3 settembre 2025

Giustizia, sicurezza e il "politicamente corretto"

Che cos’è la giustizia? Una parola che usiamo spesso ma in cui, purtroppo, abbiamo perso fiducia. Vado dritta al punto. La definizione di giustizia, da vocabolario Treccani, indica la virtù eminentemente sociale che consiste nella volontà di riconoscere e rispettare i diritti altrui attribuendo a ciascuno ciò che gli è dovuto secondo la ragione e la legge. Sono andata rileggermi il concetto perché, visto in quale direzione il mondo sta andando, ho pensato di non ricordare in modo corretto il significato.

I fatti di cronaca impongono una riflessione consapevole, responsabile e seria. Potrei iniziare con un elenco interminabile che parla di femminicidi, omicidi, rapine, abusi, violenze avvenute per strada. In questi mesi l’talia è insorta per un avvenimento definito, in gergo giornalistico, di cronaca nera: l’uccisione a Milano della Sig.ra Cecilia De Astis, donna che aveva 71 anni e stava attraversando la strada sulle strisce pedonali. A bordo di quell’auto, rubata ad un turista francese, ci tre ragazzini ed una ragazzina, tutti minori di 14 anni alla guida un tredicenne. I quattro sono stati rintracciati dalla Polizia Locale di Milano in un accampamento abusivo di nomadi. Poiché minorenni, nati in Italia e di età inferiore a 14 anni, non sono imputabili secondo la legge italiana. I ragazzi vengono affidati alle famiglie in attesa di seguire l’iter burocratico. Da qui scoppia il caso.

Nasce spontanea la domanda: com’è possibile che questi bambini fossero già in grado di guidare? Risposta. Qualcuno gli avrà insegnato. Altro quesito. Chi gli ha insegnato a guidare? Risposta. Sicuramente qualcuno che conoscono. Queste persone avranno insegnato loro anche a rubare. Risposta: molto probabile. Sono bambini sicuramente meno fortunati di altri ma se loro non comprendono il concetto di rispetto, legge, giusto, sbagliato e così via, domani, saranno come quegli adulti che hanno insegnato loro cosa, secondo loro, è possibile fare perché tanto loro vivono così.

È di ieri la notizia di una ragazza diciottenne aggredita, picchiata e stuprata alla stazione ferroviaria di San Zenone al Lambro, trovato il DNA del responsabile. La vittima è stata colpevolizzata sui social. In prima battuta è difficile trovare la calma per esprimere il totale disappunto nei confronti di chi si permette di giudicare e diciamo la verità, in quanti hanno pensato: però se l’è cercata!

Mi sposto spesso e cerco di farlo in sicurezza e con grande attenzione, ho fatto corsi di autodifesa e mi chiedo se questo possa bastare per essere in grado di fronteggiare un’eventuale situazione di difficoltà. Ma siamo realisti: o tutti possediamo addestramenti speciali oppure siamo spacciati. Già solo essere costretti a fare questo tipo di riflessione rappresenta il declino della mancanza di civiltà del tempo e del luogo in cui viviamo.

Vi racconto un fatto che mi è accaduto. Non mille anni fa. Ieri mattina, ore 10.30, arrivo nella città di Cremona, luogo che conosco molto bene. Parcheggio la macchina in uno degli appositi spazi sopra Piazza Marconi, in prossimità dei portici, prima di scendere dall’auto mi guardo attorno e vedo un soggetto con tanto di lattina di birra in mano che importuna i passanti, studio la situazione ma, avendo un appuntamento in centro, sono stretta con i tempi, sono obbligata ad uscire dalla macchina. Con tranquillità mi avvicino al parchimetro, pago e nei 15 secondi circa impiegati per inserire le monete e attendere la stampa del biglietto, come mi aspettavo, si è avvicinato il soggetto a cercare qualcosa, bofonchiando parole incomprensibili. Con decisione proseguo per la mia strada. Vado al mio appuntamento e circa intorno alle 12.30 ritorno all’auto e trovo tra due macchine prima della mia un altro soggetto, forse ubriaco, con in mano una bottiglia che altrettanto fermava le persone in transito e diceva cose incomprensibili. Tutto normale? Risposta: un no categorico. 

Ho trascorso il tempo dei miei anni da ragazza in cui vivevo la città con spensieratezza, mi sentivo sicura e come me anche i miei amici. Non perché fossi una sciocca, anzi, ringrazio ancora i miei per le dritte di autodifesa che mi hanno inculcato, ma nessuno di noi si sentiva minacciato, né ragazzi né ragazze. Oggi, lo scrivo con grande preoccupazione anche in rappresentanza di quelle persone che non si sentono più al sicuro, viviamo un tempo in cui le unità di misura ed i valori con cui è cresciuta la generazione degli anni 80’ e quelli ancora prima di me stentano a ritrovarsi. Serve rispetto, rispetto delle regole e serve recuperare anche il rispetto per le forze dell’ordine. Per chiarezza: sgombrate la mente che, chi scrive queste parole, desideri fomentare violenza, alla quale sono contrarissima, o sia di destra o di sinistra, la politica non mi interessa, mi interessa la società in cui vivo, la qualità della vita in cui si muovono i miei amici e la mia famiglia. Quando mi trovo a vivere queste situazioni non piacevoli mi chiedo sempre cosa potrebbe accadere se, al mio posto, ci fosse mia madre, non più ventenne.

Mi chiedo quanto siano possibili (ed esistano strumenti) per azioni preventive di presidio e controllo e quanto la legge consenta giustizia. Mi chiedo se esista la certezza della pena. Le forze dell’ordine sono nelle condizioni di poter intervenire, oppure, chi delinque è maggiormente tutelato rispetto alla vera vittima? Lasciamo da parte la bagarre politica e concentriamoci su chi delinque. Di questo passo chi delinque è sempre più tutelato ed i cittadini sempre più indifesi. Non solo. Chi è chiamato a difenderli, mi riferisco alle forze dell’ordine, sono in difficoltà perché un’azione decisa potrebbe causare loro gravi conseguenze. 

Le mie parole desiderano solo porre un quesito. Ma se la madre uccisa fosse la nostra? Se la ragazza stuprata fosse nostra figlia, nipote o sorella saremmo pronti a sbandierare la frase da politicamente corretto? Il politically correct credo, lo scrivo pur condividendo il concetto di rispetto che racchiude, ha decisamente portato all’esasperazione il concetto di giusto e sbagliato. Siamo arrivati ad un punto in cui vale tutto il contrario di tutto ed il caos avanza. 

In Italia se un ladro entra nella nostra abitazione e si procura una frattura perché cadendo dal tetto si fa male può arrivare in alcuni casi ad avere risarcimento per il danno che subisce. Se vengo importunata o infastidita sono additata con l’idea di essermela cercata. Ma siamo seri?!

Beatrice Ponzoni


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