30 novembre 2025

Quella Franca Valeri ignorata dai più, perseguitata perché ebrea

Franca Norsa era nata a Milano il 31 luglio del  1920. Era figlia di una cattolica, Cecilia Pernetta, e di Luigi Norsa, ingegnere ebreo e dirigente d'azienda. Crebbe nella lussuosa e centralissima via Mozart ignorando quello che le sarebbe accaduto nel 1938.

Il padre era stato decorato al merito nella Grande Guerra, grazie ad una sua invenzione bellica che fu poi oggetto d’interesse per l’applicazione nell’Esercito. Condusse importanti impianti metallurgici, e fu il fondatore nel 1935  del Consorzio Approvvigionamenti Materie Prime e Siderurgiche voluto dal Governo, ed ebbe molti altri prestigiosi incarichi nel mondo della siderurgia, tanto da ricevere elogi scritti perfino dai vertici del Partito Nazionale Fascista, oltre ad essere nominato dal Re  Commendatore della Corona d'Italia per merito industriale. 

Ma tutti questi meriti e la stima del Regime a ben poco servirono da quel novembre del 1938 in cui Mussolini promulgò le Leggi in Difesa della Razza Ariana. Ebbe da quel momento inizio la persecuzione di tutti gli  ebrei italiani, che non diede scampo nemmeno a chi come l’Ing.Norsa era molto stimato in società.

Lui ed il figlio Giulio ripararono in Svizzera, mentre la moglie Cecilia e la figlia Franca rimasero a Milano, pensando che non essendo di maternità ebrea sarebbero state ignorate. Ma così non fu. 

Dapprima Franca fu costretta a lasciare il Liceo Parini in quanto ebrea. Riuscì a ottenere il diploma di maturità classica passando al Liceo Manzoni e grazie ad uno stratagemma: pare che la madre avesse ottenuto grazie all'aiuto di un impiegato dell'anagrafe di far  dichiarare Franca quale figlia di padre ignoto, e farla quindi divenire Franca Pernetta di madre cattolica italiana.

Tuttavia lo stratagemma ebbe vita breve, e presto madre e figlia dovettero nascondersi in un alloggio in Via Rovello, a pochi metri da dove pochi  anni dopo sorgerà il Piccolo Teatro di Grassi e  Strehler , forse un segno del destino.

Finita la guerra, la famiglia si riunisce e Franca, che fin da bambina sognava di fare l'attrice imitando le amiche della madre, si trasferisce a Roma dove studia recitazione e frequenta il teatro di avanguardia dei Gobbi. Lì conosce suo marito, l'attore Vittorio Caprioli, e su insistenza del padre, che temeva altre persecuzioni, cambia il suo cognome.

Sceglie di farsi chiamare Franca Valeri, in omaggio a quel Paul Valery che tanto aveva letto durante il nascondimento forzato a Milano.

Si trasferisce poi a Parigi dove avrà un grande successo teatrale, per poi tornare a Roma e stabilirvisi definitivamente, ma senza mai dimenticare la sue radici milanesi: quelle amiche della madre che imitava da bambina si trasformano nel personaggio con cui la Valeri passa alla storia del cinema e della televisione la sciuretta milanese un po’ acida e snob, pettegola ma generosa e divertente.

Alla sua  Milano lascerà il suo archivio, che oggi è custodito presso la prestigiosa Accademia dei Filodrammatici.

La sua storia di perseguitata è esposta fino al 21 di dicembre al Memoriale della Shoah di Milano, con una serie di rarissimi documenti della Cittadella degli Archivi.

(La foto del professor Martelli è di Daniele Mascolo)

Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano 

Francesco Martelli


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