere un'immagine, rigorosamente via rete, che sia impeccabile, ma dato che l'economia offre sempre nuovi strumenti alle diverse esigenze nasceranno attività che potranno distruggere quell'immagine togliendo la possibilità del “diritto all'oblio” per coloro che si erano avventurati negli universi paralleli del mediatico. I dati sono quasi tutto ormai, anche a Wall Street, conviverci vuol dire essere informati, comunicare solo attraverso quelli non fa altro che renderli credibili anche quando non lo sono. Mi vengono in mente situazioni di decenni fa quando, da adolescente, arrivavano amici che raccontavano di come una ragazza “ci stava con tutti”. La comunicazione verso un gruppo di famelici adolescenti era perfetta, peccato che l'informazione sottaciuta dai messaggeri era che loro, in primis, si erano ritrovati con il classico due di picche da parte di quella ragazza. 

Marco Bragazzi


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