La grande fuga da passioni, politica, progetti, ideali impoverisce il territorio
È tempo di pandemia, guerra, malessere diffuso. Anche di remissività. Di impotenza e incertezza. È l’epoca delle passioni tristi di Spinoza.
Un tempo c’erano le assemblee, le discussioni, il confronto. La dialettica. C’erano i referendum sul divorzio e l’aborto, milioni di italiani alle urne e i cittadini protagonisti. A Cremona c’era il referendum sull’inceneritore, migliaia di cremonesi ai seggi. C’era la partecipazione. C’era Giorgio Gaber.
C’era Recitarcantando, 10 edizioni, 380 spettacoli in piazze e cascine di 38 comuni della nostra provincia. C’erano i gruppi ecclesiali.
Oggi ci sono il disincanto, l’indifferenza, la stanchezza, l’abulia. C’è il proprio ombelico e il resto si fotta.
C’è prima l’economia e poi la politica. Ci sono i consigli di amministrazione delle partecipate, poi il bene comune.
Un tempo c’era il diritto alla salute. Oggi c’è ancora, ma insieme all’articolo 32 della Costituzione è conservato al museo delle utopie.
Un tempo si diceva il privato è pubblico. Oggi si sono invertiti i termini. Il pubblico è privato. E chi non salta traditore è.
Allora succede che il 2 maggio all’ospedale di Cremona, durante un’assemblea dei sindaci per discutere del futuro della sanità cremonese, alcuni consiglieri comunali vengono invitati ad uscire. Maria Grazia Bonfante, consigliere comunale di Vescovato, racconta: «Siamo rimasti presenti nonostante il presidente dell’assemblea, un sindaco, ci volesse cacciare perché a suo dire non avevamo diritto di stare». (vittorianozanolli.it, 3 maggio).
Cremona avrà un nuovo ospedale da 330 milioni di euro. Il contenuto è nebuloso, ma a caval donato non si guarda in bocca. Se è un purosangue e lo stanziamento è degno di Varenne, si chiudono anche gli occhi. Pure le orecchie e, se richiesto dal benefattore, non si fiata.
Trecentotrenta milioni di euro bastano e avanzano per strappare applausi e consensi. Con l’inflazione, l’aumento dei prezzi in atto, gli anni necessari per costruire l’opera e renderla operativa, il finanziamento basterà per le fondamenta e poco più.
Arriveranno altri quattrini e l’economia girerà come un’elica. La salute conta. Il denaro, un pelo in più. Probabilmente anche una spanna.
Un tempo le campagne elettorali si giocavano nelle piazze, con le armi dell’oratoria, dei contenuti molto definiti e tanta ideologia.
Oggi si combattono sui social. Sui cellulari. Sull’immagine.
Un tempo erano derby cittadini tra i candidati, coinvolgimento emotivo, comizi. Erano tanta anima.
Oggi sono tattica, gioco degli scacchi, parole con il bilancino. Spaccata di palle.
Un tempo si sgomitava per candidarsi a sindaco. E non era un martirio.
Oggi i no alla richiesta di scendere in campo sono numerosi e rari i santi disposti alla crocefissione. A Robecco d’Oglio, il 12 giugno, non si presenterà nessuno. Arriverà il commissario. Mala tempora currunt.
Ci sono le elezioni comunali a Crema e, per ora, la campagna elettorale è camomilla. Meglio, valeriana. È anche buone cose di pessimo gusto, omaggio involontario a Guido Gozzano. Flaccida, moscia, mousse anonima, la singolar tenzone elettorale cremasca non brilla di fantasia e originalità. Mancano i prodi cavalieri medioevali. Abbondano gli onesti travet di provincia.
Candidati e spin doctor sono più attenti a non sbagliare che a proporre. In televisione non bucherebbero il video. Neppure la carta velina.
Mai a gridare votatemi. Mai a urlare sarò il vostro guerriero. Marco Mengoni l’ha fatto e il suo guerriero ha collezionato oltre 114 milioni di visualizzazioni. Non caccole.
Pierangelo Bertoli potrebbe essere un buon esempio. «Affronterò la vita a muso duro. Un guerriero senza patria e senza spada. Con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro».
Senza coraggio non si va da nessuna parte. La moderazione è una specialità difficile, sottile e a doppio taglio. È arte sublime se si è Aldo Moro, insuperabile con le sue convergenze parallele. E’ rischio pericoloso se si è dei dilettanti o apprendisti stregoni e si scambia l’equilibrio con il colpo al cerchio e uno alla botte.
I candidati dovrebbero osare. Non è un consiglio, ma un parere disinteressato, conseguenza della politica di oggi che si regge sui leader e sul carisma.
Nel nostro territorio gli emuli di Zaccagnini, Berlinguer, Craxi scarseggiano. Si contano alcune controfigure e qualche riproduzione in scala ridotta, miniature dozzinali. Ci sono dei capitani di ventura e alcuni reduci della legione straniera. Non mancano i fenomeni. Quelli che pensano di essere Churchill e sono guardiani di pollaio. Che pretendono di spiegare agli altri ciò che loro stessi non hanno capito.
Vincere le elezioni ed essere bollati non per i migliori, ma per i meno peggio, non è il massimo della vita. Ma il coraggio non si può dare a chi non l’ha o teme di perdere.
A Cremona si sono svolte le elezioni dei comitati di quartiere, momento di democrazia e di partecipazione.
«È inutile nasconderlo – ha commentato l’assessore Luca Zanacchi - l'affluenza è stata scarsa». (Cremonasera, 10 maggio). E scarsa, pecca di abbondanza.
Epitaffio, pagina dell’antologia dello Spoon river locale, De profundis della partecipazione la dichiarazione è nota di merito per l’assessore, onesto ad ammettere la Caporetto.
Sempre il 12 giugno si votano i referendum sulla giustizia. Cinque i quesiti. Cinque oggetti misteriosi. Elencarli senza un’adeguata spiegazione del contenuto sarebbe fatica sprecata.
La Separazione delle funzioni dei magistrati merita però una citazione.
Il quesito conta 7515 battute spazi compresi, 6413 senza. Tre cartelle e mezza. Tempo di lettura quattro minuti circa. Per la comprensione ne servono dieci. Democrazia diretta? Partecipazione? No, presa per il culo.
Un tempo l’informazione era autorevole, credibile, puntuale, partigiana senza essere troppo faziosa. Faceva opinione e gli editori erano attenti ai contenuti, ma non invadenti. Era uno strumento di democrazia.
Oggi ci sono i gruppi social, le fake news, l’approssimazione. Ci sono i leoni da tastiera della Rete e della carta stampata. Ci sono i regolamenti dei conti. Propri e degli amici.
Gli editori si pensano Gesù Cristo, ma ai miracoli delle loro testate credono solo loro. I lettori se ne infischiano.
Un tempo c’erano le notizie di cronaca, con un discreto contorno di commenti, riflessioni, analisi. Oggi ci sono solo strilli e sensazionalismo. Soresina diventa piccola Zurigo (La provincia, 11 maggio) perché la partecipata comunale ha ceduto un ramo d’azienda a una società Svizzera. Da padrona a maggiordomo. Come Lgh con a2a. Non una notizia per un brindisi, ma per una lacrima. Soresina non piccola Zurigo, tuttalpiù colonia elvetica.
Oggi si confonde la Cremonese con Cremona. La squadra con la città. (Vittorianozanolli.it, 14 maggio). In serie A c’è andata la Cremonese. La città è in attesa di raggiungerla.
Si ritorna all’inizio: è l’epoca delle passioni tristi. Tristissime. A Cremona e provincia più che altrove.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti
Pasquino
15 maggio 2022 06:09
Cremonese la squadra in serie A ( un miracolo infatti sono andati tutti in chiesa a ringraziare ) e Cremona la città all'inferno per la salute per l'inesistenza per la boria e la prosopopea con dietro il nulla o al massimo la risatina ebete per la incapacità per la sudditanza e purtroppo poi sarà ancora peggio !
Giuseppe Zagheni
15 maggio 2022 13:42
L'articolo mi piace anche la giusta dose di nostalgia e di rammarico per le occasioni mancate. Inutie girarci attorno il berlusconismo ha fatto il danno più grosso ma gli altri non sono stati capaci di ripararlo personalusmo e slogan semplicstici hanno contribuito a dividere il paese. L'errore grosso è stato prendere un tizio che chiacchiera bene e fargli fare il sindaco o il PdC ,senza che abbia mai messo piede in Consiglio Comunale o Provinciale o Regionale,insomma manca la gavetta che ti fa capire come funziona la macchina e che ti fa appassionare alle cose che fai.
Jeppetto
15 maggio 2022 17:33
Condivido in particolare: «... L'errore grosso è stato prendere un tizio che chiacchiera bene e fargli fare il sindaco...»
ALZ
15 maggio 2022 14:44
Chiunque abbia vissuto i dibattiti politici del passato non può che condividere che Il disincanto, l'indifferenza e l'abulia siano anche la conseguenza della mancanza delle precedenti figure "pubbliche" carismatiche capaci di stimolare, con confronti ideologici dal vivo. Coinvolgevano e invogliavano all'impegno pubblico.
Inoltre tempo fa c'erano le scuole politiche dei partiti o di associazioni che formavano le persone ed erano un ulteriore stimolo all'impegno "politico/amministrativo"
Oggi si privilegiano "freddi" messaggi sui social ai confronti personali ed inoltre "teatrini" dei nostri politici locali non sembra possano invogliare a seguirli, anzi...invogliano a "girare al largo".