Gli archivi dei servizi-2
Nella vulgata giornalistica si chiamano Servizi Segreti, chi ne fa parte ufficialmente li chiama Servizi di Sicurezza, ma per tutti coloro che ne hanno familiarità sono “i Servizi” punto e basta. Chi entra a farne parte è quasi sempre un militare o un poliziotto, e in genere vi arriva dopo essere passato dal cosiddetto “Ufficio I”, che sta per ufficio informazioni, che ogni arma militare o forza di sicurezza possiede, dai carabinieri fino alla aeronautica, e che si occupa appunto di raccogliere informazioni. E di raccogliere ovunque: pensate che ogni ambasciata d’Italia nel mondo ha assegnato almeno un carabiniere, che ogni giorno manda un rapporto al Comando Generale di Viale Ungheria a Roma che viene analizzato e associato a tutti gli altri: significa che in buona sostanza i Carabinieri ogni giorno sanno praticamente tutto quello che accade nel mondo prima di chiunque altro, alla faccia delle barzellette.
Il primo pseudo-servizio informativo italiano si chiamava Ispettorato Speciale di Polizia e vide in natali in Milano nel 1927 sotto la direzione di Francesco Nudi, e con l’inasprirsi del Regime venne pomposamente ( e anche spudoratamente) rinomato in OVRA, cioè Opera Volontaria di Repressione Antifascista, il cui capolavoro fu il cosiddetto “casellario politico centrale” che per la verità era nato già alla fine dell’800, e che si compone di un archivio di dettagliatissimi fascicoli di tutti i politici e militanti italiani ritenuti più o meno sospetti, e che fu chiuso nel 1943 e si trova oggi all’Archivio Centrale dello Stato. Fu uno degli oggetti del desiderio degli agenti della OSS americana, l’antenata della CIA, alla fine della seconda guerra mondiale, sulle ceneri del quale nacquero i nuovi servizi di intelligence italiani.
Il SIM , Servizio di Informazioni Militare, fu attivo dal 1949 fino al 1965 quando venne trasformato in SIFAR e tale rimase fino al tragico epilogo (o forse tragicomico, come nel film di Monicelli “Vogliamo i colonnelli!” con uno strepitoso Tognazzi) del cosiddetto “golpe De Lorenzo” , quando dai Servizi che il Generale comandava trapelò di una famigerata “lista” di ufficiali (sempre di archivi e documenti si tratta) disposti a organizzare una possibile presa del potere, che fece scoppiare un scandalo di proporzioni titaniche e che portò a riorganizzare un'altra volta la nostra intelligence nel SID e poi nel 1977 a separare i servizi di sicurezza civili da quelli militari: nacquero così il SISDE e il SISMI, che già in verità si occupavano l’uno di sicurezza interna l’altro di sicurezza estera, tanto che nel 2007 l’ennesima riforma li ha rinominati AISI e AISE, rispettivamente Agenzia Informativa Sicurezza Interna e Estera.
Scopo fondamentale di tutti questi organismi è e rimane la raccolta di informazioni: dimenticatevi di James Bond e delle sue mirabolanti avventure, gli agenti dei servizi raccoglievano e analizzavano informazioni, in ogni modo possibile: intercettazioni, pedinamenti, scatti fotografici, agenti infiltrati, collaboratori e fonti vari e c’era perfino un ufficio che incrociava gli annunci funebri onde capire e ricostruire i rapporti tra le persone.
Tutta questa enorme mole di informazioni, fotografie, sbobinature finiva in fascicoli e in faldoni, a migliaia di migliaia, a loro volta stoccati in decine di depositi e magazzini trasformati in archivi più o meno ufficiali. Essi erano il sogno proibito e buona parte delle attività dei due giganti rivali, KGB e CIA, la cui guerra è stata molto una guerra di ricerca di dossier e documenti e quasi per nulla una guerra tra misteriosi sicari dotati di ingegnosissime apparecchiature. Molti di voi avranno certamente letto i libri di John Le Carrè, che fu agente del MI6 inglese e i cui personaggi non fanno altro che mercanteggiare lo scambio di dossier e fascicoli, come nel bellissimo La Talpa. Negli esclusivissimi college inglesi degli anni ’30, i migliori erano destinati alla grande politica e alla diplomazia, mentre le seconde scelte finivano quasi sempre nell’Intelligence…oggi i migliori vanno nelle grandi banche o a Hollywood, tempi che cambiano.
E proprio i tempi che cambiano hanno pesantemente investito tutti i Servizi del pianeta: dapprima il crollo del blocco Sovietico e poi la gigantesca rivoluzione di Internet hanno rappresentato in meno di un decennio due stravolgimenti di proporzioni inimmaginabili, il primo in termini di finanziamenti e strutturazione, il secondo in termini di attività e di ruolo.
Dallo spionaggio prevalentemente politico si è passati a quello terroristico e di anti-hackeraggio, e dai pedinamenti e infiltrazioni si è passati alla violazione della privacy. Tanto si è detto del ruolo dei Servizi nella vittoria finale dell’Occidente sul blocco sovietico, e tanto anche nel bene e nel male sulle stagioni si stragismo e brigatismo che hanno segnato un terribile decennio italiano.
Voltate queste pagine un po' fosche, possiamo dire che però tantissimo negli ultimi anni si deve alle attività dei Servizi in termini di attentati mancati e di repressione delle attività terroristiche di matrice islamica che tanto hanno tormentato l’Europa, così come indubbiamente gli attentati riusciti mettono sotto giudizio gli errori dell’intelligence fino a sospettarle di collaborazioni o deviazioni quando invece i grandi attentati vengono portati a termine come nel caso dell’11 Settembre 2001. Qualcuno ebbe a dire che il lavoro dei servizi è come quello dell’idraulico: se lo fa bene nessuno se ne accorge, se lo fa male tutto si riempie di cacca.
I giganteschi archivi cartacei che per decenni hanno fatto tremare la politica oggi sono ignorati dai più, salvo da qualche studioso o da qualche internauta che cerca di risolvere i cosiddetti misteri italiani, e quindi si potrebbe pensare che quella inquietante stagione di dossieraggi molesti e violazioni della sfera privata di tante persone sia solo un ricordo del passato.
Beati innocenza…oggi è molto peggio di prima! Tutto di noi, foto pubbliche e intime, frequentazioni lecite e illecite, vizi, denari e conti bancari, ogni spostamento con qualunque mezzo e perfino gusti commerciali sono oggetto quotidiano di tracciamento e raccolta spasmodica come mai visto nella storia: Internet è in buona parte questo, anche se per lo più per fini commerciali, e noi volenti o nolenti abbiamo consegnato in toto la nostra vita ai cellulari, facendo gratuitamente quello che per anni i Servizi hanno fatto con enorme dispendio di apparati e risorse e con l’opinione pubblica che minacciava solerte, e che oggi fondamentalmente tace soddisfatta davanti alla rete.
Dopo aver inveito per anni contro i Servizi deviati, ci siamo immolati volontariamente sull’altare della tecnologia consegnando senza filtri e senza pudori tutto di noi a società private californiane, altro che apparati dello Stato. E chi ci può garantire che dietro alle tante legislazioni in materia di privacy e tutela dei dati, non ci siano dei giganti del web “deviati” anch’essi, che usano il dossieraggio molesto contro questo o quel politico o banchiere per orientarne le decisioni o per zittire voci contrarie e oppositori realmente minacciosi?
I “nuovi mostri” che hanno sostituito i lugubri e temutissimi depostiti cartacei della Prima Repubblica sono oggi le migliaia di armadi rack che contengono milioni di server su cui vengono “reposytorati” miliardi di informazioni su di noi e che si trovano magari nella Silicon Valley?
Chissà…meditate gente meditate, come diceva Renzo Arbore quando pubblicizzava la birra…
(La foto del professor Martelli è di Daniele Mascolo)
Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano
Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano
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