Morti per Covid e indagini sulle Rsa lombarde. Molto rumore per nulla
Non mi ha per nulla sorpreso la decisione della Procura di Milano di chiedere al Gip di archiviare l'inchiesta avviata nell'aprile 2020 a carico del Pio Albergo Trivulzio (la “Baggina” per i milanesi) per le morti da Covid. Decisione inevitabile dopo che gli stessi periti nominati dal tribunale nei mesi scorsi avevano dimostrato scientificamente il fatto che al Pio Albergo Trivulzio non era successo nulla di più o di diverso da quanto accaduto in tutte le case di riposo italiane ed europee, e dopo che la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità aveva precisato che in tutta Europa il 50% delle persone anziane decedute era residente nelle strutture assistenziali.
Alle stesse conclusioni era arrivata la Commissione d'inchiesta voluta dalla Regione Lombardia e dal Comune di Milano (composta fra gli altri dall'ex magistrato Gherardo Colombo e da Giovanni Canzio, già primo presidente della Corte di Cassazione) secondo la quale «la gestione dell’emergenza è stata conforme ai protocolli e alle raccomandazioni dell’Oms e dell’Istituto superiore di sanità» anche se ci sono state certamente criticità nella gestione dei contagi, basti pensare alla scarsità dei dispositivi di protezione individuale e ai criteri di contenimento della infezione che saranno implementati man mano che la situazione si aggravava.
Non di meno possiamo dimenticare l'impatto mediatico dell'inchiesta della Procura di Milano, la gogna cui sono stati sottoposti gli indagati del Trivulzio, basti pensare ai titoloni utilizzati da alcuni dei più importanti quotidiani italiani: “La strage nascosta del Trivulzio”, “L’epidemia insabbiata”, “Poveri morti nascosti”, “Occultamento di dignità”.
L'indagine milanese sulle morti Covid nelle Rsa non è stata però l'unica. Con una terribile emergenza ancora in corso, con migliaia di medici, infermieri, dirigenti sanitari sotto stress e centinaia di cadaveri ancora da incenerire, in tutta la Lombardia le procure della Repubblica in sincrono convocavano conferenze stampa per annunciare l'avvio di indagini sulle case di riposo “per rispondere alla domanda di giustizia”.
Abbiamo ancora memoria delle conferenze stampa convocate il 16 aprile e il 9 maggio 2020 dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Cremona e le sue affermazioni: “La gente, i familiari hanno diritto di sapere perché ci sono stati tutti questi decessi nelle case di riposo”, “Bisogna capire chi ha portato il lupo nel pollaio”, “Bisogna ricostruire quanto è accaduto nelle Rsa, perché è evidente che ci sono state situazioni nelle quali le persone non sono state curate”. Programma assai vasto e ambizioso che lo stesso procuratore ha ammesso “occuperà la giustizia per molto tempo”. Le indagini sono evidentemente complesse, per questo fin da subito la Procura di Cremona ha deciso di avvalersi di un pool di magistrati “specialisti in colpe mediche e reati economici-finanziari”.
Ciò nonostante, dopo un anno e mezzo è lecito chiedere al Procuratore Roberto Pellicano a che punto è l'indagine sulle Rsa cremonesi?
Consigliere generale del Partito Radicale
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