Ma un ospedale di 50 anni è da buttare? Perché non si è mai fatta manutenzione?
Molte sono state le giustificazioni addotte per motivare la dismissione dell’ospedale di Cremona e per la costruzione di un nuovo edificio che dovrebbe sostituirlo: il condizionale è d’obbligo, dal momento che non basta una dichiarazione d’intenti per comprendere quale sarà la funzione reale dell’edificio, tutt’ora avvolta nelle nebbie.
Visto poi che è stato costituito un tavolo di lavoro composto da funzionari regionali, comunali e provinciali alla presenza del Sindaco di Cremona, del Presidente della Provincia omonima, dei vertici dell’ATS, vale forse la pena di entrare nel dettaglio dell’opera per tentare di comprendere i motivi di questa progettazione: in fondo siamo tutti d’accordo che le radici del presente risiedono nel passato.
Non è vero che un ospedale di cinquant’anni è da buttare, visto che, ad esempio, quello di Brescia di anni ne ha più di settanta e funziona benissimo, quello di Pavia ne ha cinquecentosettantatre e si difende alla grande, quello di Mantova ne ha novantacinque e ci sta facendo le scarpe. Se poi allarghiamo i nostri modesti orizzonti, potremmo anche accorgerci che il Torrazzo compie settecentotredici anni e, anche grazie alle periodiche manutenzioni, è ancora il simbolo della città. Un dettaglio non trascurabile, la manutenzione.
Dal momento che sono gli uomini a fare la storia, dovremmo renderci conto che la storia del nostro ospedale è anche la storia di dirigenti che, distratti da altri e forse meno nobili intenti, di manutenzione ne hanno fatta davvero pochina. Al punto che, se l’ospedale odierno è davvero in condizioni disperate, allora Regione Lombardia dovrebbe fornire l’elenco dei direttori generali che l’hanno lasciato andare alla malora. Così, tanto per sapere chi sono i responsabili della situazione attuale e per ricordarli nelle nostre preghiere. Un quarto di secolo fa il compianto ingegner Romano Sora scriveva che ‘L’ospedale non è mai da intendere come un intervento completo, compiuto e chiuso ma piuttosto un organismo sempre vivo e che necessita, finanziamenti purtroppo permettendo, di continue ‘cure’ per salvaguardarne la ‘salute’ e la valida funzionalità’.
Fateci capire: non c’erano e non ci sono i finanziamenti per la manutenzione del ‘vecchio’ ospedale e invece ci sono quelli per la demolizione del vecchio e la costruzione del nuovo? Seguendo questa logica, ci si attende che i soggetti ai vertici di Regione Lombardia siano abituati ad affidare alla Santa Provvidenza i tetti, i muri, gli impianti, i serramenti di casa loro e poi, vista che non è mai stata fatta alcuna manutenzione, demoliscano la magione dei loro genitori per costruirne un’altra più grande e più bella di pria.
Forse non è chiaro il pensiero espresso da Giustiniano millecinquecento anni orsono, relativo alla ‘diligenza del padre di famiglia diligente’, concetto richiamato con una certa frequenza anche dal Codice civile. Forse, ma si tratta di semantica, si è mal interpretato il termine ‘diligenza’, che nel leggendario Far West costituiva l’oggetto di assalti da parte di nativi americani e predoni di altra origine. (1-continua)
vittorianozanolli.it
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commenti
michele de crecchio
12 aprile 2022 22:55
Parole sante e largamente condivisibili che in moltissimi anticipammo sin da quando l'ipotesi del "nuovo ospedalino" fu sorprendentemente "lanciata" in pasto alla poco riflessiva politica cremonese, Aggiungerei che, in realtà, salvo quanto riguarda taluni ben noti e limitati settori, non risponde al vero che nel nostro Ospedale non siano state fatte, a suo tempo, e anche recentemente, molte delle necessarie manutenzioni. Il costi effettivi dell'adeguamento antisismico e di miglioramento dell'adeguamento termo-acustico sono stati sino ad ora valutati solo sommariamente e sicuramente sovradimensionati. Piuttosto che a semplicistiche operazioni radicali di demolizione.ricostruzione, si dovrebbe pensare ad un razionale e progressivo completamento degli aggiornamenti già da decenni avviati.