18 febbraio 2024

La tentazione più insidiosa? Cercare la felicità da soli!

È nei momenti di prova che l’uomo comprende realmente chi è, quali e quante capacità possiede per gestire le “crisi”, su quali forze interiori può contare e dall’altra parte quali limiti strutturali lo rendono debole e vulnerabile. La consapevolezza del proprio limite induce, poi, ad un salutare bagno di umiltà e spinge inevitabilmente ad affidarsi a qualcuno di più grande, di più sapiente, di più efficace. Per diventare grandi occorre scendere negli abissi tenebrosi del proprio io, danzare con le ombre oscure che si affastellano nel cuore, fare i conti con una libertà che non è mai autentica, ma spesso inquinata da condizionamenti, passioni, restrizioni interiori.

La tentazione è benefica perché costringe l’uomo a sondare la qualità di questa libertà che, lo sappiamo bene, è l’architrave che sostiene tutto il progetto di salvezza di Dio. Senza libertà non c’è dignità e responsabilità, soprattutto non ci può essere l’amore, l’energia che tutto muove e vivifica.

La Quaresima è essenzialmente il tempo nel quale siamo chiamati a ridestare l’amore per Dio, per gli altri, per noi stessi. La preghiera, l’elemosina, il digiuno sono mezzi – mai fini – che devono aiutarci a purificare, potenziare, accrescere la nostra capacità di amare.

L’evangelista Marco, sempre così scarno ed essenziale, ci dice che Gesù, dopo il battesimo ricevuto da Giovanni, è letteralmente scaraventato dallo Spirito nel deserto, quasi con imperio e violenza. Prima di iniziare il suo ministero pubblico egli deve fare i conti con sé stesso, con il male che tenta sempre di soffocare o minimizzare il bene, con Satana che, pur essendo vinto, cerca in ogni modo di impedire all’Amore di realizzarsi in tutta la sua pienezza.

Gesù si lascia tentare per ricordarci che se vogliamo seguire seriamente il Vangelo dobbiamo deciderci a combattere sia il “lato oscuro di noi stessi” sia il principe delle tenebre: entrambi cercano, con ogni mezzo, di irretirci con il successo, il potere, il godimento materiale. Vogliono farci credere che la radice di ogni gioia sta nel guadagnare il mondo!

Alla base di ogni tentazione diabolica c’è, dunque, il tentativo di raggiungere la felicità “in solitaria”, non con ma usando Dio e gli altri. La strategia di Satana è semplice: egli mi spinge a considerarmi la persona più importante dell’universo, alla quale va sacrificata ogni cosa: al di sopra di tutto c’è la mia realizzazione personale! Gli altri, di conseguenza, risultano solo dei meri strumenti da utilizzare solo per conseguire questo obiettivo e quando non serviranno più potranno essere scaricati senza tanti scrupoli o rimorsi.

Le tentazioni, dunque, vanno affrontato, non da soli, ma con la grazia di Dio e con le armi che egli ci offre: la preghiera che è abbandono fiducioso alla sua forza, la carità che è dimenticanza di sé stessi, il digiuno che è affrancamento dalla dittatura dalle passioni insane.

Purtroppo, però, per molti, questo discorso, risulta incomprensibile! Sapete perché? Perché sono talmente appiattiti alla logica del mondo da non percepire più nessuna tentazione, così lontani e superficiali da non avvertire nessuna contraddizione tra il proprio modo di vivere e l’ideale evangelico. Alla base c’è una coscienza anestetizzata o peggio ancora addomestica dal mondo: il male è talmente radicato nel cuore da non essere più considerato come tale e quindi non c’è più tentazione ma totale consenso! Soccombe lo spirito critico che nasce da un ideale profondo: l’amore che insegna Cristo! Tutto ciò è dovuto al fatto che Dio è ridotto ad un’idea astratta, ad un mito, ad un orizzonte confuso e non è, invece, una persona concreta che si fa prossimo per instaurare un dialogo e per insegnare la vera arte del vivere.

Combatte le tentazioni chi ha ben chiaro la meta che deve raggiungere e la pericolosità di quelle bestie feroci che cercano di terrorizzare e di impedire l’esodo nel deserto, dalla schiavitù del peccato alla libertà dei figli di Dio. Satana teme le persone intraprendenti, coraggiose, inquiete, lucide e lascia tranquilli gli abitudinari, i pigri, gli indolenti, i paurosi…

La tentazione, dunque, è parte integrante del cammino di chi vuole raggiungere la statura alta dell’amore, di chi non si accontenta di una vita mediocre e meschina, ma desidera essere un cantiere permanente!

Con la preghiera del Padre nostro non chiediamo a Dio di evitarci le tentazioni, ma di non abbandonarci quando esse appaiono troppo forti per essere affrontate da soli.

Claudio Rasoli


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