Magi, un itinerario per diventare credenti
Uno dei brani evangelici che più mi affascina è senza dubbio il racconto dei Magi, tratto dal Vangelo di Matteo, che si proclama nella festa dell’Epifania del Signore, giorno in cui Cristo si manifesta al mondo intero come Salvatore dell’uomo.
Nessuno sa chi siano questi misteriosi “scrutatori delle stelle”: non era tre anche se portavano in dono oro, incenso e mirra e non era dei re, probabilmente degli astronomi, uomini sapienti affascinati dal firmamento stellato.
Li immagino immersi nei loro studi tra pile di pergamene e decide di strumenti per osservare pianeti e astri: li muove il desiderio di conoscere le leggi del Creato, ma anche quella profonda inquietudine che nasce quando ci si accorge di essere un puntino insignificante dentro un universo immenso e oscuro: “Perché io dinnanzi a tanta grandezza? Qual è il mio compito in mezzo a tanta bellezza?”. Guardando il Cielo essi non fanno altro che sondare il proprio cuore, i desideri e le domande che animano la loro esistenza. Sono uomini che cercano sé stessi, il senso ultimo della vita, il perché della gioia e della sofferenza, la profondità dell’amore, l’unica energia capace di mantenere in movimento l’universo.
Non sono come la maggior parte degli altri uomini a quali basta soddisfare i bisogni primari – mangiare, dormire, divertirsi - per sentirsi vivi! Ed ecco allora che hanno il coraggio di immergersi nell’infinito Cielo per trovare delle risposte, di rimanere incantati di fronte ai quei punti luminosi, piccoli fori che fanno filtrare la luce da un’altra dimensione. Li spinge il desiderio di un oltre, di una pienezza, di una autenticità che la quotidianità non offre loro!
Ed ecco una stella particolare che si muove e li fa muovere verso una meta sconosciuta. Un astro che annuncia una novità, una Presenza capace di rivoluzionare la storia, ma che soprattutto spalanca un orizzonte nuovo dentro all’anima!
Non basta solo il coraggio di alzare gli occhi al Cielo, di “perdere” tempo a contemplare gli astri luminosi, occorre quella lucida “follia” che fa mettere da parte, una volta per tutte, ciò che avvelena il cuore, che lo intristisce! I magi, mettendosi in cammino, lasciando la propria casa e le proprie faccende rompono quel solito tran-tran che impoltrisce l’anima e tarpa le ali ad ogni desiderio alto! Mettersi in cammino significa mettersi in discussione, cercare sé stessi, sconfiggere quella tiepidezza che impedisce di “pensare in grande”.
Singolare è che la stella non li porti direttamente a Betlemme, ma a Gerusalemme, nel palazzo di Erode. Per incontrare Cristo non basta solo il desiderio di Cielo, per scoprire il suo volto non basta solo la ragione e lo sforzo umano. Il Dio cristiano non lo si afferra, ma lo si accoglie, non lo si conquista, ma lo si riceve in dono. La fede cristiana è ragionevole – papa Benedetto XVI su questo ci ha insegnato molto -, ma non è del tutto afferrabile dalla ragione: c’è un mistero che può essere solo rivelato e che proprio per questo rende Dio “tremendo e affascinante” allo stesso modo.
La stella li porta nel luogo più tetro e orribile di Israele, eppure proprio in quella dimora perversa risiedono gli studiosi della Bibbia che indicano loro il luogo esatto della nascita di quel bambino che racchiude in sé il segreto della felicità. Matteo è come se ci dicesse che non c’è posto al mondo, anche il più terribile e maledetto, dove la Parola non possa illuminare i cuori e le menti: non c’è nulla che sia escluso dall’amore di Dio.
Dunque il desiderio ha mosso i Magi, ma la Scrittura ha rivelato loro il luogo: senza la Parola il Cielo ispira, smuove, inquieta, ma non risponde con chiarezza!
La stella riappare subito dopo, quasi per suggellare quello che la Scrittura ha rivelato ai Magi. Desiderio, ragione, volontà, la grazia della rivelazione: sono questi gli “ingredienti” necessari per proclamare la propria fede nel Signore Gesù.
Da Cristo però non si va a mani vuote, o meglio, l’incontro con Lui conduce sempre l’uomo a riconoscere che per gustare fino in fondo la sua Presenza occorre abbandonare qualcosa e consegnarsi totalmente. Quell’oro, incenso e mirra – simboli profetici che indicano l’identità del divino infante – oggi potrebbero essere le nostre certezze, le nostre garanzie, le nostre difese, i nostri progetti… insomma la nostra vita, fatta di gioie e sofferenze, fallimenti e traguardi. A Cristo va consegnata la nostra umanità perché la purifichi da ogni ipocrisia, scorciatoia, doppiezza, compromesso, da quei meschini e bassi desideri che lentamente soffocano e inaridiscono il cuore.
I Magi tornano a casa per un’altra strada! Non potrebbe essere altrimenti. Non tanto per evitare Erode e le sue domande, ma perché quando davvero incontri Gesù non puoi vivere come hai vissuto prima! Quello che prima sembrava importante e necessario dopo Cristo appare vacuo, insignificante. San Paolo in maniera più incisiva direbbe “Tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo” (Fil 3, 8).
L’altra strada è tracciata da un amore che sommerge ogni altra passione, ogni altro desiderio, ogni altro guadagno!
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