Lo spirito è il dito con il quale Dio scrive parole d'amore nel cuore dell'uomo!
Quando una persona si lascia conquistare dall’amore di Dio la sua vita è sconvolta, non è più quella di prima. Perché quell’amore la costringe a cambiare nel profondo di sé stessa! L’amore di Dio è un dardo infuocato che trafigge il cuore infondendogli una dolcezza infinita, ma nello stesso tempo provocando un dolore di purificazione. Chi è stato a Roma sicuramente si è soffermato ammirato di fronte all’estasi di Santa Teresa, nella Cappella Cornero di Santa Maria della Vittoria. Quel genio di Gian Lorenzo Bernini, in quella nuvola di marmi e di stucchi, è riuscito mirabilmente ad imprimere nella materia questo groviglio di soavità e di sofferenza, soprattutto nel volto della mistica di Avila, che sembrano gemere e gioire allo stesso tempo.
Dio è così: quando avvolge con la sua presenza, quando seduce con la sua bellezza induce una pace e una serenità interiore, ma allo stesso tempo trasmette una strana inquietudine: “Sarò all’altezza del suo amore? Saprò corrispondere a tanta grazia che egli mi dona?”.
Nei grandi santi, soprattutto quelli convertiti in età adulta dopo una vita reietta e scellerata, convivono questi opposti sentimenti: toccati da così sublime benevolenza cercano in tutti i modi di incarnare il Vangelo nella loro esistenza e soffrono nel contemplare i loro peccati, le loro fragilità, la loro incapacità nel rispondere a così tanto amore! È lo stupore di chi mai si aspetta di essere così caro, così prezioso agli occhi dell’Altro! Che Dio, il Creatore del Cielo e della Terra, il Signore degli eserciti, il tre volte Santo onorato da schiere di cherubini e serafini, possa pensare a me, desideri abbracciarmi e amarmi, è veramente qualcosa di straordinario.
Mi domando se qualche volta ci pensiamo a questa Bella Notizia!
Di fronte a tanto amore il cristiano non può far altro che soccombere! Non è qualcosa che si percepisce con la ragione, che si raggiunge con l’intelletto, ma è un traguardo che può solo essere attraversato dal cuore. Il miglior augurio che possiamo farci è proprio questo: percepire sulla nostra pelle questo amore, proprio come accadde a Santa Teresa d’Avila. Proprio come canta il grande poeta servita David Maria Turoldo il quale, però, si rende conto che questo amore trasforma profondamente il cuore, la vita delle persone: “Dolce rovina, Cristo, che rovini in me tutto ciò che non è amore. Impossibile amarti senza pagarne il prezzo in moneta di vita. Impossibile amarti e non cambiare vita e non gettare dalle braccia il vuoto”.
È un amore pericoloso perché mette in discussione la persona, il suo modo di pensare, di agire, di relazionarsi con gli altri. È un amore che porta inevitabilmente a palpitare come palpita Dio e, per certi versi, tutto questo è lacerante perché costringe ad un ripensamento, ad una conversione radicale.
Anche il giovane ricco, contemplando il volto di Cristo, ha fatto questa esperienza di amore, ma ne ha avuto paura e se ne andò triste perché se si fosse lasciato coinvolgere avrebbe perso tutte quelle certezze su cui aveva fondato la sua vita. L’amore ha in sé anche una sana dose di incoscienza: “Mi lascio condurre da Dio e non so dove mi porterà, quali strade mi farà percorrere, quali prove dovrò sopportare, ma sono convinto che la meta sarà la felicità vera e la realizzazione piena di me stesso!”.
Ecco perché Gesù, nel Vangelo di oggi, dice “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”. Ad una lettura superficiale può sembrare quasi un ricatto da parte sua, ma in realtà egli non fa altro che dire che il suo amore, se accolto sul serio, è sempre trasformante, conduce sempre ad un rinnovamento interiore ed esteriore. I comandamenti di cui parla non sono certe quelle norme e precetti minuziosi e precisi dell’Antico Testamento, quel grande carrozzone che rallenta e non favorisce la vita spirituale. No, i comandamenti di Gesù sono pochi e chiari, anche se radicali e impegnativi: amare Dio sopra ogni cosa e amare il prossimo come se stessi. In pratica Gesù dice: “Se mi amate non potete fare altro che amare a vostra volta!”.
Gesù, poi, introduce il grande protagonista di questo ultimo scorcio di tempo pasquale: lo Spirito Santo. Domenica prossima celebreremo l’Ascensione e l’altra ancora la grande solennità della Pentecoste, la terza festa più importante dell’anno liturgico.
Gesù definisce lo Spirito Santo, l’altro Paraclito, ovvero l’altro avvocato difensore. L’altro, perché il primo è Lui!
Ma da cosa ci difende lo Spirito Santo? Da una fede debole che si nutre più di opinioni o di vaghe credenze che di verità. Da una visione del mondo solo materiale e che esclude lo spirituale o lo relega ai margini. Dalla tentazione di pensare che tutte le religioni siano uguali, dimenticando l’originalità cristiana. Dalla ricerca continua di sé stessi, della propria autorealizzazione, dal proprio “io” che fagocita tutto e tutti. Dal pensiero che tutto si esaurisca in questa vita e non ci sia, invece, qualcosa di più grande e definitivo.
Lo Spirito Santo, l’amore del Padre verso il Figlio e del Figlio verso il Padre, è una energia viva che Dio pone nel nostro cuore per legarci perennemente e stabilmente con Lui. Lo Spirito ci permette di percepire Dio contemporaneo alla nostra esistenza, totalmente partecipe della nostra vita. Se possiamo pregare è perché lo Spirito che ce lo permette, se possiamo leggere la Scrittura e percepire la sua forza trasformante è grazie allo Spirito, se quel pezzo di pane e quelle gocce di vino si trasformano nel corpo e nel sangue di Cristo è per opera dello Spirito Santo.
Lo Spirito è il dito con il quale Dio scrive parole d’amore nel cuore dell’uomo!
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti