25 agosto 2025

La partenza sbagliata dell’inchiesta sull’edilizia a Milano. Quando gli errori dei Pubblici Ministeri rendono difficile affrontare un problema reale

L’esito dei ricorsi al Tribunale del Riesame con l’annullamento di tutti gli arresti per l’edilizia a Milano non mi stupisce. Sin dall’inizio era abbastanza evidente, era stato il primo commento un po’ di tutti gli operatori del diritto nel Palazzo di giustizia milanese, che in una indagine da settimane all’attenzione dei mass media era ben difficile prospettare insuperabili esigenze cautelari quali ad esempio la reiterazione dei reati contestati. Se fossero state richieste solo misure interdittive come la sospensione dai pubblici uffici o dalla professione e quindi il divieto di contrattare con la Pubblica amministrazione, non a caso proprio quel tipo di misure limitate e in pratica amministrative per cui già prima della riforma Nordio era previsto l’interrogatorio preventivo, questo corto circuito non vi sarebbe stato. Un corto circuito che comunque non ha giovato a chi si pone il problema reale della politica edilizia a Milano.

Bisogna riflettere anche sull’effetto paradossale delle recenti modifiche in materia di reati della Pubblica amministrazione. Una volta cancellato l'abuso di ufficio, per una eterogenesi dei fini che la politica non aveva previsto, il potenziale conflitto di interessi è stato spostato dai Pubblici Ministeri più in alto diventando il più grave reato di corruzione. Ma la trasformazione di una condotta da mancata denuncia di un conflitto di interessi a corruzione non è così semplice e così automatica e l’esito degli arresti disposti in questa prima fase delle indagini sembra confermarlo. Aveva ragione chi aveva sostenuto l’opportunità di non cancellare interamente il reato di abuso d’ufficio di cui all’art 323 c.p. ma di restringerlo e di ridefinirlo, per evitarne l’abuso nell’applicazione ad esempio nei confronti dei pubblici amministratori, ma mantenendo però, se provate, alcune situazioni tipiche e delimitate del conflitto di interessi. 

Inoltre, nonostante l’affermata volontà di contenere le gogne mediatiche, c’è chi ha scoperto dalla stampa di essere indagato prima ancora di poter fornire la sua versione e difendersi e soprattutto sui soliti grandi quotidiani che hanno rapporti privilegiati con gli inquirenti si sono letti frammenti di chat decontestualizzati che non significano nulla di concreto, sono in genere battute tipiche di questa modalità contemporanea di comunicazione. Proporle con grande risonanza ai lettori con la propria personale e anche suggestiva interpretazione, prive degli atti e dei documenti cui si riferiscono è fare, consapevolmente, pessima informazione.    

Esaurite queste considerazioni giuridiche, quanto al merito quello dell’urbanistica e dell’edilizia a Milano sono problemi reali di cui si accorge chiunque vi ci abiti.  Milano negli ultimi anni, in particolare dopo l’Expo, è una città in pieno sviluppo, innovativa, diventata attrattiva anche per i turisti ma non lo è per tutti. Chi abbia uno stipendio modesto o anche discreto fatica a poterci vivere. Penso, per restare alla mia esperienza, ad un dipendente del Tribunale, ma anche a un professore o un infermiere, che spesso viene dal sud e con il concorso ha avuto l’assegnazione a Milano. E non va meglio per i negozi a conduzione familiare e per le giovani coppie che non possono certo andare ad abitare al Bosco verticale dei nostri archistar. In altri paesi e città europee  il patrimonio edilizio pubblico accessibile anche ai cittadini comuni è molto più consistente e da questo dovremmo imparare.

Molto probabilmente in questo sviluppo immobiliare patinato e selettivo vi sono state forzature delle leggi e dei piani urbanistici per aumentare i profitti e l’amministrazione non è riuscita a controllare questo fenomeno e ha fatto finta di non accorgersene. E la situazione è scappata di mano. Vedremo gli sviluppi non solo giudiziari ma anche politici mentre si avvicinano le elezioni per il nuovo Consiglio comunale.

Ma l’indagine con quegli arresti a tutti i costi, inutili e anche un po’ teatrali si è fatta male da sola. La Procura di Milano dovrebbe rifletterci.

Guido Salvini


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