Incantati dal suono della sua voce!
Siamo giunti alla domenica del “bel pastore” che sempre coincide con la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. In questo notissimo brano del Vangelo di Giovanni Gesù si definisce sia “pastore del gregge” sia “porta delle pecore”.
L’immagine del pastore al tempo di Cristo era molto comune: tanti giudei vivevano di pastorizia. E proprio il loro modo di agire ispira Gesù.
Anzitutto per la loro abnegazione al gregge: pioggia o sole, tempesta o sereno, vento o afa, il pastore è sempre in mezzo al suo gregge. Anche per difenderlo dagli assalti di animali feroci o dalla bramosia di ladri e briganti. Il pastore vive con il gregge e con lui condivide le asprezze delle rocce e la dolcezza dei pascoli erbosi.
L’atteggiamento dei pastori è lo stesso di Cristo: una dedizione assoluta al suo popolo! Così assoluta da farsi uomo per sentire sulla propria carne il calore di un abbraccio, le lacerazioni provocate dalla malvagità, la complessità delle relazioni umani… Nulla Cristo si è risparmiato della nostra umanità, tranne naturalmente il peccato che è la negazione, la diminuzione dell’umano.
C’è un secondo aspetto che sicuramente ha colpito Cristo: i pastori di notte erano soliti chiudere i loro greggi in un unico recinto e quindi le pecore e le capre si mescolavano tra loro, gli schieramenti perdevano visibilità. Quando sorgeva il sole, alla voce dei loro padroni, gli animali uscivano prontamente non appena si sentivano chiamati dal loro legittimo proprietario: non c’era pericolo di sbagliarsi! Quella voce rappresentava protezione, sicurezza, pascoli abbondanti, una strada sicura. Gesù chiede ai suoi discepoli la stessa fiducia, la stessa prontezza nel seguirlo: atteggiamenti, però, che devono nascere da una profonda libertà interiore. Cristo, infatti, non ci chiede di essere dei pecoroni che seguono ciecamente il Pastore, abdicando alla nostra responsabilità. Non facciamo parte di un gregge informe: ciascuno di noi è conosciuto per nome, ciascuno di noi ha una propria identità certa, ciascuno è chiamato a dire il proprio “sì” a Dio, il proprio “eccomi”, così come fece Maria nella casa di Nazareth.
È interessante notare che le pecore restano incantate “semplicemente” dalla voce del loro Pastore, indipendentemente da quello che egli dice: non sono importanti i comandi, ma solo il suono della voce. Quel suono, infatti, ha qualcosa di familiare, di intimo, di rassicurante: preannuncia una presenza che difende, protegge, promuove ed esalta. È la stessa esperienza del neonato che quando riconosce la voce della madre si calma se sta piangendo o si entusiasma se è quieto nella sua culla! Non è rilevante quello che sta dicendo la madre, importante è che la sua voce lo raggiunga e lo avvolga come in un abbraccio e gli ricordi che non è solo, ma c’è, accanto, una persona amorevole che lo cura o lo accompagna.
Gesù si definisce anche “la porta delle pecore”! Cosa significa? Molto semplice: si può arrivare a Dio, a contemplare il suo volto di luce e di pace, a sondare la profondità del Suo mistero, unicamente passando da Cristo. Non c’è altra mediazione, non c’è altra possibilità. Lui è la porta da attraversare per arrivare dinanzi al trono di Dio. Una porta esigente, che chiede, la conversione profonda del cuore accogliendo in sé quell’amore che tutto dona e niente chiede!
Quanti ladri e briganti cercano in tutti i modi di distoglierci dal gregge, di rapirci dal “bel pastore” che offre la sua vita per le pecore. Ma chi sono questi ladri e briganti? Anzitutto uomini e donne che promettono la salvezza senza passare da Cristo ma esaltando unicamente il mito della scienza vista come un assoluto, del piacere fine a sé stesso, di un materialismo che tutto appiattisce e banalizza. Ma ci sono briganti e ladri anche dentro il nostro cuore: essi sono altrettanto insidiosi e subdoli!
Il primo è, senza dubbio, la superbia che sibila continuamente nell’orecchio l’antica tentazione: “Mangia dell’albero e diventerai come Dio”. Quanti uomini, tronfi e sprezzanti, si gloriano di essere il “Dio di sé stessi” e di non aver bisogno di nessun altro che gli indichi la strada del bene. L’unica salvezza risiede nella ricerca spasmodica di sé, nel trionfo del proprio nome e della propria immagine, nei grani pieni e traboccanti, ma anche una esaltazione della ragione umana, eretta a Dea assoluta. E sappiamo bene i disastri compiuti da un certo illuminismo divenuto nichilismo e trasformatosi poi nelle aberranti ideologie del secolo scorso. Dio resta sempre un argine al super-uomo!
Un secondo brigante è il piacere ricercato in tutti i modi possibili, completamento avulso dall’amore. A un Dio che domanda una severa purificazione del cuore da ogni egoismo e ripiegamento su sé stessi, si risponde con una irrefrenabile ricerca di nuove emozioni, sensazioni, appagamenti fisici e psichici. Una strada che conduce ad un egoismo assoluto e allo scadimento dell’altro a puro oggetto del proprio godimento. Per non parlare poi di tutti quei surrogati alla felicità vera che conducono in paradisi artificiali insidiosi: droga, alcool, ludopatia…
Un altro brigante è la superficialità del vivere che spesso sia accompagna ad una grettezza di cuore incapace di trasmettere sentimenti, emozioni. Quanti hanno perso quella grammatica dell’umano che permetta di intuire ciò che alberga nel cuore dell’altro, di interpretare i segni sul volto di chi ci sta accanto, o il tono della sua voce. Superficialità che fa rima con materialità, con incapacità di guardare nel profondo del cuore per far emergere quelle domande che davvero lo rendono umano.
Solo Cristo, con la forza del suo amore, è capace di insegnarci la via per assimilare la statura alta dell’umano. Che si nutre di equilibrio e non di eccesso, di amore oblativo e non di frenesia sessuale, di interiorità profonda e non di sgangherata superficialità.
Volete uscirne migliori? Accettate la prova, misuratevi con essa, guardate in faccia la vostra grettezza e meschinità e non indugiate nel combatterla. Confrontatevi con quel pastore bello che è Cristo e che è il prototipo dell’uomo vero. E soprattutto lasciatevi incantare dalla sua voce!
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