Conta la salute dei cittadini. Mi auguro che il progetto dell'ospedale sia solo un ottimo esercizio grafico
Nuovo ospedale per la città di Cremona: argomento che richiama detrattori ed entusiasti. Molte sono le critiche mosse al progetto, ma l’elaborato, presentato al Museo del Violino, è solo l’aspetto più appariscente. Le immagini ancora una volta catturano l’attenzione. Di fatto evidenziano molto bene quanto stabilito dal bando di concorso. È quindi doveroso porre attenzione a quest’ultimo.
Ciò non significa ritenere i giudizi già espressi sul progetto privi di consistenza. Al contrario, mentre questi bene evidenziano le criticità, si affidano ad un’elegante satira, che è segno di esercizio intellettuale di grande rilievo. Ridendo castigat mores, così suona la definizione. Due aspetti non possono essere sottovalutati. Il primo evidenzia come chi scrive si sia affidato principalmente ad individuare le contraddizioni, cioè le assurdità, insite in immagini del progetto che rinviano a quanto richiesto dalla committenza. Il secondo, riguarda l’aspetto etico della satira, che consiste nel richiamare all’intelligenza del lettore quei principi morali (mores: costumi) che sono stati disattesi da chi ha formulato il bando.
Un giudizio estetico sul progetto in questo momento sarebbe inopportuno, mentre l’attenzione va focalizzata sul significato e valore che si attribuisce alla salute pubblica come espresso nell’art. 32 della Costituzione.
Quale concezione si ha della salute e della cura? Walter Rosa ha ben evidenziato come alla realtà si sovrapponga una virtuale e menzognera concezione del benessere. L’ospedale, così concepito, è il paese dei balocchi di Pinocchio. Il benessere non significa fitness e l’ospedale tanto meno è una beauty-farm. Il benessere, prima ancora di significare una condizione della vita che ha come referente prestazioni psico-fisiche, significa che l’esistenza (la vita) è di per sé un bene. Benessere non indica semplicemente star-bene, ma essere consapevoli che la vita è un bene inalienabile e va salvaguardata. L’ospedale non è una palestra per raggiungere prestazioni da olimpiadi, ma è il luogo dove si recupera (quando è possibile) quelle condizioni ottimali rispetto alla propria esistenza e si leniscono le sofferenze. La malattia mina l’esistenza e si manifesta concretamente nel dolore.
L’ospedale è luogo dove, non solo le patologie gravi debbono essere prese in carico, ma dove si deve evitare al paziente inutili e dannosissime complicazioni. Un bravo medico sa a quali ulteriori peggioramenti potenzialmente può incorrere l’ammalato: li sa valutare e non attende gli eventi, al contrario è vigile.
L’ospedale deve servire il territorio: ad esso è funzionale. La medicina non è un bene per pochi e neppure deve risolvere solo casi di eccezionale impegno. Non si può lasciare una popolazione sguarnita di servizi essenziali per “tutti”. La salute non è un bene accessorio all’esistenza, ma, come già si è detto, ne è condizione primaria.
Sono queste considerazioni fondamentali a conferire significato alla creatività e all’empatia.
La creatività è la capacità di affrontare situazioni che manifestano problemi e di risolverli nel modo più razionale, approccio che sa far uso dell’inventiva. Quanti medicinali sono il risultato di ricerche atte a risolvere situazioni “concrete”?
La creatività declina sapere (scienza) con arte, termine che, come ben sapevano gli antichi, non va riferito solo all’estetica, ma al saper-fare. La medicina si avvale delle scienze non meno che dell’ars medica, quel saper-fare che modella le competenze, frutto di ricerca ed esperienza, sulla personalità, unica ed irripetibile, del paziente. Non a caso la medicina un tempo era stimata e rispettata, quello che oggi non accade più. I medici, soverchiati da troppi oneri burocratici, sono in numero esiguo rispetto alle reali necessità. Su questo non mi dilungo perché la mia voce si unisce ad un coro che va ben oltre i confini della nostra Città.
Il bando di concorso per il nuovo ospedale avrebbe dovuto evidenziare questa prospettiva da cui ricavare le indicazioni per il progetto. La creatività come dimensione estetica nel caso dell’architettura è necessariamente espressione delle funzioni cui deve assolvere l’edificio. Ogni arte, oltre la funzione estetica, ha valenze che alludono a significati. Si pensi alla poesia, alle arti plastiche sino a far riferimento alla musica che, pur avendo un linguaggio asemantico, ha potere altamente espressivo e comunicativo. La creatività in architettura unisce funzione a forma spaziale. Quindi, ribadisco quanto già detto, il progetto presentato risponde esattamente a quanto richiesto dalla committenza.
Pur rimanendo dell’avviso che il bando avrebbe dovuto richiedere il recupero dell’ospedale esistente e non una nuova progettazione, ritengo che qualsiasi critica al progetto presentato sia avulsa dalla questione fondamentale: la salute dei cittadini di Cremona e del suo territorio. La salute della collettività è obiettivo primario di qualsiasi nosocomio. Inoltre, perché depauperare i cittadini di risorse economiche necessarie alla loro cura?
Personalmente, mi auguro che il progetto rimanga solamente un ottimo esercizio grafico.
Quanto sostenuto rimanda all’empatia. Se tale parola investe più discipline, ha un’origine semantica ben precisa: en (dentro) pathos (sofferenza). Se gli Amministratori avessero fatto riferimento al valore che il significato del termine (empatia) comporta avrebbero tenuto in considerazione che il referente principale è il dolore e conseguentemente la malattia. Il medico è la sola persona veramente empatica rispetto alla sofferenza. Il medico, a differenza del parente o dell’amico che partecipano emotivamente, ha intelletto (intus-lego: leggo-dentro) per comprendere la condizione dell’ammalato. Sintomi e segni vanno ben oltre una semplice descrizione e superano la mera costatazione per cogliere “dentro la sofferenza” la specificità del male. Ebbene, l’ospedale è il luogo preposto dove tutto questo può /deve essere oggetto di studio e prassi medica. L’empatia non è catarsi estetica, non è solo sentimento, non è partecipazione esterna, ma entra nella realtà concreta del paziente e a questa accedono solo i medici e i sanitari perché sono preposti (per scienza ed arte) alla cura. Nessuno è più intimo al malato del medico.
A nessuna considerazione sulla salute pubblica il bando ha fatto realmente riferimento. E allora lasciatemi cantare agli Amministratori, che hanno il compito del “buon padre di famiglia”, una canzone di E.A. Mario Profumi e balocchi. Se da una parte gli Amministratori pensano ai “profumi”, pensano cioè a lasciare un segno di sé, a magnificare le loro opere; dall’altra parte noi-cittadini chiediamo l’attenzione alla salute dei cittadini. A questo compito come amministratori sono preposti, questo è il loro dovere.
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commenti
Giovanna Binelli
14 dicembre 2023 10:51
Grazie, condivido ogni singola parola
Danilo Codazzi
18 dicembre 2023 09:57
Non abbiamo bisogno di un'astronave , ma di un sistema sanitario dove si curano i pazienti in tempi ragionevoli, pagando adeguatamente il personale sanitario pubblico. Il privato, senza dubbio faccia il privato con i propri soldi , tra l'altro gestendo il servizio con le stesse motivazioni di quelle che hanno dichiarato l'attuale ospedale non rispondente alle necessità antisismiche dell'edificio. Un terremoto, non auspicabile, non ha preferenze
Prima di costruire astronavi, si azzerino le liste di attesa per le cure di tutti i tipi, poi si potranno fare tutti gli esercizi di stile architettonico che si vuole.
Parere inutile visti i risultati, è non aver voluto il MES sanitario. Concludo come diceva Andreotti : a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca , pensando che il fine è far sottoscrivere a tutti una bella assicurazione convenzionata e chi ha i soldi si curerà, mentre chi non li ha, morirà prima....
Alessandro
22 dicembre 2023 00:32
Concordo pienamente. Monumenti alla vanagloria di amministratori che negli obiettivi hanno la compravendita di voti. Riduzione della copertura sanitaria pubblica per favorire il settore privato.
A breve dovremo sottoscrivere tutti assicurazioni sanitarie private per farci curare nelle cliniche visto che il nuovo nosocomio non avrà sufficienti risorse. Avremo però i giochi d’acqua, il wellbeing, l’architettura innovativa che tutto il mondo ci invidia… il massimo della ipocrisia e della stupidità umana
Michele de Crecchio
23 dicembre 2023 02:06
Dubito fortemente che della commissione che ha giudicato positivamente il singolare progetto di ospedale-colosseo, abbia fatto parte qualche valido ed esperto tecnico di edilizia ospedaliera, materia che un tempo (e spero ancora oggi) faceva peraltro parte del curriculum di esami che dovevano essere superati per ottenere la laurea in architettura o in edilizia civile. Delle molte critiche che si potrebbero avanzare alla singolare soluzione vincitrice, la principale è, a mio modesto parere, infatti quella di essere tutta condizionata da grandi archi di cerchio,
soluzione che ritengo assai poco adatta per disegnare spazi facilmente componibili tra di loro, come dovrebbero essere le varie parti di un moderno ospedale.
La storia dell'architettura ci insegna infatti che, con cerchi, ellissi e parabole, si sono felicemente realizzate solo costruzioni particolari e funzionalmente poco complesse come chiese e battisteri, arene e circhi, silos e serbatoi, sale anatomiche, carceri panottici ecc. Lo stesso Aalto, maestro dell'architettura organica, si dovette limitare a disegnare in curva solo alcune parti dei suoi celebri edifici. Chiamato in Italia dal costruttore Febbroni di Pavia, dovette rinunciare a realizzare il grande quartiere commissionatogli, proprio anche perchè il suo disegno planimetrico, caratterizzato da un continuo alternarsi di curve, risultava di troppo complessa e costosa realizzazione.
Chi, infine, ha avuto occasione di visitare il relativamente recente tribunale di Brescia, realizzato da un architetto di buona fama come il Valle, si sarà sicuramente reso conto delle difficoltà, non solo costruttive, ma anche distributive e orientative, che la sua planimetria, caratterizzata da murature curve, fatalmente determina.