5 ottobre 2025

Quella marea umana che non va né avversata né sottovalutata

C’è qualcosa di guasto, di arrugginito nel meccanismo della vita pubblica italiana.

Questo diceva Aldo Moro nel 1978, e quelle parole sono attuali almeno quanto i grandi cortei di questi giorni ci riportano proprio a quei difficili anni 70.

Al di là del comprensibile entusiasmo di chi manifesta per un ritrovato spirito di popolo che scende in piazza, a conferma di un ritrovato bisogno di stare assieme fisicamente in strada e a dispetto della virtualizzazione della vita che I social hanno tentato di imporci, è innegabile che quella impressionante marea umana che ha invaso le strade e le piazze italiane un po’ fa paura, proprio perché in Italia è ancora estremamente vivido il ricordo di quegli anni così difficili.

A Mussolini è stata attribuita più volte la truce frase “la folla è femmina, ama essere fottuta” , a indicare che alle folle va data sempre ragione per poi fare quello che si vuole. Churchill rispondeva a modo suo che chi cavalca la folla cavalca una tigre, da cui non può più scendere senza farsi sbranare.

Eh si, storicamente la folla anche quando è pacifica fa sempre un po’ paura: fa paura alla Maggioranza perché ovviamente le si oppone , ma fa paura anche alla Opposizione perché da lì può uscire una nuova classe dirigente non governabile. E fa paura ad entrambi perché si sa da dove è partita ma non si può sapere dove arriverà , quanto si ingrandirà, se in essa le piccole  frange di violenti non avranno il sopravvento, se si sgonfierà da sola o se invece esonderà come un fiume in piena.

Massimo Cacciari in questi giorni mentre benediva le occupazioni delle Università, criticava la politica ufficiale sia di Destra che di Sinistra per troppa debolezza nel prendere posizione. Ebbene anche le occupazioni universitarie ci riportano agli anni 70, a una spinta sana al dibattito che è finita poi per impedirlo quel dibattito.

Chi scrive è altrettanto convinto che quella marea umana é anzitutto una presa di posizione ferma di una parte del  popolo di fronte alla non volontà della politica di prendere posizioni ferme e chiare in un mondo che sempre più lo richiede. 

Le posizioni di chi manifesta per Gaza sono talmente evidenti da non necessitare di essere richiamate, davanti a una emergenza umanitaria devastante. Ma anche la scelta di Israele per quanto orripilante possa sembrare, ha delle motivazioni solidissime bisogna pur che lo si ricordi, così come assai solide sono le motivazioni di chi prova estrema diffidenza verso il mondo arabo, diffidenza che ha ragioni storiche tragiche  anche in Italia ma che oggi sfuggono ai più perché adombrate dalla devastazione di Gaza. 

Resto convinto che paradossalmente se il Governo italiano avesse preso una posizione molto più forte e ben motivata a favore di Israele, oggi non avremmo questa reazione di popolo così enorme. Ma mi fermo qui, perchè per mia fortuna il mio mestiere è il passato e non il presente.

C'è poi un altro elemento che il Governo non dovrebbe assolutamente sottovalutare:  la questione di Gaza, ancorché centrale, non è certamente l'unico motore di questo risveglio di popolo. È a mio avviso in esso intrinseco uno spirito di reazione a questioni molto più vicine a noi, su cui la politica continua a traccheggiare, ma che non possono non cercare e trovare uno sfogo: salari insufficienti, impossibilità di avere una casa, precariato nel lavoro, assistenza sanitaria sempre meno garantita.

Andreotti soleva ripetere che I problemi sono come i tumori, se non li curi  subito  si ingrossano e diventano incurabili. E la politica in Italia ha traccheggiato troppo in questi anni senza trovare soluzioni, in un pericoloso atteggiamento attendista che adesso rischia di trovare il suo contrappunto in una marea umana che per ora chiede la pace in Palestina, ma.che molto presto potrebbe volgere lo sguardo sulla sempre più fragile situazione sociale italiana.

(La foto del professor Martelli è di Daniele Mascolo)

Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano 

Francesco Martelli


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