16 novembre 2025

Portofranco. A Castelfranco Veneto l'arte ricuce gli strappi della finanza

Era il 2017 quando lo scandalo  di Popolare Vicenza e Veneto Banca riempiva le pagine dei giornali e costringeva il Governo a liquidare I due istituti, rei tra le altre accuse di aver truffato i propri correntisti per milioni di euro. Arresti, truffe, clienti da generazioni che si fidavano della banca di famiglia depredati dei risparmi di una vita, oltre a chi per la disperazione arrivò a togliersi la vita.

Rimane.oltre a chi ha perso soldi, vita, dignità , una comunità ferita e soprattutto un enorme edificio abbandonato, la sede della banca.

Un bellissimo palazzo seicentesco in stile veneziano, metà del quale fu abbattuta negli anni 60 per far spazio agli uffici della banca. Tremila metri quadrati in tutto che il Comune decide di acquisire dal fallimento e trasformare in un polo culturale, per cercare di ricucire una ferita quasi inguaribile.

La svolta si chiama Portofranco, un progetto di arte contemporanea curato da Rossella Farinotti e che ha inaugurato proprio ieri mattina: https://portofranco.eu/it/home/

Trenta artisti supercontemporanei chiamati ad una sfida complessa e difficilissima: esorcizzare un luogo maledetto per ridarlo alla sua comunità partendo esattamente da quanto vi è accaduto.

Pare un viaggio nel tempo in una dimensione parallela, resa distopica dallo schizofranico assetto che il tempo ha dato all'edificio, un mix di stanze surreale, diviso tra barocchetto veneziano tutto stucchi elegantissimi e lampadari di murano che si aprono senza preavviso su anonimi uffici al neon con pavimenti di linoleum, grigi armadi di alluminio e scrivanie giallastre in legno di noce.

L'arte qui sfida le distorsioni della finanza e dell anonimato dei numeri e senza paura aggredisce bruttezza e terribili ricordi in un modo che definire chirurgico e filologico é poco: qui gli artisti hanno proprio preso in mano fisicamente pezzo per pezzo tutto ciò che il dissesto finanziario ha abbandonato e lo trasformano in una sorta di cura emozionale. Obbligano chi visita a ficcare il naso dentro l'odore stagno della chiusura quasi controvoglia, fino a riuscire perfino a diventare ironici ma mai superficiali, come nella zanzara dei Vedovamazzei che aleggia serafica a sbeffeggiare un orrendo cesso abusivo piantato dietro una boiserie seicentesca. 

Perfino oggetti quotidiani di scrivania come graffette e pinzatrici abbandonate nelle tristi cassettiere di ufficio diventano raffinate composizioni grazie a Comensoli e Colciago. 

Un magnifico coloratissimo arazzo di Anna Galtarossa ricopre una intera parete dell edificio di colori sgargianti e allegri ma prodotti da strani oggetti confusi che ricordano al visitatore che l allegria di oggi nasce dai dolori del 2017.

E gli spettri, si sa. per essere esorcizzati non vanno nascosti: ci pensa Maurizio Cattelan a ricordare in maniera ossessiva e inquietante lo spirito maligno del dissesto finanziario, con un tamburino che batte angosciante e metallico su una scaletta.e soprattutto con un piccolo gatto nero di marmo messo in castigo in un angolo di una splendida sala barocca, più inquietante di un film di Dario Argento che pare ricordaci che anche se in punizione il male sta sempre in agguato.

Le risposte che l'arte contemporanea cerca insistentemente su di sé sono in progetti come questi, dove l'arte non è un fine ma uno strumento di traduzione del passato nel presente , di riconversione di ciò che va dimenticato in ciò che va guardato, con la sua straordinaria capacità di ridare vita e racconto a qualcosa di incomprensibile.

Davvero una mostra imperdibile 

(La foto del professor Martelli è di Daniele Mascolo)

Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano 

 

 

Francesco Martelli


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