1 agosto 2024

La caduta dell'aureola. Gloria e rapida caduta dei "grandi" italiani

Le recenti vicende politiche del nostro paese mi hanno riportato alla mente un raccontino di Charles Baudelaire, sorpreso ad uscire da un bordello, che mostra come il Poeta Vate, osannato e venerato, nella modernità sia rovinosamente finito nel fango.

 «Ehi! cosa vedo? voi qui, mio caro? Voi, in un posto così malfamato! voi, il bevitore d’ogni quintessenza! voi, il mangiatore d’ambrosia! Davvero, c’è di che sorprendersi». «Caro mio, voi sapete il mio terrore dei cavalli e delle vetture. Poco fa, mentre attraversavo il boulevard, di gran carriera, certo, saltellando qui e là nel fango, in mezzo a quel mobile caos dove la morte arriva al galoppo da ogni parte e simultaneamente, ecco che la mia aureola per un brusco movimento m’è scivolata dalla testa nel fango della carreggiata… mi son detto, non tutto il male viene per nuocere. Adesso posso andarmene a zonzo in incognito, compiere basse azioni, darmi alla crapula come un qualunque mortale».

Come non pensare, con un volo pindarico, a recenti ascese e cadute di Renzi, Conte e Salvini? E a Giorgia Meloni, salita di recente troppo in alto? Riuscirà a passare indenne alla sfida dei “due-tre anni”? tanti sono di solito i tempi dell’ascesa e della rapida caduta dei personaggi citati. Ma non vanno dimenticate le cadute di tante aureole dei cosiddetti “pacifisti”, che si sciacquano la bocca e si mondano la coscienza con invocazioni di pace, auspicando nel contempo la “scomparsa” dell’avversario. Intanto hanno inventato una nuova formula: le colpe dei nipoti ricadano sui nonni. Come commentare altrimenti la notizia che la statua di Anna Frank in Olanda è stata deturpata da una scritta rossa: "Gaza". Perché mancare di rispetto all'immagine alla ragazzina ebrea, simbolo internazionale dell'Olocausto? Se Netanyahu si è macchiato di crimini di guerra, che c’entrano Anna Frank, o grandi anime come Primo Levi? 

Tornando alla storia italiana recente, si pensi a Renzi. In dicembre 2013 è segretario del PD, incaricato di formare il nuovo governo, giura come Presidente del Consiglio il 22 febbraio 2014. Alle europee dello stesso anno il PD superò il 40% dei voti. Renzi rimane a capo dell’Esecutivo fino alla fine del 2016. In mezzo c’è stato un referendum costituzionale perso, preceduto dalla promessa di ritiro se fosse stato sconfitto. Subito rientrata. Ricordando questo, Giorgia Meloni, presentando la sua riforma costituzionale, disse a chiare lettere che si sarebbe dimessa se fosse stata bocciata: annuncio subito modificato: “non è detto che mi dimetta”. Nelle ultime europee 2024 Renzi si è ridotto al 3,77, pur alleandosi con Bonino.

E Salvini? La nuova “Lega Salvini Premier” da lui voluta è il partito più votato nelle europee del 2019 (34,26%). L’alleanza con l’altro partito in fortissima ascesa (5 Stelle, che nelle politiche del 2018 aveva superato il 32%)) porta entrambi a formare una Diarchia con Conte. Quanto dura questo falò giallo-verde? Dal 1º giugno del 2018 al 5 settembre 2019. Alle recenti elezioni europee il partito di Salvini avrebbe avuto un crollo pauroso (intorno al 6%), se non avesse avuto il richiamo spurio del generale Vannacci (che con la storia della Lega non ha proprio niente a che fare), che gli ha permesso di recuperare al 9%.

La stella di Conte, presidente del governo successivo, date le notevoli capacità trasformiste di questo leader, dura un poco di più. Dopo aver “abolito la povertà” in Italia, Conte è costretto ad un governo di “intese” prima (Conte 2), poi ad un’alleanza nettamente minoritaria con Draghi, infine ad uscire da ogni maggioranza, fino alle ultime europee che vede i “5 Stelle” sotto al 10%. 

Alla luce di queste turbinose vicende della politica italiana e delle ascese/cadute alquanto repentine delle sue “stelle nascenti” velocemente trasformate in “stelle cadenti”, viene da chiedersi se si stia avvicinando la perdita dell’aureola anche da parte dell’attuale Presidente del Consiglio, che fino a qualche mese fa sembrava possedere il “tocco” del Re Mida. Effettivamente la crescita di Fratelli d’Italia negli ultimi anni sotto la direzione di Giorgia Meloni è stata impressionante: Politiche del 2013: 1,96%; Europee 2014: 3,67%; Politiche del 2018: 4,35%; Europee 2019: 5,46%; Politiche del 2022: 26,00%; Europee 2024: 28,76%. 

Tenere insieme una maggioranza con partner assai competitivi anche nei suoi confronti è certamente una delle ragioni del suo successo. Su questo la Meloni è stata assai abile, dimostrando un indubbio talento sia tattico che strategico. Unita alla capacità di confezionare uno storytelling convincente. Un fattore importante a suo vantaggio riguarda finora la capacità nelle sue scelte politiche di motivare ciò che propone il suo partito e il suo governo con slogan e parole d’ordine suggestive ma sempre ambigue, capaci cioè di soddisfare sia esigenze conservatrici più moderate sia retroscena di estrema destra. Ma questo gioco quanto può durare? 

E’ qui che nasce per lei il primo problema non indifferente. Se si qualifica come leader conservatrice, la quale si propone di aggregare un centro-destra che rifiuta il modello estremista e populista, come mai non cita tra i suoi modelli di riferimento i due più grandi e autorevoli conservatori europei del ‘900? Churchill e De Gaulle, intendo. La ragione è chiara: furono i più acerrimi nemici del fascismo, né mai furono tentati, come capitò a Stalin, di provare ad allearsi con Hitler. E ciò rivela la pericolosità delle radici di Giorgia, mai rinnegate totalmente, che mettono in allarme i leader europei. 

Al Parlamento europeo, in gennaio 2021, fu presentata una risoluzione che condannava senza mezzi termini l’assalto al Congresso degli USA di estremisti di destra incitati da Donald Trump. Fratelli d’Italia votò contro. La motivazione? Troppo moderata e limitata. “Noi siamo contro la violenza sempre” e non solo quando è di estrema destra. La condanna a parere del rappresentante di Fratelli d’Italia era insufficiente, in quanto non era prevista un’analoga condanna degli estremisti di Antifa (un collettivo antifascista internazionale) e del Black Lives Matter, che organizza manifestazioni contro omicidi di persone nere da parte della polizia. Che si fosse trattato di un assalto contro i simboli fondanti della democrazia liberale statunitense era evidentemente irrilevante. Organizzare manifestazioni di piazza e dare l’assalto al Parlamento è la stessa cosa, per questo esponente di Fratelli d’Italia? Non è che un esempio.

Questo gioco di ambiguità sta mostrando negli ultimi mesi le sue crepe. Giorgia Meloni nelle ultime settimane si è trovata più volte nel pantano e comincia a scivolare nel fango, come il personaggio descritto da Baudelaire, per cui la sua aureola rischia di oscillare e cadere. C’è stato un primo segnale con la sconfitta del Centro-Destra nei ballottaggi in sei capoluoghi di Regione l’8-9 giugno e di moltissime altre città di grande o media rilevanza. Appena le forze del Centro-Sinistra riescono a presentarsi unite, ecco che lo strapotere di Meloni, Salvini e Tajani sembra assai più fragile di quanto viene propagandato. Un segnale di allarme, per chi invoca sempre l’investitura popolare diretta, ma che non si vergogna di ventilare l’abolizione dei ballottaggi per impedire simili risultati negativi.

Un secondo segnale assai serio di possibile cedimento è stata l’inchiesta sui giovani di Fratelli d’Italia, per realizzare la quale una giornalista di Fanpage si è “infiltrata” tra i giovani: dai filmati emerge con grande chiarezza che, quando non si è sotto i riflettori, i giovani di Giorgia, che lei dipinge a tinte rosee (Abbiamo un movimento giovanile forte, sano, colorato, curioso e aperto), manifestino senza ritegni pensieri e sentimenti antisemiti e razzisti, oltre a nostalgie per il Ventennio fascista, e slogan addirittura nazisti. In questa circostanza la risposta della Meloni è stata al di fuori del ruolo ricoperto e di ogni rapporto istituzionale. Ha cercato di coinvolgere Mattarella, citando la Costituzione! Solo in seconda battuta ha inviato ai dirigenti del suo partito una lettera di netta presa di distanza. A cui non è seguito nulla, dopo un mese. I rappresentanti del movimento giovanile sono ancora al loro posto.

A ciò è seguita una nuova aggressione, questa volta da parte di affiliati a Casa Pound, a un giornalista de “La Stampa”, non certo adolescenti, ma ultraquarantenni. A proposito di questo, si è registrato un intervento della seconda carica dello Stato, il Presidente del Senato La Russa, con parole assolutamente improprie, per cui è dovuto intervenire in prima persona il Presidente Mattarella, che cita la Costituzione sulla libertà di stampa: "Va sempre rammentato che i giornalisti si trovano ad esercitare una funzione di carattere costituzionale che si collega all'articolo 21 della nostra Carta fondamentale, con un ruolo democratico decisivo. Si vanno infittendo, negli ultimi tempi, contestazioni, intimidazioni, quando non aggressioni, nei confronti di giornalisti, che si trovano a documentare fatti. Ma l'informazione è esattamente questo, come anche a Torino nei giorni scorsi: documentazione di ciò che avviene, senza obbligo di sconti". Molto netta invece la posizione dell’alleato Tajani, per il quale l’eventuale scioglimento di Casa Pound non rappresenterebbe un problema.

Terribili e tristissime le parole di una persona stimabile, di altissimo profilo morale, come Liliana Segre: "Io credo che queste derive, che sono venute fuori in questa ultima settimana in modo così eclatante, ci siano sempre state. Nascoste, non esibite, ma che in parte ci siano sempre state. E che con questo governo si approfitti di questo potere grande della destra … e non ci si vergogni più di nulla… Io ho seguito nelle varie trasmissioni questa seduta, chiamiamola così, inneggiante anche a 'Sieg Heil', quindi anche questi motti nazisti che purtroppo io ricordo in modo diretto e non per sentito dire... Ora alla mia età dovrò rivedere ancora questo? Dovrò essere cacciata dal mio Paese come sono stata già cacciata una volta?". 

Ma la maggiore situazione di pericolo per Giorgia Meloni è arrivata dall’Europa. Dopo il risultato delle elezioni europee – un indubbio successo per le forze di destra o conservatrici – sono arrivate le docce fredde delle elezioni in Gran Bretagna e del ballottaggio di quelle in Francia. Infine la rielezione di Ursula von der Leyen a Presidente della Commissione europea, col voto contrario di Fratelli d’Italia. Tutti i commentatori: sì, è stata rieletta, ma ora è più debole. Controlliamo i dati: 2019: eletta con 383 voti a favore, 327 contrari, 22 astensioni; 2024: voti favorevoli 401. E i contrari? 284. Una manifestazione di debolezza!?

Nelle ore in cui in rete compariva la notizia della rielezione, ho consultato RaiNew24, per capire come avevano votato i rappresentanti italiani. Si sa che Rai News 24 è un canale televisivo italiano di sole notizie prodotto dalla Rai, che riferisce quasi in tempo reale le novità, soprattutto politiche, nazionali e internazionali. Niente: non compariva nessun accenno. Poi, dopo circa un’ora, tra i sottotitoli compare che la von der Leyen era stata eletta con 401 voti. Ma come avevano votato i rappresentanti del nostro paese? Altra lunga pausa, poi finalmente compare la notizia che Fratelli d’Italia si è schierato con Salvini e l’estrema destra, Forza Italia con i Popolari europei, i socialisti e i verdi. Un’altra bella scivolata, signora Giorgia!

A cui si aggiunge, sono notizie di queste ore, la dichiarazione che la libertà di informazione in Italia è in situazioni critiche, secondo la Commissione europea, la quale chiede al governo Meloni di avviarsi verso la riforma sulla diffamazione, sulla tutela del segreto professione e sulle fonti giornalistiche, applicando in Italia le norme europee sulla protezione dei giornalisti. Risposta di Meloni quasi offensiva, se non ridicola: queste osservazioni critiche non sono della Commissione Europea ma dei giornali italiani di opposizione! Evidentemente si sono scordate presto le parole del Presidente Mattarella: "La legge Gonella che ha istituito l'Ordine dei giornalisti, ne dà una rappresentazione pregevole: 'È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica… ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti’".

Infine voglio citare lo “sgambetto” più insidio per la Giorgia nazionale. Tajani, una delle colonne del centro-destra, dichiara in TV che Forza Italia nei prossimi mesi intende crescere fino a raggiungere il 20% dei voti. In questo sostenuto dalle dichiarazioni di Pier Silvio Berlusconi, sempre più scalpitante, che raccomanda al leader del suo partito di abbandonare posizioni troppo conservatrici, riconquistando quella posizione “moderata” che è sempre stata della tradizione berlusconiana. E quel 10% di voti in più, dove recuperarli? Da quell’area moderata che ha fatto crescere così enormemente Fratelli d’Italia. Una strisciante dichiarazione di “guerra”. 

Parola di Cassandra! 

 

Carmine Lazzarini


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commenti


Michele de Crecchio

21 agosto 2024 22:17

Grazie, caro Carmine, del prezioso sintetico contributo che ci hai fornito!