2 luglio 2024

Israelofobia, la parola che non c'è

Dopo il 7 ottobre, una violenza sconvolgente in cui i civili non sono stati vittime collaterali ma volute e dirette, una violenza che sembra essere stata presto rimossa dalle coscienze, una ondata di antisemitismo ha investito buona parte del mondo occidentale. Non solo una critica politica ma una avversione combattiva e rabbiosa che sembra spinta da un odio indicibile.

Poche e semplici considerazioni che guardano al passato e a quello che sta accadendo oggi, consentirebbero di dare un giudizio razionale e non ossessivo su quello che stiamo attraversando.

Eccone solo qualcuna.

Dal 1949, dopo la fine della prima guerra con la quale i Paesi arabi cercarono di cancellare il neonato Stato di Israele, sino al 1967, la guerra dei 6 giorni, Giordania ed Egitto ebbero la piena sovranità su Gerusalemme est, della Cisgiordania e di Gaza cioè il cuore dello Stato palestinese. La usarono in quei 18 anni di pace per creare uno Stato palestinese? Niente affatto. Continuarono a mantenere la loro sovranità su quei territori, abitati da palestinesi con i quali rapporti furono sempre conflittuali, fino a sfociare in Giordania nel 1970 nel Settembre nero, un massacro di palestinesi che però non fa testo perché non ne furono responsabili gli israeliani 

E’ quindi di Israele interamente la colpa del fatto che non esista Stato palestinese ? No, senza dimenticare che fu il leader dell’OLP Arafat e non il governo israeliano a rifiutare l’intesa che era stata quasi raggiunta nel 1995 con gli accordi di Oslo che profilavano nella sostanza due stati.

Nel sud del Libano si è installato Hezbollah, non solo un gruppo terroristico ma un esercito potente armato dall’Iran che si muove in modo del tutto indipendente in uno Stato sovrano senza subire dal governo di questi alcuna conseguenza per il fatto di bombardare il paese confinante e cioè Israele. E’ come se vi fosse un esercito di un partito estremista schierato entro i confini del nostro paese e impegnato quotidianamente a lanciare razzi e a attaccare in vario modo i vicini, la Svizzera o l’Austria. ad esempio. Una situazione impensabile salvo in Medioriente e che nessuno ha il buon gusto di rilevare. Una polveriera che può causare l’allargamento incontrollabile del conflitto con la diretta discesa in campo dell’Iran.

Nel Sud Sudan, a poca distanza dal teatro di guerra di Gaza, infuria da più di un anno una feroce guerra civile tra due fazioni militari, una delle quali d’ispirazione radicale islamica. Questo conflitto ha già provocato centinaia di migliaia di vittime, ben più che a Gaza, carestie, malattie e l’evacuazione di milioni di persone dalle loro abitazioni. Ma non se ne parla, salvo qualche organizzazione umanitaria, o quasi. Quanto sta avvenendo in quel paese non è spendibile politicamente e quindi non interessa a nessuno. Non ci sono nè cortei nè mobilitazioni di studenti né appelli contro il genocidio. Questo silenzio dimostra l’ipocrisia della campagna contro Israele che si gonfia ogni giorno. 

Nelle università Usa sono ormai banditi i professori e i corsi di studio in materie storiche in cui non si parli di una Palestina “dal fiume al mare” cioè con la cancellazione completa dello Stato ebraico. Una censura che non è altro che un’espressione del credo woke. Anche in alcune nostre Università si è giunti perfino a chiedere l’annullamento degli accordi scientifici con le università israeliane, il primo passo verso una vera e propria discriminazione razziale che ricorda le leggi degli anni ‘30. 

E’ questo quello che resta della libertà di pensiero che è uno dei pilastri fondamentali del nostro mondo ?

Certamente in alcuni casi durante la guerra di Gaza vi sono state da parte dell’esercito israeliano eccessi di ritorsione. Ma non dimentichiamo che in tali situazioni i militari responsabili possono essere sanzionati, conseguenza questa impensabile nel campo opposto, quello di Hamas. Così come in Israele si può liberamente manifestare contro la politica del governo, comportamento anche questo impossibile ad esempio per i civili di Gaza i quali vivono sotto il tallone di quella organizzazione criminale. È questa la differenza radicale, insormontabile tra i due mondi, una democrazia per quanto imperfetta come molte democrazie e una teocrazia terroristica

Tutto ciò anche senza indulgere nei confronti dell’attuale primo ministro Netanyahu che si appoggia agli ebrei ultraortodossi la cui mentalità non è molto differente da quella dei radicali islamici anche se, a differenza questi ultimi, per fortuna non intendono conquistare e soggiogare il mondo intero.

Nel linguaggio politico e nei mass media è di casa il termine islamofobia, usato quasi sempre a sproposito. È indubbio che gli attentati di Al Qaeda dalle Torri gemelle in poi, in seguito gli eccidi compiuti anche in Europa dall’Isis, i talebani afghani e la politica dittatoriale all’interno e aggressiva all’esterno dell’Iran abbiano provocato una diffusa paura nei confronti del mondo islamico. Ma certo non un razzismo generalizzato o una volontà di distruggerlo. E’ un’espressione quindi inventata, una violenza linguistica, e la violenza peggiore, come insegnava Ludwig Wittgenstein, è il cattivo uso delle parole.  Islamofobia è un gioco di parole che fa solo il gioco appunto delle componenti più radicali di quel mondo e consente loro di passare da vittime e di soffiare sul fuoco anche quando decine di milioni di musulmani sono cittadini, regolarmente residenti o ospitati nei paesi europei.

Piuttosto quello che sta succedendo e che potrebbe anche di più grave accadere dovrebbe legittimare l’uso di una espressione ben diversa che però è tenuta fuori dal linguaggio comune : israelofobia, che non coincide con l’antisemitismo perché riguarda oggi proprio lo Stato di Israele.

L’idea in sostanza che Israele non abbia diritto di esistere, purtroppo molto diffusa anche tra un buon numero di occidentali esaltati, nel peggiore dei casi, o sprovveduti, nel migliore dei casi che non si accorgono così di odiare anche sè stessi.

Perché non cominciare a riconoscerla e a usarla?  In fondo il linguaggio è uno strumento di educazione civica e imparare ad usarlo aiuta a modificare in meglio il mondo in cui dobbiamo vivere e se possibile convivere.

(ex magistrato)

Guido Salvini


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commenti


Pierpa

2 luglio 2024 13:53

E Ilan Pappé? Lo buttiamo via?

Blek

2 luglio 2024 18:04

Egregio signor giudice. Persone libere ed elevate di mente e di spirito come lei ce ne sono ben poche in giro, soprattutto a sinistra ove vige il principio della più bassa propaganda ideologica. Difficile trovare un senso di verità in chi sta dalla parte di Hamas e rimuove la mentalità che sta alla base dell'eccidio al rave party nel deserto israeliano.

Manuel

3 luglio 2024 15:50

A sinistra è difficile trovare gente non ottusa!
Ringraziando per il complimento (è sempre gratificante che qualcuno rimarchi le virtù), desidero, poiché fondamentale, completare il panorama di qualità (limitate) esibite dai sinistrorsi e, dunque, sottolineerei la capacità di contare fino a dieci.
Siccome ho l’ardire, la presunzione di superare molti compagni in capacità intellettive, enuncio che so contare sino a cento... e forse più.
Questa dote mi permette di comprendere come i morti palestinesi per le operazioni di bonifica, ripristino della legalità, recupero e consolidamento del prestigio regionale di Israele, ammontino a quasi 40000, una cifra che manco Kappler alle Ardeatine...

Blek

3 luglio 2024 16:58

Scudi umani di Hamas. Tanti. Ma a sinistra si fa fatica a capirlo.

Pierpa

4 luglio 2024 09:23

Il prestigio regionale di Israele è una metafora di base avanzata degli USA.
Quanto all'antisemitismo, ormai è diventato una museruola per tacitare le critiche a un governo guerrafondaio. Tral'altro, controllato sulla Treccani, semiti non sono solo gli ebrei, ma pure gli arabi.

Antonio

4 luglio 2024 08:56

La sinistra in Italia sta con i terroristi di Hamas, gridano palestina libera, mentre non vogliono capire che va solo liberata dai terroristi islamici tagliagole.

Blek

4 luglio 2024 11:07

Bravo ma forse Manuel non riesce a capire che Hamas non solo fa'il male del suo popolo, credendo di fare quello di Israele, ma del mondo intero,dei rapporti tra le diverse confessioni religiose... è nel suo statuto distruggere lo Stato di Israele, ma forse dalle parti dei 5 stelle queste cose non giungono alla conoscenza.

Antonio

4 luglio 2024 17:26

Ai grillini piacciano i totalitarismi, religiosi e non. Sono i peggiori, anzi viste le performance, lo sono stati.

Manuel

4 luglio 2024 16:18

Io ho già disvelato le mie doti (limiti?), voi attendete i 50000 morti, forse i 100000 per rendervi conto della mostruosità, dell’Olocausto.
Israele ha già perso la guerra ed è riuscita a gettare alle ortiche 80 anni di battaglie, campagne contro l’antisemitismo, il nazismo e tutte le teorie coercitive emergenti nei vari angoli del pianeta.
Tutto per seguire un politico delirante, guarda caso di destra, il quale ha sempre anteposto i propri interessi a quelli del Paese. Una buona fetta di colpa ce l’ha pure quella maggioranza di israeliani che ha ripetutamente (prima, ora nessuno!) voluto Netanyahu al potere.
Questo bravo leader, guarda un po’, ha facilitato finanziamenti ad Hamas e, sempre pronto a scagliarsi contro il fanatismo islamico, ha pensato bene di bombardare, più volte, non già l’ISIS, strategicamente funzionale, ma il suo storico nemico, la Siria.
Israele dovrà ritirarsi, anche se Netanyahu vorrà evitare a tutti i costi (tribunale internazionale), poiché se l’Iran viene tenuto a bada dagli Stati Uniti, il resto del mondo islamico non potrà continuare ad aver timore, a traccheggiare e dunque la Turchia, il colosso dell’area, sarà costretta a guadare il Rubicone.
In quel caso, il mondo tremerà, Israele anche e buon epilogo sarà “due popoli, due stati”... viceversa si potranno ripresentare altri tragici esodi.