Cottarelli e Santanchè in comune hanno il sì al Nucleare
I candidati Daniela Santanchè e Carlo Cottarelli hanno una cosa in comune: sono favorevoli al ritorno del nucleare in Italia che, se proposto dal prossimo Governo e approvato dal prossimo Parlamento, potrebbe vedere almeno una centrale nucleare di terza generazione essere collocata proprio da noi, sulle rive del Po. Gli elettori cremonesi della Santanchè, già senatrice, e gli elettori cremonesi di Cottarelli, new entry, hanno una cosa in comune: vengono considerati dai due partiti che si contenderanno alle elezioni del 25 settembre lo scettro di primo partito un po' cittadini di serie B, bravi sudditi un po' “fagioli” e dunque pronti a bersi senza discutere tutte le decisioni prese a Roma dalle rispettive Segreterie nazionali di Fratelli d’Italia e del PD.
E invece i cremonesi hanno tutto il diritto di discutere sia perché il partito di Giorgia Meloni e il partito di Enrico Letta si presentano come alternativi l’uno all’altro, sia perchè Daniela Santanchè e Carlo Cottarelli saranno sicuramente eletti grazie agli astuti accorgimenti previsti dalla attuale Legge elettorale, il Rosatellum.
E allora le loro biografie e le loro posizioni risultano importanti anche, se non soprattutto, riguardo al possibile destino del territorio cremonese che, candidandosi nei nostri collegi, sono chiamati a rappresentare.
Il ritorno del nucleare è una delle questioni più rilevanti da chiarire per l’enorme impatto che potrebbe avere sul nostro territorio, come del resto ha avuto la centrale elettronucleare di Caorso collocata sulle rive del Po a 15 chilometri in linea d’aria da Piacenza e da Cremona. Centrale in fase di dismissione con il momento più critico da affrontare nel 2023 – lo smantellamento del vessel, il cuore del reattore - e che Sogin prevede di concludere addirittura nel 2036 completamente a carico del Bilancio dello Stato.
I due candidati dovrebbero sapere quanto la popolazione cremonese, non solo quella piacentina, ha penato sul tema della sicurezza e della salute. Quanto impegno democratico di movimenti, amministratori locali, operatori dei presidi sanitari, forze dell’ordine è costato l’elaborazione di un Piano di sicurezza e di evacuazione risultato continuamente inadeguato. Quanta mobilitazione non solo a sinistra e non solo degli ambientalisti c’è stata a livello locale sia nei Referendum nazionali del 1987 sia nei Referendum del 2011 per bocciare il Piano di Berlusconi di acquistare dalla Francia 4 centrali nucleari di terza generazione. Per intenderci, il solo modello di centrali ancora oggi disponibili e a costi economici altissimi: ne fa fede il caso della centrale EPR di Flamanville in Francia, decisa nel 2007 e non ancora terminata, arrivata a costare 19 miliardi di euro, quattro volte più del previsto, per ammissione della stessa EDF che la gestisce grazie all’enorme dispendio di soldi pubblici.
Forse alla candidata Santanchè tutta questa storia non fa né caldo né freddo. Anzi, magari costruire sul nostro fiume quel tipo di centrale nucleare voluta da Silvio Berlusconi e poi bocciata dal popolo italiano nel 2011 è una bella rivincita. In fondo basta non toccare le spiagge di Forte dei Marmi dove la Santanchè gestisce il suo stabilimento balneare. Sulla tutela di Forte dei Marmi siamo d’accordo. Ma, appunto, anche noi cremonesi pretendiamo che il nostro territorio sia ugualmente tutelato. E ci aspetteremmo che dalla Destra sovranista venisse rispettato il voto popolare espresso in ben due Referendum nazionali. E invece no: il governatore della regione Fontana dichiara di essere pronto ad accogliere centrali nucleari in Lombardia. La vicepresidente Moratti lo insegue, non volendo essere da meno. Matteo Salvini, leader della Lega, propone Baggio, il quartiere di Milano dove risiede, come sede per accogliere “il nucleare sicuro”. Qualcuno spieghi a Salvini che il nucleare sicuro ancora non esiste e che le prescrizioni dell’AIEA, Agenzia internazionale per l’energia atomica con sede a Vienna, vietano la collocazione degli impianti nucleari nelle grandi città. La massima autorità sul tema , oggi salita alla ribalta per la missione compiuta a Zaporizhzhia in Ucraina, prescrive infatti che le centrali nucleari siano costruite lontane dai centri urbani più popolosi, che siano collocate vicino a grandi disponibilità di acqua per garantirne il costante raffreddamento, e che siano obbligatoriamente adottati specifici Piani di sicurezza e di evacuazione nel raggio di 15 chilometri dalla centrale, l’area più a rischio di fughe radioattive o maggiormente esposta in caso di incidenti rilevanti.
Al candidato Cottarelli, cremonese non solo di nascita ma per legami culturali e sociali mai trascurati, raccomandiamo di mettersi in maggiore sintonia con la storia migliore del nostro territorio, quella che non ha mai accettato passivamente di essere serie B, periferia dell’Impero, suddito di questa o quella lobby. Per quanto riguarda la sua posizione sul nucleare, gli consigliamo di prendere le distanze dalle posizioni entusiastiche e leggermente faziose di Calenda e valorizzare di più il programma del Pd, nelle cui liste si candida. Non per rinnegare il suo passato, non per rinnegare il suo voto favorevole al nucleare nei referendum del 1987, ma per dare spessore oggi e domani ad una proposta politica che intende essere alternativa alla Destra.
Nel programma nazionale della Destra si propone “ il nucleare sicuro”. Nel programma nazionale del PD si propongono invece le energie da fonte rinnovabile e si rifiuta il nucleare. Non è una differenza da poco ma se la si stempera troppo, ecco che l’elettore può pensare che tanto sono tutti uguali.
Al candidato Cottarelli consigliamo di approfondire la questione con le più serie autorità scientifiche in materia di cui dispone l’Italia: il Nobel per la fisica Giorgio Parisi che dimostra come il nucleare sicuro ancora non esiste, che la ricerca sulla fusione è ancora lontana da risultati utilizzabili e che la quarta generazione di centrali è ancora a livello di prototipo e si basa sulla fissione e non sulla fusione; l’esperto di energia rinnovabile Gianni Silvestrini, già ricercatore Cnr e docente al Politecnico di Milano, direttore scientifico di Kyoto Club e della rivista QualEnergia. Potrà così essere rassicurato sulla continuità e quantità dell’ erogazione di elettricità da parte di fonti rinnovabili sia in orario notturno che nel caso di picchi di domanda da impianti industriali energivori.
Modifichi dunque le sue posizioni perché finirebbero per penalizzare proprio il nostro territorio. Non vorrei che con il prossimo Parlamento e con il prossimo Governo ci trovassimo di fronte ad una maggioranza che ci impone l’adozione di nuove centrali nucleari magari da collocare proprio da noi. Allora saremmo costretti a mobilitarci per un nuovo Referendum nazionale e a dover difendere ancora una volta il territorio cremonese dai parlamentari che in buona fede o per scarsa informazione ha eletto. Non saremo soli. Anche oggi nel campo progressista e di sinistra ci sono forze e liste che non vinceranno le elezioni ma che sono capaci di forte presa popolare perché dalla parte dei cittadini, dell’energia pulita e dell’ambiente. “
già coordinatore per il No al nucleare ai Referendum 2011
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commenti
Michele
21 settembre 2022 16:21
Il nucleare non è la soluzione, anche economicamente non è conveniente.
Monica
22 settembre 2022 08:41
E ci risiamo … nucleare si .. nucleare no …pensateci bene prima di decidere … abbiamo visto cosa succede in certe situazioni .. quando verte cose .. comunque… e nonostante tutto … diventano ingestibili… come la natura … prima i poi si ribella !!!!!
Fabrizio
22 settembre 2022 12:35
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Matteo
22 settembre 2022 17:27
Difficile trovare le differenze tra questi candidati, anche e soprattutto per chi si dichiara di centro-sinistra e progressista: nel nucleare c'è ben poco di tutto ciò!
Ruggero Carletti
22 settembre 2022 17:54
Analisi precisa ed esauriente delle infauste vicende legate all'energia nucleare, complimenti! Si potrebbe così riassumere: il nucleare sicuro deve essere ancora inventato.
Anna.Maramotti
25 settembre 2022 11:07
0ltre un"argomentazione di grandissima competenza quello che noto è che lo scopo non è di fare adepti,ma di trasmettere competenze .Poi una volta informati la responsabilità è del cittadino soggetto politico
michele de crecchio
25 settembre 2022 20:13
Purtroppo sono abbastanza vecchio per ricordare bene come in Lombardia l'unico fiume per il quale non sia mai stato costituito, con apposita legge regionale, il relativo Parco Regionale, sia proprio il Po, lungo il quale, nonostante la pessima esperienza della centrale elettronucleare di Caorso, allora si alternavano ipotesi analoghe (persino quella di una centrale funzionante a carbone!) molte delle quali sostenute persino da politici locali che vedevano in tale iniziativa un'ottima motivazione per sollecitare l'antico mito della navigazione fluviale. Tutte queste ipotesi fornirono ottime scuse per rinviare "sine die" il progetto di parco regionale del Po. A tale incredibile carenza rimediarono in parte solo alcuni comuni, guidati da amministratori più illuminati, costituendo i PLIS (parchi locali di interesse sovracomunale), parchi che, però, non dispongono di valenze analoghe.