I sindaci in trincea e la politica sulla luna
Solidarietà a Stefania Bonaldi, sindaco di Crema, che ha ricevuto un avviso di garanzia per l’infortunio di un bambino in un asilo nido comunale.
Anci, decine di sindaci, opinionisti hanno evidenziato la scarsa tutela giuridica dei primi cittadini. Una copertura mediatica nazionale e un coro si è levato contro una normativa che, di fatto, rende i sindaci responsabili penalmente e civilmente di tutto quanto accade nel proprio comune. Inutile aggiungere altro a quello che è già stato detto e scritto. Esiste un’unica alternativa per evitare questa responsabilità globale: cambiare le regole affinchè sindaci, cittadini e tecnici comunali siano tutelati, ciascuno in maniera equa e non penalizzante. Non è semplice. È la quadratura del cerchio, ma è indispensabile.
Il clamore suscitato dal caso Bonaldi è utile per riproporre la questione, più ampia, del ruolo dei sindaci, già trattata su questo quotidiano, ma meritevole di una ripresa. Repetita iuvant. Ruolo citato ed enfatizzato nei discorsi ufficiali dei rappresentanti delle istituzioni sovracomunali, ruffiani nell’esaltare la funzione e il lavoro svolto dai primi cittadini a favore della comunità.
Parlamentari, governatori, direttori generali di istituzioni pubbliche, ma anche colonelli e sottotenenti, sintonici nel pronunciare medesimi sermoni, non risparmiano elogi agli uomini al fronte. Ciance tutte monotone, comprensive, paternalistiche. Tutte strabordanti di promesse e di rassicurazioni su vicinanza e aiuto in caso di bisogno. Tutte a raccontare che i sindaci sono dei fenomeni. Che sono un cazzo e mezzo. D’acchito uno ci crede. Ma poi riflette, ricorda quanto accaduto nel passato remoto e prossimo e si sente preso in giro. Preso per le parti intime. Si sente un cretino.
S’accorge che i peana sono finalizzati ad acquisire la benevolenza, buona in caso di necessità. Soprattutto in occasione di elezioni e di nomine in qualche consiglio di amministrazione di enti e società partecipate.
Tolta la confezione e la narrazione funzionale all’establishment, al sistema, al potere, termini e concetti abusati e lisi dall’utilizzo, ma utili per identificare la galassia dei burattinai, la Spectre che decide, resta l’amara considerazione che i sindaci sono carne da macello.
Costantemente in trincea, quasi sempre soli, blanditi in caso di bisogno, i primi cittadini sono i paria esecutori degli ordini superiori. Sono le vittime designate per metterci la faccia e rispondere in prima persona delle eventuali porcherie di Roma, Milano e Cremona, anche se, attualmente, la Provincia è un’ameba a causa della disgraziata legge Delrio.
I sindaci sono Lazzaro che bussa alla porta del ricco epulone nella speranza di riuscire, con qualche bando, a racimolare alcune migliaia di euro per completare una staccionata o asfaltare un tratto di strada.
I sindaci sono quelli che per cinque anni hanno governato a meraviglia, poi una scelta sbagliata e vengono messi al rogo.
I sindaci sono quelli che devono risolvere i problemi dei rifiuti abbandonati, dei mozziconi di sigaretta gettati per strada, della cacca di cane sui marciapiedi e dello sterco di cavallo sulle ciclabili, ma la buona educazione non si compra al supermercato e quindi è impossibile distribuirla a chi non la possiede.
I sindaci sono quelli che «il vicino ha la televisione con il volume alto» e il comune «deve fare qualcosa, altrimenti vado sui giornali». Si. Vaffanculo!
I sindaci sono quelli che «le foglie del confinante cadono nel mio giardino e il comune deve intervenire» Certo, con un’ordinanza per dotare tutte le foglie di un sistema di geolocalizzazione. Argomentare che si tratta di questioni private, è tempo perso. «Allora il sindaco cosa ci sta a fare?». Bella domanda.
I sindaci sono quelli che non possono comperare coi soldi del comune un bouquet di 25 euro da donare a chi si sposa, perché la Corte dei conti contesta la spesa.
I sindaci sono quelli che vengono fermati per strada e redarguiti : «C’è una buca grande come una mela davanti a casa mia. Deve essere chiusa subito, perché pago le tasse io». Anche i sindaci pagano le tasse e non hanno nessuno a cui rompere i coglioni. Sfigati anche in questo.
I sindaci sono quelli tuttofare, impegnati h 24 e a rischio altrettante ore.
I sindaci sono quelli che subiscono il distacco dei cittadini della politica.
I sindaci sono come i soldati di Orizzonti di gloria.
I sindaci sono quelli che nel loro piccolo, come le formiche, s’incazzano. Ma non possono esternarlo. Non possono alzare il dito medio. I cittadini hanno sempre ragione. Ma i sindaci dovrebbero avere più coraggio.
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commenti
François
10 giugno 2021 08:46
Una pagina da manuale ed esemplare di pianto greco.