5 agosto 2024

Le forzature del caso Toti: ripetizione impossibile e dimissioni

Non sono particolarmente scandalizzato dalla richiesta di giudizio nei confronti di Giovanni Toti. Alcuni suoi comportamenti sembrano al limite tra decisioni politico- amministrative e attività molto disinvolte che non mi convincono. Comunque sospendo il giudizio e sarà il Tribunale a valutare le ragioni dei Pubblici Ministeri e della difesa. 

Quella che resta difficilmente comprensibile è la motivazione degli iniziali rigetti, del PM e poi del GIP, delle richieste di revoca degli arresti domiciliari. Essenzialmente, secondo i magistrati, Toti era ancora presidente della Liguria e vi sarebbe stato quindi rischio, è scritto con insistenza nei provvedimenti, di ripetizione dei reati. Cioè secondo i giudici Toti era ancora “pericoloso  “.

Ma in una motivazione di questo genere qualcosa, forse molto, non funziona. Qualcuno può seriamente pensare che dopo mesi di diluvio mediatico e dopo l’arresto suo e degli imprenditori a lui vicini Toti, anche se avesse voluto, avrebbe potuto ripetere i comportamenti che gli sono contestati?  

In realtà la permanenza degli arresti domiciliari serviva a chiedere il giudizio immediato in quanto l’esistenza di una misura coercitiva, una circostanza che ai non tecnici sfugge, né è la condizione. Quindi sono stati ottenuti due risultati aggiuntivi. In primo luogo dimissioni da Presidente della regione, una scelta che però non dovrebbe essere imposta dai magistrati, come di fatto è avvenuto, ma  semmai doveva essere una decisione conseguente ad un dibattito politico. In secondo luogo il giudizio immediato. Ma con una motivazione fasulla, tanto è vero che la misura subito dopo le dimissioni e il decreto di giudizio immediato è stata immediatamente, la ripetizione del termine ha qui un senso preciso, revocata. 

Una motivazione  quindi fasulla che aveva due obiettivi entrambi raggiunti. Possibile che nessuno l’abbia notato ?  

Certo si può anche sostenere, molti di sicuro lo pensano senza scriverlo, che Toti, colpevole o innocente che sia, se lo è meritato. Ma in prospettiva forzature di questo genere da parte dei magistrati non contribuiscono certo a superare quella più che trentennale guerra tra giustizia e politica che non fa bene all’intero paese

 

Guido Salvini, ex magistrato


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