10 febbraio 2025

Entrate, anche solo per guardare. Un cartello nella città delle vetrine spente

Qualche giorno fa ho letto la notizia di un ragazzo che, per scelta, ha deciso di vivere, con sua somma felicità, per una settimana in compagnia della sola intelligenza artificiale. Buon per lui, ognuno ha il sacrosanto diritto di spendere – in maniera legale – tempo e denaro come meglio preferisce; personalmente avrei preferito passare una settimana in un eremo con una top model ma, evidentemente, la mia è una visone anacronistica e ormai superata su come impegnare le risorse disponibili, quando queste sono disponibili. Camminando in città, qualche giorno fa, ho notato un cartello attaccato al vetro di un negozio, è piccolo ma, come tutti i cartelli che sanno raccontare qualcosa spicca chiaramente su una vetrina, insomma sa attirare l'attenzione. Tra negozi chiusi e tutto il contorno al quale, ormai, siamo tristemente abituati, un cartello rilanciava un concetto molto differente dal solito perché metteva al centro le persone e non i prodotti in vendita. Una frase semplice ma diretta: - “Il piacere” di accogliervi...anche solo per guardare – era incorniciata al centro del foglio. E' una frase che si collega al mondo del commercio ma anche alla sfera umana; un negoziante, che per lavoro vende prodotti ma non solo, si apre ad un rapporto umano e personale fa un passo avanti in quello che è spesso solo un rapporto professionale, è scelta stupenda che si può vivere solo nei negozi di quartiere, non di certo tramite acquisti on line. E' un mondo variegato, come si è più volte ripetuto, quello del commercio al minuto, è un mondo il quale, a fronte di una desertificazione umana e commerciale sempre più acuta, può ancora proporre un messaggio che si lega con l'ambiente che lo circonda e con le persone che lo vivono, anche per coloro che vorrebbero soltanto guardare qualche prodotto. Sembra una piccola cosa ma è molto importante, perché si rivolge alla scoperta di quella umanità che si sta sempre più perdendo, che poi sia una umanità piacevole o meno da condividere sta tutto nelle corde dei protagonisti, però trovare persone diverse con cui confrontarsi, sia dall'una che dall'altra parte di un bancone, è come scoprire una nuova tonalità di un colore. Una città che vede progressivamente perdere parti di storia o relazioni commerciali è destinata a diventare “Il piacere” per pochi, ovvero quei pochi i quali, potendoselo permettere, visiteranno una città il tempo necessario per poter godere della storia per poi salutare e sparire, disinteressandosi completamente di tutto il contorno, con tanta felicità per coloro che vedono il futuro come un qualcosa di alienante, non di partecipativo. Dubito caldamente che i turisti potranno maturare un solido interesse nei confronti dei centri commerciali o poli logistici, diciamo che, in pratica, se ne fregheranno completamente lasciandoli, al limite, a coloro che dovranno quotidianamente rinunciare al commercio di prossimità e a quel piacere che nasce dal confronto, quel confronto che racchiude sempre una bellissima sensazione umana. Una città da vivere giorno per giorno, con le sue vetrine illuminate e i prodotti anche solo da vedere è qualcosa che guarda realmente al futuro, perché è il modello che, nella storia, ha sempre portato a quel piacere diffuso e quel senso di sicurezza sia per i cittadini che per i visitatori, fregandosene altamente di quella visione “moderna” che tende a parcheggiare gli individui a favore di un – tremendo ed alienante – anonimato emotivo. “Il piacere” non è soltanto una questione rigorosamente dannunziana e carnale ma, al pari di quella persona che ha scoperto un personale piacere – chissà quali piaceri aveva vissuto fino a quella illuminante settimana - vivendo con una intelligenza artificiale, può diventare una questione ben più profonda e radicata che nasce e si sviluppa a livello fisico, emotivo o sensoriale. Nasce dalle persone ed è rivolto alle persone così come dovrebbero essere le scelte per rendere attrattiva una città, il commercio al minuto diventa la naturale conseguenza degli incentivi e delle proposte che lo sostengono; abbattere muri, aumentare il costo dei parcheggi o calcare la mano sulle tasse locali non fa altro che disperdere la voglia – e la possibilità – di investire in un mondo che offre ulteriore bellezza alla storia di una città.

Ragionare e giustificare questa desertificazione umana e commerciale sulla base di una ipotetica società “moderna” è controproducente, perché i veri protagonisti di questi cambiamenti sono sempre i cittadini e, come conseguenza diretta, tutte le persone che sono parte della vita quotidiana di una città. Non esiste piacere nel vedere allontanate le persone da ciò che le circonda e dal mondo in cui vivono, l'alienazione commerciale non è una società che diventa moderna, ma è l'annullamento di ogni – piccolo o grande – piacere del singolo individuo. 

Marco Bragazzi


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commenti


Rosella

10 febbraio 2025 21:49

Condivido pienamente la riflessione proposta da Bragazzi nel suo editoriale: che prezzo siamo disposti a pagare a questo mondo globalizzato, che ci vuole gregge di consumatori pigri e rassegnati agli acquisti on line? A cosa siamo disposti a rinunciare per un'ingannebole comodità? Alla ricchezza delle offerte commerciali e alla bellezza di una città viva e variegata, non appiattita da lobby commerciali dai nomi impronunciabili? A tutto quello che una volta rappresentava un valore aggiunto? A un sorriso accogliente, alla fantasia, all'esperienza di una vita, alla capacità di ascoltare e relazionarsi, all'empatia, alla pazienza?... Stiamo svendendo la nostra identità culturale, temo, senza nemmeno averne consapevolezza. Un prezzo troppo alto da pagare!...e se è vero che che le Amministrazioni hanno responsabilità forti, perchè spesso i commercianti sono lasciati soli, in realtà non è una battaglia persa, perchè ognuno di noi può contribuire a cambiare le cose uscendo dal gregge e compiendo scelte responsanili e ponderate.

Fulvia panseri

11 febbraio 2025 22:46

22 anni di rapporto con clienti nel mio negozio in Largo Boccaccino hanno dato alla mia vita un senso di gratitudine per l amicizia e l affetto e lo scambio di confidenze che ogni giorno aiutano ad affrontare le difficoltà della vita. SPERO e auguro che il piccolo commercio di città di centro storico non finisca mai.

Giorgia

12 febbraio 2025 06:22

Buongiorno, giudizio vero, ma un po' limitato. A parte la roba della top model francamente imbarazzante...credo che sia un'alternativa apprezzata da molti, ma abbastanza irrealizzabile...in un eremo poi...vabbè...Forse qualcosina in più su questo mondo alienato e alienante si può dire. Perché si va in un centro commerciale? Forse perché lo stesso prodotto costa la metà della metà e a volte anche meno? Certo il ricco questi problemi non li ha. Vogliamo poi dire dei sorrisi e dell'accoglienza e dell'empatia e di tutte quelle altre belle cose elencate nel fantomatico rapporto negoziante-avventore? Si avventore perché non è obbligatorio essere clienti, si può anche non comprare...ma io tutta sta benevolenza da parte dei commercianti mica l'ho mai vista...per carità mica tutti i cremonesi sono poco disponibili, ma non sono certo noti per questa tendenza alla socializzazione! ...tutto vero quindi, ma facciamo anche un piccolo esame di coscienza. Il turismo nella nostra città è aumentato e se ne frega bellamente dei rapporti umani tra cittadini, peccato che se ne freghino anche i cittadini!

Tarantasio

12 febbraio 2025 14:52

Proprio così, senza contare che la comodità dell'e-commerce mi evita di buttare il tempo per cercare parcheggio, pagare parcheggio e inquinare un po', per comprare qualcosa che se poi, valutando con calma trovassi inadeguato, avrei grosse difficoltà a restituire (riprendendo la macchina, cercando il parcheggio ecc.). Il tempo -e il denaro- risparmiato nell'acquisto lo spenderò poi per un aperitivo tra amici, una cena, un po' di sport... insomma qualcosa che veramente dia valore ai miei rapporti interpersonali, con chi voglio io, dove e quando voglio io. Questo è dare valore al mio tempo. Ma le battaglie di retroguardia non sono che la sia della situazione generale di una città retrograda e ancorata a un passato che, pur non essendo mai stato un granché, non c'è nemmeno più e sarebbe proprio ora di guardare avanti.