Mafia, non Stato
Il processo Stato-mafia si è disintegrato, anche se con 20 anni di ritardo e con incalcolabili danni pubblici e personali. Se qualcosa vi è stato, si tratta di minacce da parte dei boss della mafia contro lo Stato e non collusioni da parte dello Stato e questo è stato pienamente riconosciuto dalla sentenza della Cassazione che è andato anche oltre la sentenza di appello. E’ un sollievo e una buona notizia e deve essere considerata tale, anche se a malincuore, anche dai fan della trattativa. Cercare di far entrare a forza queste vicende nel Codice penale era non solo un’operazione giuridicamente spericolata ma, ora ci dice la Cassazione, anche costruita in una prospettiva completamente strabica. Volendo lo strumento sin dall’inizio più adeguato per ampliare l’orizzonte di conoscenza storico-politica poteva essere eventualmente una Commissione Parlamentare di Inchiesta seria sugli eventi in Sicilia di quegli anni. Chiunque sapesse un po’ di diritto sapeva che invece il processo galleggiava sul nulla, sostenuto soprattutto dai mass media, e che prima o poi sarebbe affondato. Un vero Titanic per alcuni Pubblici Ministeri.
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